(ASI) La situazione sociale ed economica in Italia stenta a dare segni di miglioramento. Imprese, aziende agricole e lavoratori di qualsiasi settore e classe sociale, subiscono una schiacciante pressione dalla crisi mondiale che non conosce sosta.
L'ISTAT registra un leggero miglioramento delle condizioni a carico delle famiglie italiane: come per esempio per quelle con due figli, l'incidenza di povertà assoluta passa dall'8,6% al 5,6%. Ma riconferma che è ben poca cosa di fronte alla perdita di ricchezza che esse hanno subito in questi anni. Facendo presente, inoltre, l'immutato numero delle famiglie in condizioni di povertà assoluta che sono un milione 470mila, cioè il 5,7% di quelle residenti.
Il numero delle piccole e le medie imprese italiane, che rappresentano da sempre la spina dorsale dell'economia italiana, si assottiglia sempre di più. Mentre cresce la presenza e la ricchezza delle multinazionali, sia quelle che battono bandiera Italiana, sia quelle straniere. Questo fatto fa il paio con la disdicevole situazione che anno dopo anno si aggrava, ovvero che i "ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri". Sfociando tutto ciò, tra l'altro, anche in aspetti di natura sociologica, dove le così dette "classi di mezzo", o "categorie medie", vanno sempre più scomparendo, subendo per la maggiore un processo d'impoverimento che viene chiamato "proletarizzazione". Le classi sociali si stanno bipolarizzando in due categorie: categorie alte ("ricche") e categorie basse ("povere").
La globalizzazione ed il liberismo stanno ad oggi mostrando il loro volto più crudele ed ipocrita. La società liberista da norma dovrebbe garantire possibilità di crescita economica ed accesso ai consumi a tutti. Ma, invece, le possibilità di miglioramento delle proprie condizioni sociali e il consumo equanime dei prodotti, diviene sempre più privilegio per pochi. La sperequazione sociale fa da padrona. "La libertà" che era il motto della teoria liberale subisce una trasformazione semantica ed etimologica divenendo "oligarchia", cioè governo dei pochi ricchi. Quest'aspetto non denota la natura contradditoria della struttura capitalista?
Federico Pulcinelli - Agenzia Stampa Italia