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(ASI) Il caso Lazio e fondi regionali ogni giorno riservano sorprese. Franco Fiorito fino ad ora l’artefice dello scandalo scoppiato, in merito ai fondi del PdL in regione, non è più l’unico indagato. Per i magistrati titolari dell’inchiesta si fa largo l’ipotesi del reato di associazione per delinquere. Oltre Fiorito sono finito sul fascicolo dei pm anche i due segretari di Fiorito.

Ieri è stata la giornata delle dimissioni ufficiali della Polverini con la firma di scioglimento del Consiglio regionale a firma del presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese. I due nomi finiti sul fascicolo sono: Bruno Galassi di Ferentino, Pierluigi Boschi di Anagni nonché cugino dello stesso Fiorito. Entrambi erano alla segreteria di Fiorito. Ai due è stato contestato il reato di concorso in peculato dai pm Alberto Caperna e Alberto Pioletti. Tre persone, per ora visto che l’inchiesta va avanti e sicuro riserverà altri particolari, finiti sul fascicolo. Tre poi il numero necessario per far scattare quanto previsto dall’articolo 416 del Codice Penale in merito all’associazione a delinquere. Boschi e Galassi, erano autorizzati ad avere accesso ai conti correnti del PdL aperti presso la Unicredit. Per quanto concerne Boschi, dalle indagini della Finanza, avrebbe firmato due assegni per oltre 4.600 euro girandoli a se stesso. Oltre i due segretari, gli inquirenti stanno vagliando la posizione dell’ex fidanzata di Fiorito, la quale avrebbe ricevuto almeno un bonifico per una collaborazione; e la compagna del padre di Fiorito, destinataria di cinque bonifici per decine di migliaia di euro.

Ecco quindi che in queste ore i pm titolari delle indagini, a fronte di questi ultimi sviluppi della vicenda, stanno vagliando l’ipotesi di configurare il reato di associazione per delinquere. Per ora però, per dovere di cronaca, ai due segretari e l’ex fidanzata l’accusa è quella di concorso in peculato. I pm stanno lavorando alacremente sulla relazione consegnata dalla Finanza che riguardano i bonifici appartenenti a Fiorito. Inoltre gli inquirenti stanno lavorando alla posizione di coloro che sono i destinatari di questi bonifici. Intanto come dicevamo prima, il Presidente del Consiglio Mario Abbruzzese ha firmato il decreto di scioglimento del Consiglio, il comunicato della Regione Lazio recita così: “Il Presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, con proprio decreto, in ottemperanza all’articolo 126, comma 3 della Costituzione e agli articoli 19 e 44 dello Statuto regionale, ha dichiarato l’esistenza della causa di cessazione dalla carica del Presidente della Regione, Renata Polverini, in considerazione delle dimissioni pervenute agli uffici della presidenza del Consiglio ieri sera alle ore 19 e ha contestualmente provveduto a dichiarare sciolto il Consiglio regionale questa mattina alle ore 10.30. Il decreto è in via di notifica a tutti i consiglieri e verrà pubblicato sul Burl. Il Consiglio, da qui in avanti, potrà esaminare solo atti dovuti, uregenti e indifferibili, ed è tenuto a garantire l’ordinaria amministrazione fino al voto. Da oggi il presidente della Giunta ha 90 giorni per indire nuove elezioni”.

L’ex Presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, tirato in ballo dalla Polverini davanti i giornalisti in merito allo scandalo scoppiato in Regione Lazio, ha rilasciato un’intervista alla televisione locale della provincia di Frosinone, Teleuniverso: “Io posso dire di essere una persona pulita. Io posso dire di non aver ritirato la carta di credito che da sempre è stata a disposizione dei presidenti del Consiglio. Io posso dire di non aver utilizzato un solo euro dei fondi messi a disposizione dei gruppi. Non troverete una sola mia richiesta di rimborso di quei soldi. Io posso dire di avere ritirato solo il telepass usato per l’unica auto di servizio che ho avuto in uso, rinunciando al secondo telepass e alle due Viacard che erano a disposizione. I fondi poi sono previsti dalla legge 6/73 e nessuno può dire ‘non sapevo’. La norma venne modificata nell’agosto 2010 con il maxi emendamento presentato dalla Giunta”.

In merito al Piano Casa della regione Lazio, il Governo lo ha nuovamente impugnato davanti alla Corte Costituzionale. E’ quanto è stato deciso ieri dal Consiglio dei Ministri. Il nuovo stop al Piano Casa da parte del Governo, è stato deciso in seguito ad alcune disposizioni in contrasto con le norme statali in materia di tutela del paesaggio ed in materia di governo del territorio. In un comunicato di Palazzo Chigi, dopo il Consiglio dei Ministri, si legge che si tratta della legge della Regione Lazio n.12 del 6 agosto 2012, che interveniva sulla precedente normativa già approvata, per correggere disposizioni sulle quali il ministero dei Beni Culturali aveva già eccepito motivi di ricorso alla Corte Costituzionale, ma il Governo non ha ritenuto sufficienti le modifiche.

Il caos della Regione Lazio scoppiato in questi giorni, sta portando alla ribalta una sorta di effetto domino nelle altre regioni italiane. La Guardia di Finanza ha fatto visita alla Regione Piemonte per acquisire documenti contabili. Anche l’Emilia Romagna finita sotto tiro. Nei giorni scorsi la procura di Torino ha avviato un’indagine sui conti dei gruppi consiliari, per verificare eventuali irregolarità su spese e rimborsi. Come la Procura di Torino, anche quella di Bologna ha aperto un fascicolo sull’utilizzo dei fondi pubblici a disposizione dei gruppi. Alla regione Basilicata, quattro rinviati a giudizio con le accuse di falso e truffa, dall’indagine del 2009 aperta dal pm Woodcock che riguardavano le spese dei consiglieri. Anche la Campania ha ricevuto nei giorni scorsi la visita della Finanza, anche qui si ipotizza il reato di peculato per eventuali sprechi ed irregolarità addebitabili agli attuali consiglieri. Le indagini in corso riguardano il periodo 2008-2012. Anche alla Regione Sardegna a rischio 20 consiglieri che potrebbero andare a processo per le spese del Misto nella legislatura 2004-2008. A loro è contestato il reato di peculato. Un’inchiesta aperta anche in Sicilia per 12 milioni di euro versati dall’Ars ai gruppi.

  Davide Caluppi-Agenzia Stampa Italia 

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