Il turno passa all’Onorevole Luciano Rossi che non solo ringrazia Brunetta per l’amicizia riservatagli e riservata agli umbri, ma prosegue dicendo che il gruppo è forte e solido, e coglie dunque l’occasione per ringraziare Berlusconi per aver creato in Umbria una lista di candidati forti, dimostrazione della vicinanza del Cavaliere al popolo umbro. Passa poi il turno all' Onorevole Laffranco che dice di restituire dignità alla nostra Nazione, perché è inaccettabile in Europa essere rappresentati dal maggiordomo della Merkel riferndosi a Monti, prosegue ammonendo Napolitano, di aver adottato un comportamento inaccettabile per un Presidente della Repubblica. A concludere prima dell’intervento più atteso è Rocco Girlanda che prega i presenti di convincere un numero importante di indecisi a non disperdere il voto in piccoli partiti ma votare il Popolo della Libertà. Un lungo applauso accoglie il tanto atteso Renato Brunetta che ringrazia i presenti ed esordisce dicendo che l’entusiasmo che si vede in Umbria è presente in tutta Italia. Prosegue ammettendo che la campagna elettorale è iniziata male con il crollo della Sicilia e i successivi divari all’interno del partito, ma rimanda la causa anche al fatto che il PD ha fatto una pre campagna elettorale con le primarie, le quali hanno attirato per un cospicuo periodo di tempo le attenzioni mediatiche. Ricorda poi un discorso di Silvio Berlusconi del 25 Aprile 2009 che diceva di farla finita con la guerra fredda interna tra partiti della stessa coalizione, e prosegue puntualizzando che a quel tempo Berlusconi da solo aveva il 70% di preferenze tra gli elettori, prosegue ancora parlando dell’amicizia del Cavaliere con Putin, detentore di energia, del fatto che lo stesso Berlusconi cercò di stabilire rapporti buoni con la Libia e quindi la “contrarietà all’asse Franco-Tedesco”.
Parla anche della ricostruzione dopo il terremoto all’Aquila, della spazzatura a Napoli, per poi arrivare a riferimenti riguardanti Fini e il tradimento che quest’ultimo aveva posto in essere l’anno precedente, prosegue dicendo che quando 35 deputati passano dalla maggioranza all’opposizione non si perde il 35% ma il 70%. Continua dicendo che se il PDL non avesse avuto attacchi interni e opposizione lo spread lo avrebbero tranquillamente risolto, e accusa Bersani di aver utilizzato la crisi per fini politici. Giustifica poi l’appoggio al governo tecnico dicendo che furono costretti a causa delle continue pressioni da parte di chi sosteneva il Governo Monti e da parte di chi invece lo criticava, mandando così il partito in discesa fino al 14% nei sondaggi, finché, prosegue, nella notte tra il 4 e il 5 Dicembre presero la decisione di porre fine al Governo Monti; ammonisce a questo proposito il Presidente della Repubblica di esser venuto meno ai suoi compiti istituzionali, tirando le orecchie all’estero al Pdl e al Pd per non aver sostenuto il Governo tecnico. Insomma un discorso ricco di contenuti dalla politica che intenderà intraprendere il Governo Berlusconi qualora venisse eletto, per esempio dimezzamento del numero di parlamentari, dimezzamento degli stipendi degli stessi e basta finanziamenti ai partiti, definisce così il Pdl come un partito rivoluzionario che dice no al pignoramento sulla prima casa e allo stesso modo dice no ai soprusi di Equitalia. Ma conclude con un’autocritica, ammettendo di aver commesso in passato qualche errore, che assicura, non si ripeterà più e soprattutto chiede ai candidati vicini a lui di ascoltare, tutte le classi sociali, perché il compito più importante di chi sta al governo è ascoltare i bisogni di tutti e anche qui ammette che in passato non è stato sempre attuato. Conclude dicendo “ il Pdl è un po’ come la democrazia, non siamo i meglio, ma intorno non vedo meglio”. Non tarda ad arrivare il lungo applauso dei presenti che al termine del discorso si alzano in piedi in segno di rispetto e stima, soprattutto per essersi espresso avvalendosi di un gergo popolare che ha reso il discorso comprensibile a tutti ma soprattutto è piaciuto il gesto di umiltà nel riconoscere gli errori del proprio partito.
Erika Cesari - Agenzia Stampa Italia