(ASI) Mentre il G20 di Roma volge verso la conclusione, i leader delle prime venti economie mondiali, con qualche eccezione, si apprestano a preparare i loro interventi per il vertice della COP26 sui cambiamenti climatici, in programma a Glasgow, in Scozia: altro round ostico, dove l'accordo sugli obiettivi generali per il 2030 è tutt'altro che scontato.
Il summit capitolino ha già registrato alcune defezioni eccellenti in presenza, a partire dal presidente cinese Xi Jinping e dall'omologo russo Vladimir Putin, entrambi intervenuti in videconferenza. C'è chi sostiene si tratti di un segnale politico che le due potenze, da tempo alleate, potrebbero aver voluto inviare al fronte dei Paesi NATO, Stati Uniti in testa, rispetto a quelle che ritengono ostilità nei propri confronti.
Effettivamente, la volontà di cooperare sull'Afghanistan, espressa dalla Presidenza italiana qualche settimana fa con un G20 ad hoc straordinario, ed il più generale richiamo al multilateralismo risuonato ieri dal quartier generale del vertice all'Eur, sembrano ancora parole astratte. Permangono infatti veti, sanzioni e ingerenze che impediscono la distensione del clima tra le principali potenze mondiali.
Nonostante l'annuncio della Russia, che ha deciso di aumentare la produzione di gas in favore dell'Unione Europea, attanagliata dalla crisi energetica con l'inverno alle porte, Bruxelles non ha minimamente preso in considerazione l'ipotesi di ridiscutere, anche solo parzialmente, le sanzioni nei confronti di Mosca, che ormai perdurano da oltre sette anni. Resta poi sullo sfondo la questione del Nord Stream 2, il secondo gasdotto tra Russia e Germania, praticamente completato, che andrebbe a raddoppiare le attuali capacità di fornitura verso l'Europa centrale ma su cui pesano ancora i dubbi di Washington, a dimostrazione che l'UE è ben lontana dalla capacità di determinare una propria politica estera e di sicurezza comune sufficientemente indipendente dalla logica degli equilibri transatlantici.
La Cina, invece, ha appena celebrato i cinquant'anni dalla restituzione del seggio all'Assemblea Generale dell'ONU (25 ottobre 1971), ribadendo l'inammissibilità di qualsiasi ingerenza straniera a Taiwan e l'inviolabilità del principio di 'Una sola Cina', dopo le parole al vetriolo del segretario di Stato americano Anthony Blinken sulla volontà di garantire a Taipei una rappresentanza al Palazzo di Vetro.
L'intervento di Xi Jinping attraverso lo schermo posizionato all'interno della sala dei leader ha sottolineato l'ammirazione per Roma, città ospitante del consesso, che «con la sua storia plurisecolare ha consegnato ai posteri uno splendido capitolo nella storia della civiltà umana». Più di un semplice cliché diplomatico, considerando l'attenzione tradizionalmente riservata dai leader cinesi alla storia del nostro Paese, identificato come culla della civiltà occidentale.
«Oggi ci stiamo confrontando sullo sfondo di una prolungata pandemia di Covid-19, di una fragile ripresa economica, delle pesanti sfide poste dal cambiamento climatico e di frequenti riacutizzazioni di questioni regionali», ha detto Xi agli altri leader, aggiungendo: «Sotto le insegne del tema 'People, Planet, Prosperity', il vertice di Roma esprime la volontà della comunità di internazionale di agire in modo solidale per sconfiggere la pandemia e rilanciare l'economia mondiale, ed evidenzia la missione del G20 di guidare la trasformazione della governance economica globale».
Il presidente cinese ha fatto subito riferimento alla necessità di lavorare congiuntamente per combattere il Covid-19, un'emergenza sanitaria «mai vista negli ultimi cento anni». «La solidarietà e la cooperazione sono le armi più potenti», ha sottolineato il capo di Stato asiatico, precisando che «la comunità internazionale deve lavorare in concerto per affrontare e sconfiggere la pandemia attraverso un approccio basato sulla scienza», rifuggendo la politicizzazione del virus e delle sue origini.
In questo senso, il G20 dovrebbe «giocare un ruolo-guida nella costruzione del consenso, nella mobilitazione delle risorse e nella promozione della cooperazione». Xi ha anche ricordato che la Cina ha sin qui fornito 1,6 miliardi di dosi di vaccini ad oltre 100 tra Paesi e organizzazioni internazionali, e ne fornirà altri 2 miliardi nel corso di quest'anno. Il gigante asiatico sta inoltre portando avanti una produzione congiunta con 16 Paesi per una capacità iniziale di 700 milioni di dosi all'anno.
Il leader cinese ha poi indicato la necessità di «promuovere un coordinamento della politica macroeconomica e garantire la continuità, la consistenza e la sostenibilità delle nostre politiche». Le principali economie dovrebbero dunque «adottare politiche macroeconomiche responsabili ed impedire che le misure adottate per sé stessi comportino un aumento dell'inflazione, fluttuazioni dei tassi di cambio o incrementi del debito». Il pensiero va soprattutto ai Paesi a basso reddito, che subiscono le ricadute delle decisioni dei principali attori economici.
«Dovremmo salvaguardare il sistema multilaterale del commercio [...] e costruire un'economia mondiale aperta», ha osservato Xi, ricordando che «il G20 dovrebbe continuare a fornire una guida politica in merito alla riforma del WTO, rafforzarne i valori fondamentali e i principi basilari, e proteggere i diritti, gli interessi e gli spazi di crescita dei Paesi in via di sviluppo».
Significativo il richiamo alla sicurezza e alla stabilità delle catene industriali e logistiche, messe in crisi più volte non solo dalla pandemia, ma anche da alcuni incidenti, come quello che ha coinvolto la nave Ever Given, di proprietà della taiwanese Evergreen, sul Canale di Suez la scorsa primavera. Non a caso, poco dopo Xi ha citato lo sviluppo infrastrutturale, settore in cui la Cina ha ormai guadagnato una posizione dominante a livello mondiale, come motore per la crescita economica.
Spazio, in seguito, per altri tre temi ritenuti imprescindibili da Pechino: inclusività, innovazione e sostenibilità. Urgente, secondo Xi, assumere un approccio «centrato sulle persone» e rendere lo sviluppo globale «più equo, efficace ed inclusivo, in modo che nessun Paese sia lasciato indietro». Fondamentale, per il presidente cinese, che il G20 ponga tra le priorità un'adeguata applicazione del Piano d'Azione relativo all'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, porti avanti l'Iniziativa sul Sostegno all'Industrializzazione in Africa e nei Paesi Meno Sviluppati, e promuova la sinergia tra i meccanismi esistenti per la cooperazione allo sviluppo.
«L'innovazione è un fattore decisivo nella promozione dello sviluppo socio-economico e nella risposta alle sfide comuni dell'umanità», ha spiegato il presidente cinese, indicando come «il G20 dovrebbe unire le forze per sprigionare il potenziale di una crescita guidata dall'innovazione». L'economia digitale, che in Cina vale il 38,6% del PIL [2020], «è un'importante frontiera di innovazione scientifica e tecnologica» e il G20 dovrebbe «assumersi le responsabilità dell'era digitale, accelerare lo sviluppo di nuove tipologie di infrastrutture digitali, promuovere una maggior integrazione tra tecnologie digitali ed economia reale, aiutare i Paesi in via di sviluppo ad eliminare il divario digitale».
La coesistenza armoniosa, concetto di derivazione confuciana caro alla dirigenza cinese, è invece la chiave «per raggiungere uno sviluppo verde e sostenibile». In questo caso, il suggerimento di Xi Jinping ai colleghi del G20 è quello di «promuovere il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, premere per la piena applicazione degli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici e contribuire al successo della COP26 in seno all'UNFCCC e della COP15 in seno alla Convenzione sulla Biodiversità».
Secondo il leader cinese, «i Paesi avanzati devono dare il buon esempio in materia di riduzione delle emissioni». Da parte sua, Pechino si è «fin dall'inizio assunta le dovute responsabilità internazionali in relazione alle sue condizioni nazionali». Il riferimento è chiaramente alla specificità di un Paese di 1,4 miliardi di persone, costretto a concentrare in appena quarant'anni lo sviluppo industriale che in Occidente si è esteso su un secolo e mezzo.
«Abbiamo portato avanti attivamente la transizione verde della nostra economia», ha rimarcato Xi, specificando che negli ultimi dieci la Cina ha «eliminato gradualmente 120 milioni di kilowatt di capacità installata di energia elettrica alimentata a carbone», accompagnata dalla costruzione del primo lotto di una serie di centrali eoliche e fotovoltaiche per una capacità installata totale di circa 100 milioni di kilowatt.
Malgrado le difficoltà segnalate a settembre in alcuni distretti industriali ad alta intensità energetica ed il conseguente aumento dell'import di carbone dalla Russia, durante il vertice Xi ha ribadito gli obiettivi di lungo periodo di Pechino: picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2060.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia