Si riaccendono gli scontri in Kosovo. Intervista al parlamentare serbo Jovan Palalić

(ASI) Perugia – Non c’è pace per i popoli che abitano le aree settentrionali del Kosovo. Il direttore responsabile di Agenzia Stampa Italia, Ettore Bertolini, ne ha parlato in un’intervista con Jovan Palalić, parlamentare dell’Assemblea nazionale serba.

Sullo sfondo, le pericolose tensioni scoppiate qualche giorno fa, quando alle elezioni comunali di quattro città del Nord sono stati eletti sindaci di etnia albanese. Il Kosovo, lo ricordiamo, è riconosciuto indipendente dalla maggior parte delle cancellerie occidentali, ivi compresa l’Unione europea e gli Stati Uniti. Di tutt’altro avviso invece la Serbia, che continua a considerarlo come una delle province appartenenti al territorio nazionale.

Nelle quattro città contese, per di più, la quasi totalità della popolazione è rappresentata da serbi. Alla presentazione delle liste elettorali, questi ultimi hanno deciso di protestare contro la presenza di candidati albanesi, boicottando in massa le consultazioni.

In conseguenza, i quattro primi cittadini – tutti albanesi – sono stati eletti da una percentuale davvero esigua di votanti. E quando i serbi hanno iniziato a impedire fisicamente l’insediamento dei nuovi sindaci, la risposta delle forze armate kosovare non si è fatta attendere.

Jovan Palalić è Segretario nazionale del Partito Popolare Serbo, formazione nazionalista e conservatrice che sostiene il Presidente della Repubblica, Aleksandar Vučić. A suo avviso, il Primo ministro kosovaro Albin Kurti ha volutamente indetto “elezioni false” allo scopo di “estendere il controllo sull’intero paese” ed estromettere dalla vita pubblica i serbi residenti nel Nord.

Secondo Palalić, ci si trova di fronte a una palese violazione degli accordi di Bruxelles del 2013, con cui l’Unione europea cercò di mettere fine alle annose dispute territoriali fra serbi e kosovari. Firmando dieci anni fa l’accordo, Belgrado riconobbe sostanzialmente l’indipendenza del piccolo Stato, ottenendo però in cambio una larga autonomia per i serbi proprio nelle stesse città del Nord teatro dei sanguinosi scontri odierni.

Il testo dell’accordo parla, infatti, della nascita “dell’Associazione di municipalità a maggioranza serba”. Si tratta di un organo amministrativo dotato di molteplici competenze, dallo sviluppo economico all’istruzione, dalla sanità alla pianificazione urbana e rurale.

Per il parlamentare serbo, quindi, l’esito delle consultazioni è illegale non solo perché gli elettori che effettivamente si sono recati alle urne sono stati pochissimi, ma anche perché i consigli comunali presieduti da albanesi danneggerebbero le garanzie concesse ai serbi negli accordi di Bruxelles.

Palalić ha posto tre condizioni alla controparte kosovara: il pieno rispetto degli accordi del 2013 e l’effettivo funzionamento delle municipalità a maggioranza serba, la cessazione immediata delle violenze delle forze speciali kosovare ai danni dei manifestanti serbi e, infine, l’indizione di nuove elezioni comunali.

Ma la vicenda ha assunto sin da subito connotati ben più ampi. A differenza dell’Occidente, infatti, Russia e Cina non hanno mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo. E non è certo un segreto l’atteggiamento del presidente Vučić nei confronti di Vladimir Putin, alla luce degli antichi e profondi legami religiosi che legano Belgrado a Mosca.

E così, a proposito del conflitto in Ucraina, Palalić da un lato ha dichiarato di “rispettare l’integrità territoriale” di Kyiv. Dall’altro, tuttavia, ha accusato la comunità internazionale di “ipocrisia”, in quanto a suo dire ha appoggiato le istanze libertarie del Kosovo rigettando, allo stesso tempo, le medesime istanze di indipendenza avanzate dalle regioni filorusse dell’Ucraina.

Il deputato ha, poi, criticato fortemente l’operato della Nato e della sua missione militare KFOR, rimasta coinvolta negli scontri dei giorni precedenti. A suo avviso, gli uomini della Nato sin dagli anni Novanta hanno “sostenuto esclusivamente il Kosovo ai danni della Serbia” e hanno istituito “un’occupazione militare” al fine di poter “esercitare il controllo su un territorio considerato di importanza strategica”.

In qualità di presidente del gruppo parlamentare per l’amicizia con l’Italia, Palalić ha espresso apprezzamento per la politica del governo Meloni nei Balcani. Ha ricordato il recente business forum tenutosi a Belgrado, alla presenza del presidente Vučić e del ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.

Il deputato ha affermato che le relazioni di amicizia fra i due paesi sono solide e ha invitato Roma a ricoprire nella zona un ruolo sempre più significativo. A suo parere, “l’Italia può diventare un ottimo mediatore per i popoli dei Balcani”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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