Sudan, la lotta per il potere continua. Panoramica della guerra.

(ASI) Khartum - La situazione in Sudan si sta aggravando a causa di una lotta per il potere tra l’esercito regolare e le forze paramilitari, che hanno portato a un aumento delle violenze e delle violazioni dei diritti umani.

Gli scontri armati, iniziati il 15 aprile, hanno già causato quasi trecento morti e continuano i bombardamenti aerei delle forze dell’aeronautica contro le forze paramilitari.

Nonostante la mediazione internazionale cha ha raggiunto una tregua di 24 ore il 18 aprile, i combattimenti sono ripresi e molti paesi europei stanno cercando di far evacuare i propri cittadini presenti nel paese, come la Germania con i suoi circa 150 cittadini tedeschi e l’Italia con circa 250 cittadini italiani a Khartoum.

Già da diversi anni il paese versa in uno stato di instabilità politica e sociale. Negli ultimi mesi il paese ha vissuto un'escalation di violenze e conflitti, con frequenti scontri armati che stanno devastando la popolazione.

Il governo sudanese ha lottato per mantenere la propria autorità e stabilità dopo il rovesciamento del suo ex presidente, Omar al-Bashir, nel 2019. La sua rimozione dal potere è avvenuta dopo mesi di proteste guidate dal popolo sudanese, che chiedeva maggiore libertà politica e giustizia sociale.

Dopo la cacciata di al-Bashir, è stato istituito un governo di transizione guidato da Abdel Fattah al-Burhan, un generale dell'esercito, per condurre il Paese verso elezioni democratiche. Tuttavia, questo governo di transizione ha incontrato molte difficoltà, tra cui la resistenza da parte delle forze di sicurezza e delle fazioni paramilitari, che hanno cercato di mantenere il controllo sulle risorse del paese e sulle strutture del potere.

In questo contesto, le forze paramilitari rappresentano una delle maggiori minacce alla stabilità del Sudan. Questi gruppi, noti come Rapid Support Forces (RSF), sono composti da ex membri delle forze di sicurezza del governo di al-Bashir e sono stati accusati di commettere una serie di abusi, tra cui violenze sessuali, torture e omicidi. Nonostante le accuse di violazioni dei diritti umani, le RSF sono rimaste in gran parte intoccabili e hanno continuato a esercitare un potere significativo nel Sudan.

Nel 2021, la situazione nel Sudan si è ulteriormente deteriorata. A seguito della rimozione del primo ministro Abdalla Hamdok, le RSF hanno cercato di assumere il controllo del paese, minacciando di creare una situazione di caos e anarchia.

L'esercito regolare ha risposto a questa minaccia inviando truppe in diverse parti del paese per contrastare le RSF. Tuttavia, questa mossa ha portato ad un aumento delle violenze, con i civili presi tra due fuochi. Le RSF hanno continuato ad attaccare i civili, mentre l'esercito regolare ha cercato di reprimere queste azioni utilizzando la forza.

Una delle principali aree di conflitto è stata la regione del Darfur, teatro da molti anni di continue violenze e disordini. Il conflitto in Darfur è iniziato nel 2003, quando i gruppi ribelli hanno iniziato a combattere contro il governo, sostenendo di essere emarginati e discriminati.

Da allora, il conflitto ha provocato la morte di centinaia di migliaia di persone e lo sfollamento di milioni di persone. Negli ultimi mesi la situazione a Khartum è peggiorata, con segnalazioni di attacchi delle forze paramilitari contro civili e scontri tra queste forze e l'esercito regolare.

Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia

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