Numerose le sessioni su questa avveniristica applicazione all’8° Congresso Nazionale SEGI (Società di Endoscopia Ginecologica) che si svolge a Napoli oggi e domani, presieduto dal Prof. Giuseppe De Placido, Presidente SEGi, e dal Prof. Carmine Nappi, Direttore del D.A.I. di Ostetricia, Ginecologia, Urologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II
“L’introduzione dei robot in sala operatoria – afferma il Prof. Giuseppe De Placido – ha rivoluzionato la nostra idea di chirurgia. La macchina agisce materialmente al posto dell’uomo, codificandone i gesti a distanza; è un’interfaccia tecnologica tra il chirurgo e il paziente che, grazie alla tridimensionalità della visione, permette un miglior controllo delle strutture vascolari e nervose, con minor sanguinamento e possibilità di isolare e salvaguardare le strutture nervose”.
“Dopo l’avvento del sistema Da Vinci nel 1999 - interviene il Prof. Carmine Nappi - a livello mondiale sono stati effettuati un milione e mezzo di interventi per mezzo della chirurgia robotica. Solo in Italia sono 60 i robot installati e 7.000 gli interventi eseguiti con questa tecnica. Numeri, questi, che testimoniano l’evoluzione compiuta negli ultimi anni: da fantascienza a scienza”.
Attualmente, però, i costi di un robot sono molto elevati: 1.800.000 euro circa, cui si aggiungono i costi di gestione, che ammontano a circa 120.000 euro l’anno; è stato calcolato che, per ammortizzarli, un robot dovrebbe effettuare almeno 500 interventi l’anno.
Tra le altre novità del Congresso, gli interventi ‘single site’ che permettono di intervenire chirurgicamente su patologie ginecologiche praticando un solo e piccolo foro a livello ombelicale, oppure l’isteroscopia ultra-mini-invasiva e le incisioni in minilaparoscopia che, per mezzo di strumenti da 3-5 millimetri sostitutivi degli attuali da 5-10 mm, consentiranno di ridurre notevolmente l’impatto estetico degli interventi.
“Di particolare interesse - prosegue il Prof. Giuseppe De Placido - le applicazioni dell’endoscopia nelle aree terapeutiche dell’infertilità e dell’oncologia”.
Grazie alle innovative tecniche endoscopiche, infatti, oggi è possibile affrontare patologie endouterine e rimuovere alcune cause dell’infertilità, come le cisti ovariche e l’endometriosi o l’asportazione di una tuba malata.
Molte, inoltre, le innovazioni chirurgiche per preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche: la sospensione ovarica pre-radioterapia e l’auto trapianto di tessuto ovarico post chemio-radio terapie offrono opportunità riproduttive impensabili fino a pochi anni fa.
Recentemente, infine, grazie alle tecniche endoscopiche, sono stati fatti notevoli progressi nel trattamento conservativo degli stadi iniziali dei carcinomi della sfera genitale femminile, tanto che oggi alle donne è consentito di non rinunciare più al loro sogno di maternità.
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