“…No all'inglese come lingua esclusiva all'università. Questa scelta «incide in modo esorbitante sulla libertà di insegnamento e sul diritto allo studio». Lo slancio in avanti del Politecnico di Milano, che l'anno scorso aveva annunciato «solo lezioni in inglese dal 2014», è stato fermato dai giudici del Tar che hanno accolto ieri il ricorso presentato da un centinaio di professori dell'ateneo. Difeso il primato della lingua italiana sancito dalla Costituzione, anche per l'insegnamento nelle nostre università….”
La piaggeria ed il conformismo di professori ( per fortuna una minoranza ) che per acquisire “meriti” presso il mondo accademico ed industriale di oltre oceano non avevano esitato a mettere in cantina la lingua dei loro padri è inaccettabile e dovrebbe costituire elemento sufficiente per rimuovere d’autorità tali elementi dalle posizioni direttive che occupano per salvaguardare il diritto dei giovani a non essere sottomessi agli stranieri quasi fossero abitanti di una colonia e cittadini di serie C ..!!
Fortunatamente numerosi docenti del politecnico, un centinaio, non sono stati d’accordo con il magnifico rettore e si sono messi in gioco rischiando la sua l’inimicizia e magari qualche intralcio alla carriera ed hanno anteposto le loro convinzioni sulla necessità della difesa della lingua italiana al loro interesse personale.
Non vogliamo parlare di eroismo, sarebbe eccessivo, ma senza dubbio è questo un segnale estremamente positivo in un mondo che quasi sempre antepone denaro e carriera ai valori etici..!
Da sempre noi siamo schierati per la difesa della lingua italiana dall’imbarbarimento degli inglesismi che costituiscono non solo una manifestazione di servilismo culturale, ma sono altresì un vero pericolo mortale per la nostra lingua madre.
Difatti, quando per lungo tempo una lingua non crea più quei neologismi che sono l’adattamento dell’espressività al progresso ed ai cambiamenti che intervengono nella società, essa finisce per risultare inadeguata ed insufficiente a comunicare e, come conseguenza naturale diventa obsoleta e si incammina verso la sua morte culturale!
In proposito esiste un libretto, conosciuto purtroppo da pochi intitolato “ l’antibarbaro, vocabolario dell’italianità “ che tenta di chiarire questi problemi e di analizzarne le cause.
La lingua di un popolo non è il semplice strumento per comunicare, ma è la chiave di lettura della sua stessa identità perché racchiude l’origine delle proprie tradizioni, della propria storia, della propria cultura e quindi della propria specificità.
Nei secoli passati, in tutta la storia, il primo atto dei popoli dominatori per sottomettere quelli conquistati è sempre stato l’imposizione della lingua dei conquistatori perché, persa la propria identità si diventa schiavi.
Oggi sta accadendo la stessa cosa con l’aggravante che l’aiuto a compiere quest’azione oscena e criminale viene purtroppo da una parte degli stessi italiani che invece di esprimere l’orgoglio di esserlo si prostrano in un servilismo culturale che li degrada e li rende indegni della propria storia nazionale.
Gli stessi governi, retti da politici “Pulcinella” non solo non hanno fatto mai nulla per la salva guardia della lingua italiana, ma hanno largamente contribuito al suo imbarbarimento inserendo inglesismi inopportuni addirittura nelle istituzioni e nelle leggi ( Spendig rewue, Ministero del Welfare, family day, election day, governance, autority, austerity, anti trust, devolution, bipartisan, default, spread, ecc. ecc. ecc.!)
Ed i giornalisti poi, che dovrebbero essere l’esempio ancora peggio e basta aprire un qualsiasi giornale, specialmente se economico, che si troveranno inglesismi a iosa.. ed addirittura la RAI, che nel regolamento del premio Italia da lei costituito IMPONE come lingua ufficiale l’inglese quando al festival di Cannes si parla Francese ed a quello di Berlino tedesco..
Potremmo continuare, ma ci sembra di avere dimostrato a sufficienza quanto sia diffuso il senso di servilismo, di piaggeria, di poca fantasia e di imbecillità che sta portando al suicidio della lingua italiana.
E’ ora di cambiare, di reagire, di invertire la rotta di IMPORRE al mondo culturale ed a quello politico di restituire alla lingua italiana quella dignità e quel fasto che secoli di stori e di magistero culturale nel mondo le hanno fatto meritare.
Siamo fiduciosi che il fatto del politecnico di Milano sia il sintomo di questa rivolta e speriamo che ad esso faccia seguito un risveglio della coscienza e dell’orgoglio per la nostra storia e la nostra cultura.
Alessandro Mezzano - Agenzia Stampa Italia