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In ricordo del Ministro pakistano  Shahbaz Bhatti, premio internazionale della pace

 (ASI) Carissimo Shahbaz era il 15 settembre 2010 quando arrivasti a Napoli, tra noi il tempo di stringersi forte la mano e guardarci profondamente negli occhi per capire che il Signore aveva deciso anche questa volta per noi.

 
Ci ritrovammo insieme come dei vecchi amici che condividevano in comune i valori essenziali della vita nell’unità di « Fides omnium christianorum in Trinitate consistit - La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità ». Scambiammo opinioni, speranze e tracciammo i tanti obiettivi futuri da realizzare insieme per il bene comune. Poi il tuo intervento sui Diritti Umani nella giusta visione del rispetto delle minoranze, che con instancabile coerenza tra mille difficoltà e pericoli rappresentavi degnamente come ministro del Pakistan. L’accenno al tuo impegno per salvare Asia Bibi dall’assurda accusa di blasfemia e ritirasti commosso dalle mie mani il Premio Internazionale alla Pace 2010, per poi restare tutti insieme quali fratelli a cena. I tuoi occhi brillavano di felicità, come solo possono brillare gli occhi delle persone che vivono in verità e giustizia. La sorpresa fu quando più tardi, spente le luci, in sala apparve la torta con le candeline accese che festeggiava il tuo compleanno. L’emozione, oltre le parole di ringraziamento, la si leggeva nei Tuoi occhi lucidi. Ciò che entrambi ignoravamo è che sarebbe stato il tuo ultimo compleanno. Nel salutarci mi dicesti Gennaro tornerò da solo e a breve da te! Circa alle 8 del mattino del 2 marzo 2011 mi giunse la telefonata di un amico che mi disse della tua vile uccisione a Islamabad. Restai incredulo e sgomento mentre contemporaneamente come in un film mi passavano i fotogrammi del nostro incontro. Sull’onda di quel forte dolore, iniziai subito a pensare cosa fare per continuare a portare avanti i condivisi obiettivi, restando il solo modo che avevo di onorare la tua breve ma intensa esistenza.

Mi ricordai come fossi maggiormente preoccupato per la tua vita, quando già due mesi prima il 4 gennaio anche il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, era stato ucciso per la sua presa di posizione contro la legge sulla blasfemia. Pensai insieme a tutta la nostra comunità dell’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico cosa potevamo fare per continuare a sperare e onorare la Tua esistenza di martire, all’unisono decidemmo di dedicarti per l’avvenire il Premio Internazionale alla Pace “Shahbaz Bhatti”. Oggi 22 maggio 2012 a Napoli sono e siamo tutti onorati di avere con noi Tuo fratello Paul, Consigliere del Primo Ministro per Armonia Nazionale con lo Status di Ministro Federale in Pakistan, a cui orgogliosamente abbiamo consegnato il premio come futuro testimone e quale sicura continuità del prezioso e indispensabile lavoro politico e sociale per la tanta auspicata libertà del Pakistan. Ho voluto fermamente pensare che anche Tu caro Shahbaz fossi tra noi in piena armonia e condivisione. So bene che ciò non sarà mai sufficiente rispetto al Tuo grande valore profuso sia politico che socio culturale. Paul ci ha raccontato il Tuo umano impegno sin dalla più giovane età, come quando neanche ventenne, mettesti in atto uno sciopero della fame dinanzi al parlamento pakistano al fine di ottenere l’abolizione di una legge discriminatoria, e quando Ti attivasti per incontrare tutti i senatori pakistani per dissuaderli dall’approvare una legge penalizzante per i cristiani, una legge, già sottoposta alla camera, che grazie al Tuo tempestivo intervento non sarebbe stata approvata.

Con Paul abbiamo affrontato tante tematiche, soprattutto quegli obiettivi di proficua collaborazione futura, che svilupperemo meglio al prossimo nostro incontro di fine giugno. Caro Shahbaz prega per noi affinché saremo degni di servire Cristo, la Tua persona, il Pakistan e questo nostro debole mondo, che pare vivere in pieno sonno della ragione. Voglio dirti grazie per averci lasciato questo tuo profondo pensiero: “Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo”. Desidero che tu sappia che da esso ne ho tratto la forza necessaria per continuare a lottare, sperare e sognare. Spero un giorno di riabbracciarti e di meritare un piccolo posto al Tuo fianco. Gesù ascoltandoti ha voluto che diventassi il Martire del Popolo Pakistano e esempio per tutta l’umanità. Voglio ancora dirti che il prezzo del Dolore, nella Lealtà, nella Realtà si esprime nell'Amore di Verità

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