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(ASI) Il cambio a palazzo Chigi tra Enrico Letta e Matteo Renzi,  non potrà essere una staffetta, come qualcuno ha detto e scritto, e come ha spiegato lo stesso sindaco di Firenze ieri al Nazareno; dovrà essere, si spera, una rivoluzione. Perché il Paese ha bisogno di una rivoluzione non di continuare a tirare a campare come è accaduto finora. Che Enrico Letta fosse “inidoneo” lo si temeva, ma nessuno, forse, immaginava che lo fosse a livelli così bassi, da non concludere, in tanti mesi di cosiddetto governo, praticamente nulla, peraltro tra tante figuracce che hanno fatto ridere mezzo mondo. E poiché non ha saputo far tesoro nemmeno delle prescrizioni che ogni giorno gli faceva Matteo Renzi, è giusto che abbia dato le dimissioni. Ed ora cosa accadrà ? E’ la domanda - ovvia e scontata - che in queste ore ci facciamo un po’ tutti. Premetto che non sono per nulla d’accordo con i tanti che hanno interpretato la mossa di Renzi solo come un semplice gesto di ambizione smisurata e di presunzione, aggiungendo poi che non potrà cambiare niente per la semplice ragione che i parlamentari saranno gli stessi e che la maggioranza (più o meno) sarà la stessa.

Certamente potrebbe essere anche così, abbiamo avuto così tante delusioni da politici che sembravano eccezionali che questa ipotesi non può essere scartata a priori, ma Matteo Renzi mi ha dato l’impressione di  aver capito la gravità della crisi (nonostante alcuni microscopici dati positivi ) di cosa serve, subito, al Paese. E nell’avverbio, subito, poggia  la decisione di rompere gli indugi e puntare, senza elezioni, con un “passaggio opaco”, come scrive il Corriere, a Palazzo Chigi. Il Paese non è in condizione di aspettare i tentennamenti, le indecisioni, i rinvii di Enrico Letta e della sua armata Brancaleone (pessimi: Zanonato, De Girolamo, Saccomanni, Cancellieri, Kiege ).

Quale potrebbe dunque essere la prima mossa? Abbassare, immediatamente, la pressione fiscale. Dare prima possibile o con l’abbassamento di qualche aliquota Irpef o con una specie di una tantum (da studiare con il ministero del Tesoro) a tutti i cittadini con un reddito dichiarato fino a 2.000 euro mensili netti, 400/500 euro in più al mese. Significherebbe dare un segnale incoraggiante e concreto a tutti, non solo per risollevare il morale (l’ultimo suicidio di un imprenditore è successo ieri a Padova), sarebbero risorse per far crescere i consumi, E senza la crescita dei consumi non si capisce come, questi economisti da sagre paesane, pensano di poter creare nuovi  posti di lavoro. Quando si sarà agevolata l’assunzione di un  giovane in un’azienda qualsiasi, cosa potrà fare questo giovane se la produzione non cresce e le vendite diminuiscono? Non credo che bisogna essere economisti di grosso livello, qualsiasi contadino (scarpe grosse e cervello fino) è in grado di capire come bisogna muoversi. Gli unici che non l’hanno capito sono i politici, in primis Mario Monti ed  Enrico Letta, che invece di diminuire la pressione fiscale, insopportabile (vedi fuga della Fiat e chiusure di tantissime aziende) l’hanno aumentata: una follia, alla quale Matteo Renzi è chiamato a porre rimedio immediatamente, prima della legge elettorale e di altre riforme più o meno importanti. A questo punto, intuisco la domanda: va bene, ma i soldi dove si prendono? Dappertutto: cominciando dagli sprechi vergognosi ed intollerabili. In attesa che dal commissario alla spending review, Carlo Carlo Cottorelli arrivi qualche indicazione, Renzi chiami a Palazzo Chigi, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, due giornalisti del Corriere della Sera, che sugli sprechi hanno scritto libri ed un’infinità di articoli e si faccia indicare dove sono le più generose mangiatoie statali. E troverà un pozzo senza fondo, risparmi enormi da utilizzare per ridurre i tributi. Anche perché così ci sarebbe - sembra un paradosso - un miglioramento dei conti pubblici, perché l’aumento dei consumi porta ad un aumento dell’introito Iva ed altre imposte e, non è affatto un dettaglio, una drastica diminuzione delle somme ingenti necessarie per finanziare milioni di ore di cassa integrazione. Tutto questo significa più di un cambio di marcia, una vera e propria rivoluzione, è quello che il Paese si aspetta da Matteo Renzi. Sennò non abbiamo speranze di salvare il Titanic- Italia che sta affondando.

Fortunato Vinci -Agenzia Stampa Italia

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