(ASI) Il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato quest'oggi Tibet dal 1951: Liberazione, Sviluppo e Prosperità, ovvero il nuovo libro bianco dedicato alla modernizzazione politica e allo sviluppo socio-economico della regione del Tibet, nota in Cina anche col nome di Xizang. La presentazione del nuovo testo arriva a due giorni dal settantesimo anniversario della firma dell'accordo concluso tra il governo centrale comunista e il governo locale tibetano il 23 maggio 1951, conosciuto anche come Accordo dei 17 punti, per effetto del quale veniva ufficialmente proclamata quella che i cinesi definiscono come «la liberazione pacifica del Tibet».
Presentato da un'introduzione generale, il libro bianco segue lo schema ormai consolidato delle pubblicazioni governative di questo genere, con una conclusione preceduta da dieci capitoli che presentano il Tibet prima della liberazione pacifica, la liberazione pacifica, i cambiamenti storici nella società, lo sviluppo dei diversi progetti e delle iniziative, la vittoria sulla povertà, la protezione e lo sviluppo della cultura tradizionale tibetana, i risultati ottenuti nel lavoro etnico e religioso, le barriere messe in campo per la protezione ambientale, la salvaguardia dell'unità nazionale e della stabilità sociale, ed infine il cammino del Tibet verso la Nuova Era, ossia il percorso indicato per l'intero Paese dal presidente Xi Jinping da qui alla metà di questo secolo.
Al di là del controverso dibattito sorto nei Paesi occidentali, in questi settant'anni la Regione Autonoma del Tibet, istituita ufficialmente nel 1965, è profondamente cambiata. Pur mantenendo il fascino geografico, storico e spirituale che l'ha resa universalmente nota come "tetto del mondo" per la sua particolare collocazione, sulla superficie dell'Altopiano del Qinghai-Tibet, le città e i villaggi sono oggi sede di attività manifatturiere, agricoltura sostenibile, artigianato e turismo, e vengono quotidianamente serviti da nuove infrastrutture sia fisiche che digitali, a partire dalla linea ferroviaria Xining-Lhasa, un percorso su ferro lungo circa 1.960 km, noto anche come "Treno del Cielo", che consente di arrivare in Tibet partendo direttamente da Pechino e viceversa.
La linea fu inaugurata a tratte, tra il 1984 e il 2006. Sull'ultima realizzata, che collega la città-contea di Golmud (Qinghai) a Lhasa (Tibet), la velocità operativa raggiunge i 100 km/h (contro i 160 km/h della tratta Xining-Golmud), e l'80% del percorso (960 km) si trova ad oltre 4.000 metri sul livello del mare. Circa 550 km di ferrovia sono posizionati sul permafrost, cioè su superfici perennemente ghiacciate. La proibitiva posizione ne fa il segmento su rotaia più alto al mondo, toccando il picco dei 5.072 metri sul livello del mare all'altezza della Stazione di Tanggula. I passeggeri che la utilizzano per spostarsi tra le montagne del Tibet e la capitale cinese viaggiano a bordo di carrozze appositamente pressurizzate per la forte rarefazione dell'aria presente in un paesaggio naturale comunque mozzafiato.
«Nella Nuova Era - recita il documento ufficiale - sotto la forte leadership del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, con Xi Jinping alla sua guida, ed il vigoroso sostegno dell'intero Paese, il Tibet ha sradicato la povertà estrema». Stando a quanto riporta l'introduzione, la regione gode oggi di «uno stabile clima sociale, prosperità economica e culturale ed un adeguato ecosistema». Le tre più importanti tappe storiche elencate mettono così in evidenza i profondi cambiamenti avvenuti in Tibet nel corso degli ultimi settant'anni:
- La riforma democratica che ha abolito il sistema feudale e teocratico di servitù presente nella regione prima del 1951, liberando milioni di schiavi e garantendo gli interessi fondamentali di tutti i gruppi etnici del Tibet;
- La costruzione di un sistema socialista e l'attuazione dell'autonomia regionale su base etnica per la regione (dal 1965);
- L'introduzione a livello regionale delle politiche di riforma e apertura nazionali (1978), che hanno consentito al Tibet di sprigionare il suo potenziale economico e di migliorare le condizioni di vita e di lavoro della popolazione, sino allo sradicamento della povertà assoluta raggiunto nel 2019, quando gli ultimi 628.000 cittadini e le ultime 74 contee della regione sono ufficialmente uscite dall'elenco delle aree povere.
Tra gli obiettivi dichiarati, senza mezzi termini, dal libro bianco ci sono anche quelli di «contrastare la propaganda diffusa da alcuni Paesi occidentali e dai loro alleati» e di «fornire alla comunità internazionale un resoconto equilibrato della grande trasformazione che ha avuto luogo in Tibet».
Richiamando il "secolo delle umiliazioni", patito dalla Cina a partire dalla prima Guerra dell'Oppio (1839-1842), la prima di una lunga serie di invasioni a carattere coloniale che alienarono numerose porzioni dell'Impero Qing, il Tibet viene definito «parte integrante del territorio cinese sin dai tempi antichi», mentre l'idea di "indipendentismo tibetano" è considerata un frutto coltivato dalle potenze imperialiste, guidate dal Regno Unito, che a quel tempo «stavano intenzionalmente minacciando la sovranità e l'integrità territoriale cinese». Ricordando che i tibetani rappresentano una delle 55 minoranze etniche riconosciute dalla Repubblica Popolare Cinese e che «i popoli ancestrali dell'Altopiano tibetano hanno avuto relazioni di sangue, lingua e cultura con gli Han ed altri gruppi etnici», la ricostruzione storica delle ingerenze straniere contenuta nel libro bianco parte dalla prima invasione britannica del Tibet nel 1888 e giunge sino alla rivolta armata del 1959 ad opera di quei monaci che volevano ripristinare il precedente sistema di potere, con il sostegno logistico della CIA, come evidenziato da alcuni documenti desecretati nel 2012 e riportati in esclusiva dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
I capitoli successivi si concentrano sui più significativi traguardi economici e sociali raggiunti nel corso degli anni. Dal 1951 al 2020, il PIL della regione è aumentato esponenzialmente, passando da 16,47 milioni a 24,25 miliardi di euro. Le vendite al dettaglio dei beni di consumi hanno raggiunto quota 9,5 miliardi di euro, cioè oltre 2.000 volte in più del 1959, mostrando una struttura socio-economica completamente trasformata. Più nel dettaglio, tra il 1994 e il 2020, le province e le suddivisioni amministrative equivalenti (regioni autonome, municipalità, regioni amministrative speciali) del resto del Paese, i dipartimenti del governo centrale, con il sostegno delle aziende controllate dal governo, hanno contribuito ad investimenti per un totale complessivo pari a 6,7 miliardi di euro, distribuiti in 6.330 progetti nel quadro della politica di assistenza associata (paired assistance), con cui le aree più avanzate del Paese vengono incontro a quelle più arretrate.
Anche le infrastrutture, come già anticipato con l'esempio della linea ferrata Xining-Lhasa, hanno compiuto un vero e proprio balzo in avanti grazie alla costruzione di 118.000 km di autostrade che, insieme alle altre strade asfaltate, servono direttamente il 94% delle città e il 76% dei villaggi amministrativi. Tra le principali arterie ferroviarie spiccano la Qinghai-Tibet e la Lhasa-Xigaze, in attesa del completamento dei lavori per la Sichuan-Tibet. La regione dispone anche di nuovi aeroporti, come quelli di Lhasa Gonggar, Qamdo Bamda, Nyingchi Mainling, Xigaze Peace e Ngari Gunsa, per un'offerta complessiva di 140 collegamenti interni e internazionali con 66 città.
Anche le condizioni di vita dei circa 3,5 milioni di cittadini della regione sono imparagonabili con quelle di settant'anni fa, come evidenzia l'aspettativa di vita media, raddoppiata tra il 1951 e il 2019 (da 35,5 a 71,1 anni). Prima del 1951, oltre il 90% della popolazione non possedeva un'abitazione né disponeva di adeguati beni di consumo primari. Oggi, sulla spinta dei progetti di edilizia sociale, lo spazio abitativo medio pro-capite ha raggiunto i 41,46 metri quadrati nelle aree rurali e i 33,4 metri quadrati nelle aree urbane. Dal 2011 al 2020, il governo centrale ha allocato fondi per un totale pari a circa 2,18 miliardi di euro per la costruzione di 351.900 appartamenti a prezzi accessibili nelle aree urbane. Ulteriori risorse, pari a 29,37 milioni di euro, sono state invece destinate alla rigenerazione di abitazioni urbane fatiscenti. Lo scorso anno risultano in crescita, rispetto al 2019, il reddito medio pro-capite nelle aree urbane (+10%) e nelle aree rurali (+12,7%), una tendenza a doppia cifra, quella nei villaggi, che procede da diciotto anni consecutivi.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia