(ASI) Fino al 14 Maggio 1811, il Paraguay era una delle tante pedine nello scacchiere sudamericano, dove giocavano le potenze coloniali del Vecchio Continente. Nel 1776, per rafforzare il controllo dei vasti domini spagnoli, il Re Carlo III aveva istituito il Vicereame del Rio della Plata, ricomprendendovi oltre al Paraguay, la Bolivia, l’Argentina, il Brasile, e tutti quei territori che verranno poi integrati nelle geografie dei moderni assetti nazionali.
All’inizio del XVIII secolo, la situazione di relativo equilibrio nell’area fu scossa da un duplice tentativo di invasione da parte dell’altro grande player dell’epoca, l’Inghilterra: in piena rivoluzione industriale, l’esercito di sua Maestà era alla continua ricerca di nuovi territori da conquistare, dove attingere materie prime e preziosa manodopera a basso costo. Proprio gli interessi contrapposti dei grandi oppressori, tra cui la Francia, furono all’origine della crisi repentina e poi della fine, del loro stesso predominio. Respinti gli attacchi inglesi, in seno agli eserciti realisti iniziano a prendere forma i contorni di quei movimenti rivoluzionari che di lì a poco, avrebbero provocato l’indipendenza da qualsiasi giogo straniero. Per il Paraguay, iniziò così un lento e sofferto cammino verso la completa autodeterminazione durante il quale, gli interessi di Paesi terzi continuarono ad esercitare una pressione a tratti violenta, a discapito di intere generazioni a venire. Negli ultimi due secoli, guerre civili e dittature militari hanno caratterizzato la vita politica di questo piccolo Stato, soffocato tra i confini di tre elefanti come Bolivia, Argentina e Brasile, vicini storicamente ostili; ne hanno compromesso il livello di sviluppo, impedendogli di iniziare a camminare finalmente con la schiena dritta, verso il proprio destino.
Lunedì, nella capitale Asunciòn, si è festeggiato il compleanno di una democrazia ancora acerba. Alla presenza del Presidente Fernando Lugo, al governo del Paraguay dal 2008 dopo aver abbandonato la carriera clericale e intrapreso quella politica, la solita parata militare ha sfilato davanti alle alte cariche istituzionali e agli ospiti internazionali, tra cui il Presidente della Bolivia Evo Morales e dell’Uruguay, José Mujica.