(ASI) L’ Iran ha posto in chiaro di non aver preso parte all’attacco. "Rifiutiamo qualsiasi atto che metta in pericolo la sicurezza dell'Iraq" e siamo estranei a quanto è avvenuto, ieri sera, a Erbil.
E’ la dichiarazione, rilasciata questa mattina, dal ministero degli Esteri di Teheran. Il governo della Repubblica Islamica ha assunto così nettamente e formalmente le distanze dall'azione ostile. Essa ha preso di mira la base, situata nel complesso dello scalo della città, che ospita le truppe della coalizione internazionale. Il lancio dei razzi, ne sarebbero stati scagliati secondo alcune fonti addirittura 24, ha causato danni materiali, l’uccisione di un contractor probabilmente americano e il ferimento di cinque militari, di cui uno statunitense. Gli italiani, ha riferito il nostro dicastero della Difesa, sono rimasti illesi. L’ offensiva è stata rivendicata dal gruppo Saraya Awliya al Dam (Guardiani del Sangue), una realtà di recente formazione che non aveva mai compiuto iniziative simili di così alta precisione. I media hanno sottolineato, da subito, il collegamento tra tale organizzazione e l’esercito dei Pasdaran. Tutto ciò è oggetto di indagine congiunta da parte di Washington, Baghdad e del Kurdistan, regione in cui si trova la città che è stata interessata dal tragico evento delle scorse ore. Esso è stato definito, su Twitter dal presidente della nazione dell’Eufrate, “una pericolosa escalation”, ma anche “un atto criminale terroristico che prende di mira gli sforzi nazionali per proteggere la sicurezza del Paese e quella dei cittadini”. Non abbiamo altra scelta – ha aggiunto Barham Saleh, cinguettando sul noto social network - che aumentare l’impegno per sradicare le forze del terrore che cercano di gettare la nazione nel caos. C’è attesa di capire quali saranno le prossime mosse del neo eletto, alla Casa Bianca, Joe Biden. Tutti attendono di capire quale sia il suo concetto di “linea rossa” e le conseguenze del potenziale attraversamento del punto di non ritorno. Una rappresaglia, ai danni del territorio degli Ayatollah e/ o dei loro interessi nella regione, avrebbe gravissime conseguenze per il Medioriente e il mondo intero.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia