Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che hanno presentato in merito un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali.
“La delibera relativa – continuano i senatori del Pd - potrebbe vedere la luce già prima della prossima estate. Ciò che si rischia è un ennesimo 'sacco' di Roma e un'ulteriore crescita della città a macchia d'olio, fuori da ogni criterio di qualità urbanistica. Un 'sacco' giustificato questa volta con l'esigenza di compensare i grandi immobiliaristi per le mancate edificazioni in aree della città sottoposte a tutela: solo che le compensazioni non avvengono a parità di cubatura ma di valore immobiliare, il che significa in concreto che il cemento 'in compensazione' sarebbe molto di più del cemento 'evitato'. Discutibile è anche la motivazione sociale avanzata dal sindaco per questa incombente ondata di nuove costruzioni: dice Alemanno che servirà a soddisfare il fabbisogno abitativo della città. Ma a Roma, si calcola, esistono 250 mila case sfitte e inutilizzate che con scelte adeguate potrebbero contribuire a dare alla capitale un vero e socialmente accessibile mercato degli affitti, e che mentre si vorrebbe ricoprire di cemento la campagna romana intanto restano fermi i 35 piani di zona per l’edilizia residenziale pubblica già approvati. Per ogni grande metropoli il territorio non ancora cementificato è un prezioso bene comune da salvaguardare, e gli interventi urbanistici vanno concentrati sulla città già costruita. Avviene così in tutte le grandi città europee, da Parigi a Londra a Berlino. Roma invece - concludono i parlamentari del Pd - a causa delle scelte scellerate di Alemanno, si allontana sempre più dall’Europa e rischia di cementificare una superficie pari a quindici volte l'intero spazio occupato da Villa Pamphili".