Grecia rimborsa 450 milioni di aiuti all’Fmi. Tsipras – “l’obbiettivo è restare nell’U.E.” Putin: “pronti aiuti per Atene”

(ASI) Atene cala l’asso. Rimborsato un altro pezzo del debito greco. Con un audace manovra di politica economica, la Grecia riesce a rimborsare oltre 450 milioni di euro al Fondo monetario Internazionale (Fmi).

Ma tale azione, anziché riscuotere il plauso internazionale sembra aver generato molto (prevedibile) sgomento tra i membri della Troika. In particolare il Fmi il quale, più che esprimere soddisfazione per il rimborso entro le scadenze prefissate della suddetta tranche di aiuti concessi a suo tempo ad Atene, ha puntualizzato che sulla Grecia incombono nuove scadenze. In particolare il 17 aprile sarà la volta degli azionisti privati (fondi e banche), che reclamano 200 milioni, e poi il 20 aprile sarà la Bce a batter cassa per 80 milioni di euro.

La Bce, continua a reclamare le riforme greche. Nella fattispecie il programma di riforme imposto ad Atene tramite quello che Tsipras ha definito il “prestito/ricatto”, prevede la cessione di sovranità territoriale e privatizzazioni dei settori strategici del paese analogamente a quanto accaduto in Italia, Spagna e Portogallo. Ma “l’osso ellenico” sembra esser troppo duro da mordere anche per la Troika. Nonostante le continue pressioni sul ministro dell’economia greco Varufakis per procedere con le riforme, questi ha dichiarato che “pur auspicando un accordo con il gruppo tecnico dell’eurogruppo prima della scadenza fissata del 24 aprile per la presentazione delle riforme, il governo greco si riserva di analizzare ben la questioni usando tutto il tempo necessario per farlo”. Ma non solo la difesa, la strategia ellenica prevede anche l’attacco. Tsipras torna a batter cassa alla Germania, principale creditore e fustigare della Troika, chiedendo che vangano subito versati gli indennizzi di guerra non pagati. Secondo la nuova stima fatta dal governo greco, la somma dovuta dalla Germania per il periodo dell’occupazione della Grecia dal 1941 al 1945, ammonterebbe alla stratosferica cifra di 278 miliardi di euro. Praticamente non solo basterebbero ad azzerare il debito  di Atene nei confronti di Berlino, ma ridurrebbero la locomotiva d’Europa un paese indebitato al pari di tutti quei paesi dell’eurozona considerati “problematici” dalla leadership germanica. Anche se la reazione tedesca è stata un freddo “queste polemiche non aiuteranno la Grecia a risolvere i suoi problemi nell’U.E.”, in verità sembra che le preoccupazioni di Berlino aumentino di giorno in giorno date le sempre più insistenti voci che vorrebbero la Grecia prossima all’uscita dall’eurozona.

Le preoccupazioni tedesche sembrano infatti tutt’altro che “fanta - politica”. Infatti Tsipras era ieri in visita ufficiale a Mosca, ricevuto con tutti gli onori dal Presidente Putin. Quest’ultimo ha definito il colloquio “assolutamente produttivo”. Nel corso di tale colloquio sembra essersi definitivamente ufficializzato che il nuovo hub di Gazprom ossia il nuovo punto di sbocco in Europa del nuovo gasdotto russo che aggirerà l’Ucraina, sorgerà sul suolo greco. Questo rende  la di fatto rende la Grecia attualmente il punto strategico della battaglia energetica in Europa. Proprio in quest’ottica un avvicinamento di Atene alla Russia di Putin è certamente motivo di profonda preoccupazione nell’U.E. La Russia si è infatti offerta di aiutare Atene a ripagare il debito. Detti aiuti sono stati ancora una volta rifiutati dalla Grecia ma a “togliere il sonno” a Bruxelles e a Berlino, ci ha pensato la proposta di numerose “joint - venture”, cioè alleanze economiche, tra finanza privata russa e la Grecia. Nella fattispecie queste alleanze sarebbero volte a proseguire il programma di privatizzazioni imposto dall’U.E. e dall’Fmi, evitando però che il paese finisca sotto il controllo della finanza internazionale riconducibile o affiliata a questi ultimi così come a quella cinese. Sarebbe inoltre in dirittura d’arrivo una collaborazione nel settore agroalimentare, di cui già si era ventilato nei mesi scorsi, per far superare ai prodotti greci l’embargo dei prodotti agroalimentari U.E. attualmente vigente in Russia in risposta alle sanzioni europee contro quest’ultima. Tale accordo darebbe di fatto alla Grecia il monopolio del vasto mercato russo agroalimentare. In particolare, grazie all’aumento dell’export di prodotti tipici mediterranei come agrumi e olio d’oliva, aumentando considerevolmente il giro d’affari greco del settore e fornendo al paese una rilevante fonte di entrate che consentirebbero di ripagare ancor più rapidamente e autonomamente i propri debiti con i creditori internazionali.

Anche se non vi sono dichiarazioni ufficiali al riguardo, tutto ciò sarebbe visto con forte preoccupazione a Bruxelles, in quanto molti vedrebbero in questo continuo avvicinamento tra Russia e Grecia, una sorta di “via di fuga” della Grecia in caso di mancato accordo con i creditori internazionali della Troika. Ma ci sarebbe anche di più. Il timore non sarebbe il semplice fatto di un uscita della Grecia dalla U.E., cosa tra l’altro ampiamente smentita ieri da Tsipras nel corso di una lectio magistralis all’istituto di relazioni internazionali di Mosca in cui ha affermato –“L’obbiettivo del nostro paese è di restare nell’eurozona”. Il vero timore sarebbe che Atene usi questa possibilità per “ricattare” la Troika e la finanza internazionale, al fine di ottenere un accordo vantaggioso per la Grecia, gettando di fatto le basi per un potenziale effetto “domino” che potrebbe portare anche altri paese alla richiesta di rinegoziazione del debito e alla conseguente destabilizzazione degli attuali equilibri europei in favore della Russia.     

Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia

 
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