(ASI ROMA – E’ stato presentato ieri mattina (11 giugno) a Roma, presso la Sala Congressi del The Church Palace (Domus Mariae, in via Aurelia 481) il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo, edito da SER ItaliAteneo e Fondazione Migrantes e curato da Tiziana Grassi, Enzo Caffarelli, Mina Cappussi, Delfina Licata e Gian Carlo Perego.
La presentazione si è svolta con un vero e proprio Convegno, al quale sono intervenuti Mons. Francesco Montenegro (Presidente della Fondazione Migrantes e Vescovo di Agrigento), Norberto Lombardi (CGIE, Consiglio Generale Italiani all’Estero), Tiziana Grassi (ideatrice e direttore del progetto Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo), Mario Morcellini (Università “La Sapienza” di Roma), Matteo Sanfilippo (Università della Tuscia di Viterbo), Francesca Alderisi (già conduttrice di “Sportello Italia”, Rai International), Goffredo Palmerini (ANFE, Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), Enzo Caffarelli (direttore editoriale Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo). Ha moderato i lavori Sandro Petrone, giornalista Rai. Hanno portato il saluto Antonello Biagini (pro Rettore vicario Università “La Sapienza” di Roma) e Piero Alessandro Corsini (direttore Rai World). Cristina Ravaglia, Direttore Generale per Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri, assente per sopravvenuti impegni istituzionali, ha inviato un messaggio, letto nel corso del Convegno. Folta e qualificata la presenza di pubblico all’importante evento di presentazione della monumentale opera, volume cartaceo e cd, sull’emigrazione italiana. Quello che segue è l’intervento svolto da chi scrive al Convegno di presentazione del Dizionario, del quale è uno dei 169 autori e membro del Consiglio scientifico internazionale dell’opera, costituito da 50 esperti, accademici e ricercatori di tutto il mondo.
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Sono davvero lieto e onorato d’essere partecipe della presentazione di quest’opera di capitale importanza per la diffusione della conoscenza e della storia del fenomeno migratorio italiano. Non solo come persona che per piccola parte vi ha contribuito, ma anche in veste di rappresentanza dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE), una delle più longeve e prestigiose associazioni che da 67 anni si occupa di emigrazione, in Italia e all’estero. Porto quindi il saluto dell’ANFE e del suo presidente Paolo Genco, anche con un pizzico d’orgoglio, da aquilano quale sono, per essere concittadino della fondatrice dell’associazione, Maria Agamben Federici, una delle donne più tenaci e straordinarie dell’Italia repubblicana che molto contribuì, nella Commissione dei 75 e nell’Assemblea Costituente, a scrivere la nostra Carta costituzionale.
Un grande merito spetta a chi ha ideato, promosso, organizzato e realizzato il primo Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (cito Tiziana Grassi per tutti), a chi vi ha in qualche misura contribuito. E non solo per il valore scientifico e culturale dell’opera in sé, certamente indubbio, quanto piuttosto per sottolineare la rilevanza di un’opera sistemica e pluridisciplinare che va a coprire un vuoto d’interesse editoriale durato decenni, sebbene pubblicazioni siano state comunque prodotte su specifici campi di ricerca e d’attenzione verso il complesso fenomeno dell’emigrazione italiana.
Si deve alla Fondazione Migrantes, con il suo ponderoso Rapporto sugli Italiani nel mondo, quest’anno alla sua nona edizione, l’avvio d’una ricognizione annuale organica sulla nostra emigrazione e sopra tutto d’aver aperto la traccia per un approccio e un metodo non episodico nello studio del fenomeno migratorio. Di certo numerose sono le pubblicazioni sui vari aspetti dell’emigrazione prodotte da associazioni di settore - anche l’ANFE ha un corposo elenco di volumi editi -, da studiosi e ricercatori che hanno contribuito e contribuiscono alla migliore conoscenza della storia e dell’attualità della presenza italiana nei cinque continenti. E tuttavia un’opera così composita e strutturale come il Dizionario sicuramente mancava.
Ora la lacuna è colmata. Il Dizionario vede oggi la luce avendo potuto contare su una qualificata schiera di autori e sulla supervisione d’un Consiglio scientifico internazionale di grande prestigio, un cespite rilevante sul quale poter fare affidamento anche in futuro, per ulteriori auspicabili iniziative. Giova evidenziare come assuma rilievo il taglio dell’opera che, senza far torto al rigore scientifico, si apre alla divulgazione verso una più lata comunità di lettori. Aspetto questo non di poco conto, nella mirata esigenza di raggiungere il più vasto pubblico. Se infatti la nostra emigrazione di qualcosa ha bisogno, in primis necessita d’essere conosciuta seriamente, di entrare nella Storia d’Italia come le compete, di avere un posto di riguardo nei programmi d’insegnamento delle nostre scuole e università, per l’eccezionale dimensione sociale e culturale che l’ha accompagnata in ogni angolo del mondo e per quanto gli emigrati italiani hanno dato e stanno dando al proprio Paese, in termini economici, politici e culturali, grazie al prestigio e al ruolo sociale che si sono conquistati all’estero, nei tanti Paesi della nostra emigrazione.
Diciamolo senza velature ed ipocrisie. L’emigrazione italiana, i nostri emigrati, tra le innumerevoli difficoltà cui sono andati incontro, diffidenze e pregiudizi, se non anche ogni forma d’angherie e soprusi prima di poter realizzare il proprio riscatto, certamente non pensavano che in Patria si sarebbe realizzata una singolare specie di rimozione del fenomeno migratorio e della sua storia dolorosa. Un atteggiamento di sufficienza che pervade ancora una buona parte della classe dirigente del Paese, della politica e delle Istituzioni, che da un lato aveva ed ha tuttora scarso interesse verso gli Italiani all’estero e ciò che rappresentano, dall’altro gli riserva un paternalismo di maniera che si nutre d’una conoscenza assai epidermica e lacunosa, per usare un eufemismo, sul complesso mondo della nostra emigrazione. Un fatto per certi versi inconcepibile per un Paese come l’Italia che ha conosciuto una vera e propria diaspora, a cavallo dei due secoli scorsi, con 30 milioni di connazionali emigrati, ora diventati un’altra Italia persino molto più numerosa di quella dentro i confini.
C’è dunque bisogno che le due Italie si conoscano e si riconoscano, come avverte chiunque abbia occasione d’incontrare - e a me capita spesso - le comunità italiane all’estero, la cui più acuta amarezza verso il Paese delle loro origini è appunto la constatazione d’una insufficiente conoscenza delle loro realtà, d’uno scarso interesse, se non d’indifferenza, verso quanto esse rappresentano. Non hanno bisogno pressoché di nulla, gli Italiani nel mondo, solo di essere conosciuti, riconosciuti, considerati. E pensare che gran parte di loro, in ogni angolo del pianeta, si è conquistato stima ed apprezzamento in società a forte competizione, eccelle nell’imprenditoria, nelle professioni, nelle università, nei centri di ricerca, nella cultura, è presente corposamente nei Parlamenti e nei Governi. E’ un’altra Italia dignitosa, corretta, competitiva che con testimonianze di vita esemplari dà lustro alla Patria, come ci ricorda il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella sua bella lettera di saluto che apre il Dizionario. Quanto sarebbe auspicabile, e persino utile oggi al Paese ancora nelle secche d’una brutta congiuntura economica, che queste due Italie si riconoscessero, che operassero in sinergia mettendo insieme i migliori talenti.
E’ possibile tuttavia che a tanto si arrivi. Ma occorre un grande salto culturale che cancelli usurati archetipi e vecchi cliché sull’emigrazione e ci si apra alla conoscenza vera della nostra emigrazione, dello straordinario mondo delle comunità italiane all’estero, eccezionale risorsa sulla quale investire per fare più grande l’Italia, per unire le due Italie. Per questo edificante obiettivo è necessaria una buona informazione e la conoscenza. Dunque prezioso è il Dizionario che oggi si presenta, un sussidio agevole e organico che favorisce efficacemente la divulgazione per la conoscenza della nostra emigrazione e della sua Storia.
Dovrebbe pertanto entrare, il Dizionario, come un essenziale strumento didattico in tutte le scuole, nelle associazioni culturali, nelle rappresentanze sociali ed economiche, nelle case. Dovrebbe diventare sopra tutto un vademecum per ogni eletto nelle Istituzioni. Quando questo dovesse accadere, con la conoscenza appropriata della nostra emigrazione, a nuovi ed ambiziosi traguardi potrebbe aspirare l’Italia, facendo affidamento sul giacimento di valori, d’esperienze, d’orgoglio nazionale e d’amor patrio che trova radici nella cultura millenaria, nella creatività e nel talento della nostra gente, come pure nel sedimento di sofferenze e privazioni che hanno alimentato il riscatto materiale e morale degli Italiani nel mondo. Un immenso patrimonio per la nostra Italia, da valorizzare e di cui andare davvero fieri.
Goffredo Palmerini