(ASI) – Così come in come in passato le battaglie alle Termopili, di Salamina o a Maratona, furono un punto di svolta decisivo nella storia dei popoli europei, anche il referendum di oggi sarà ricordato come uno dei punti di svolta della storia europea.
Ma oggi non saranno le lance, le frecce e la marcia Oggi infatti il popolo greco è chiamato a scegliere tra il "si" al pacchetto di riforme chiesto dai creditori internazionali e il "no". Non è certo questione da poco il quesito che viene posto agli aventi diritto greci. Soprattutto considerando la portata della scelta da fare che già nei giorni scorsi ha portato all'assalto della finanza internazionale e alla crisi di liquidità delle banche elleniche. Soprattutto su questo punto la polemica infuria in Grecia. Sta mattina il ministro della difesa, e leader della formazione "Greci indipendenti" , Panos Kammenos, ha affermato in maniera nemmeno troppo velata che "la chiusura dei bancomat è una manovra dell'opposizione", con chiaro riferimento ai "partners" economici della ex-Troika. Lo stesso Kammenos ha poi esortato - "Non abbiate paura del popolo greco". Una chiara apertura sia verso gli europeisti greci, che verso i popoli di tutta Europa.
L'apertura di Kammenos non è certo casuale, ed è giunta in un momento in cui il governo e il popolo greco vengono fortemente criticati dai principali media europei e dagli economisti per la posizione di netto rifiuto alle richieste della ex-Troika. In particolare, nei giorni scorsi, i media vicini a Bruxelles avevano parlato chiaramente di rapporti che ad inizio anno, cioè prima dell'inizio del mandato di Tsipras, davano la Grecia in crescita del 2,5% entro fine 2015 se Atene avesse accettato in toto le richieste della ex.Troika. In particolar modo quelle sul taglio delle pensioni, la privatizzazione internazionale degli enti e delle strutture strategiche, e della sanità.
A Bruxelles sperano nel flop del referendum come "speranza" per salvare la Grecia. Secondo il presidente della Comissione Europea, il falco rigorista germanico Martin Schultz, "se vincesse il "no" la Grecia dovrà introdurre una nuova moneta perché l'euro non sarà più disponibile come mezzo di pagamento dopo questo rifiuto". Schultz ha poi espresso la sua preoccupazione per il "benessere" del popolo greco chiedendosi "come faranno a pagare gli stipendi? Come faranno a pagare le pensioni?".La posizione di Schultz è stata condivisa anche dall'ex-premier europeista Samaras, che sta mattina al seggio ha affermato –"Oggi i greci decidono il futuro del paese. Bisogna dire "si" alla Grecia e "si" all'Europa".
Di tutt'altro avviso il ministro delle finanze Yanis Varufakis. All'usctia dal seggio sulla costa ateniese dove ha votato, ha dichiarato –"gli enormi fallimenti dell'Eurogruppo hanno portato ad un ultimatum al quale la gente oggi può dare una risposta".Per il premier greco Alexis Tsipras non ci sono dubbi – "Da domani noi apriremo la strada per tutti i popoli d'Europa poiché la democrazia batte la paura. La democrazia è una "festa" perché si può ignorare la decisione di un governo ma non la decisione di un popolo".
Le urne oggi si sono aperte alle ore 7 del mattino e rimarranno aperte fino alle 19 (le 18 ora italiana). Data l'alta affluenza alle ultime politiche dove a votare furono oltre 64% degli aventi diritto, è quasi certo che la soglia di sbarramento per validare il referendum posta al 50% sarà facilmente superata.
Proprio in considerazione del fatto che il risultato sarà nettamente a favore del "si" o del "no", il premier Matteo Renzi sta mattina ha commentato –"Qualunque sarà il risultato da domani si dovrà tornare a parlare tutti intorno a un tavolo e la prima a saperlo bene è Angela Merkel" – aggiungendo poi che "dopo la discussione greca ci si occuperà di crescita ed investimenti in Europa".
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia