Nel suo lungo preambolo, il leader siriano ha ricordato la personale tristezza con cui guarda agli occhi innocenti dei bambini siriani e alle sofferenze degli anziani e delle donne. La sicurezza è assente in gran parte del Paese, le mamme hanno perso i figli e i figli sono diventati orfani. E’ una pena diffusa in tutto il Paese che non si giustifica con nessuna motivazione plausibile.
La Siria non verrà fuori da questa impasse se non attraverso uno sforzo generale.
Tutti devono difendere la posizione, l’idea di preservazione degli interessi nazionali, ogni cittadino avvertito e convinto di questa esigenza. Molte persone sono state plagiate dalla tesi erronea di un conflitto tra governo e opposizione. Questi si sbagliano, è necessario riorientare il punto di vista. Quella in corso è una battaglia tra il popolo siriano e i criminali, tra la sicurezza del passato e la paura di oggi.
Le forze criminali hanno attaccato e distrutto le infrastrutture vitali per la nostra sopravvivenza. La loro brutalità ha prosciugato il grano e le risorse di cibo necessarie a vecchi e bambini. Questi sono i nemici del popolo, i nemici di Dio.
Sono arrivati con le loro false istanze, supportati dai media e dal potere finanziario che li ha armati. Hanno chiamato rivoluzione i loro atti terroristici. Le Rivoluzioni, per definizione, sono fondate su un pensiero intellettuale orientato al progresso della nazione. Non c’è traccia di queste radici. Si tratta solo di criminali che lavorano per la distruzione.
Nel suo discorso, Assad ha definito i gruppi ribelli come, il termine arabo che descrive la più grave empietà possibile. Stiamo combattendo questi gruppi – ha continuato- composti da stranieri non siriani, che non hanno niente a che fare con l’Islam. Sono giovani con la mentalità di AlQaeda, che dopo l’affondamento dell’Urss hanno invaso il mondo arabo. Hanno scelto la Siria perché divenga un Paese della Jihad. Dobbiamo superare le nostre divisioni, c’è a rischio il futuro delle nostre generazioni. Dobbiamo ritornare uniti.
Sul piano regionale ci sono partiti che tendono a dividere la Siria, fornendo supporto e armi a questi gruppi criminali. Così come alcuni Paesi vicini che cercano la ribalta internazionale. Ma il popolo siriano non si piegherà.
Sul piano internazionale, tutto il mondo sa che la Siria è libera e sovrana, e non accetterà alcuna forma di tutela.
L’occidente ha approfittato della situazione per tentare di assoggettarci come ha fatto in passato con altri paesi. Ma la comunità internazionale non è solo il mondo occidentale: Russia, Cina, Iran che sono al fianco della Siria, hanno tutta la gratitudine del popolo siriano.
Assad ha insistito poi sulla definizione del conflitto in corso, affermando che se si trattasse di uno scontro tra governo e opposizione, non dovrebbe essere uno scontro così distruttivo per il Paese. E’ invece palese la presenza di forze esteriori che rappresentano una grave ingerenza alla sovranità nazionale.
Il conflitto in corso vede un esercito regolare che combatte contro gruppi armati esterni. E’ una guerra che deve essere combattuta attraverso riforme necessarie che rafforzino la nostra immunità.
Sbaglia chi dice che la Siria ha scelto l’opzione securitaria; abbiamo invece sempre optato per una soluzione riformatrice, fondata sul dialogo.
La difesa del Paese è un dovere legittimo e legale. Abbiamo scelto la soluzione politica che tuttavia non significa escludere l’autodifesa.
La negoziazione è stata fin dall’inizio la scelta preferita, ma non abbiamo trovato interlocutori, perché –secondo Assad- non ci sono interlocutori interni.
L’occidente di oggi è l’erede di quella colonizzazione che ha sempre sfruttato le divisioni confessionali per soggiogare i popoli. Noi siriani non siamo marionette dell’occidente.
La soluzione al conflitto può assumere diverse dimensioni: sicuramente politica ma anche sociale, attraverso l’impegno patriottico di giovani e cittadini impegnati per il progresso del Paese. Continuiamo a tendere la mano del dialogo a tutti quelli che hanno a cuore il futuro e la sovranità della Siria.
Il primo passo verso la pace dovrà iniziare con l’impegno dei Paesi che oggi finanziano i terroristi.
Le operazioni militari cesseranno salvo il diritto alla difesa del Paese e al mantenimento in sicurezza delle frontiere.
Il governo si impegnerà da subito a confrontarsi con tutte le forze politiche e sociali in una Conferenza nazionale che darà alla luce una nuova Costituzione. La nuova Carta sarà poi sottomessa a referendum popolare.
L’ultimo step del processo di soluzione pacifica proposto da Assad nel suo discorso, prevede un grande sforzo di ricostruzione materiale e morale che passa attraverso l’assistenza e la compensazione di tutti i cittadini colpiti dalle ostilità, e attraverso un’amnistia generale che in quanto tale, può avvenire solo in un quadro di riconciliazione nazionale.
Concludendo, voglio rassicurare tutto il mondo che continueremo a combattere il terrorismo, ma questo non significa che abbandoneremo la soluzione politica.
Prenderemo in considerazione quelle iniziative di pace provenienti dall’esterno che siano fondate su una visione unicamente siriana, basate quindi sul bene e per il bene del Paese. Che partano dalla concezione di un Paese libero e sovrano, che decida in modo autonomo e indipendente.
Questa è l’unica interpretazione possibile di una transizione possibile, per il Presidente Bashar AL Assad.
Fabrizio Torella – Agenzia Stampa Italia