(ASI) All’interno di un’arena dove in Talebani uccidevano le donne, si allena adesso in un ambiente incongruo per realizzare il proprio sogno olimpico, una teenager Afgana di 17 anni, di nome Sadaf Rahimi.Nello stadio Ghazni a Kabul, Sadaf si allena tra pavimenti polverosi, specchi rotti, e senza illuminazione, indossando una tuta Adidas e una bandana blu, pronta a divenire la prima “boxer” donna Afgana a competere nelle olimpiadi, e la terza donna Afgana nella storia a potervi mai partecipare.
“La prima volta che ho colpito qualcuno è stato nel mio villaggio, avevo 11 anni e si trattava di mio cugino. L’ho colpito talmente forte che mi ha detto che dovevo fare il pugile”. E così fu. Il comitato olimpico ha poi motivato la ragazza a competere nelle olimpiadi di Londra questa estate.
Rahimi ed il suo team non hanno una struttura dove potersi allenare, certo nell’Afghanistan distrutto dalla guerra non è semplice trovare un ring sul quale provare, ma ciò nonostante dozzine di ragazze si allenano assieme a lei nella piccola palestra improvvisa(ASI) “I completi che abbiamo sono parecchio inadeguati. Mi sono anche dovuta comprare da sola i calzini da box”, ha aggiunto Rahimi. Le strutture sportive sono quasi inesistenti a Kabul, e così la squadra di box deve adattarsi al poco tempo che gli viene concesso per allenars(ASI9 “Possiamo allenarci solamente per un’ora al giorno tutto qui”, ha raccontato Rahimi. “Non basta per prepararsi per Londra. Altre squadre in giro per il mondo si allenano tre volte al giorno”. Rahimi ha espresso il desiderio di ricevere aiuto da esperti a Dubai o in India per essere pronta ad affrontare i pugili olimpionic, ma questo purtroppo è l’Afghanistan, dove i soldi finiscono spesso nelle mani sbagliate, mentre Rahimi attende con ansia uno sponsor che la sostenga.
“Ci piacerebbe uno sponsor con un buon nome nel mondo dello sport. Ma soprattutto una società che possa assistere le nostre atlete donne nel futuro”, come ha dichiarato l’allenatore di Rahimi, Mohammed Saber Sharifi.
Sharifi, un tempo pugile professionista e avvocato per i diritti delle donne, sostiene che il mondo vedrà l’Afghanistan sotto una luce diversa quando Rahimi salirà sul ring a Londra.
“Spero che il mondo possa vedere come le donne afgane stanno superando le bariere realizzando così i propri sogni di divenire atlete professioniste e rappresenteremo questo paese con orgoglio”, ha dichiarato Sharifi.
L’associazione : “The Afgan Amateur Boxing Association” ossia, L’associazione amatoriale per pugili in Afghanistan venne creata nel 2007 per promuovere la partecipazione femminile nello sport. In origine alle donne era vietato competere in qualsiasi disciplina secondo le regole dei talebani ed il paese venne quindi escluso dal Comitato Olimpico Internazionale, e fu assente ai giochi di Sydney nel 2000. L’Afghanistan partecipò per la prima volta ai giochi olimpici nel 2004 ad Atene.
I talebani non sono stati l’unico ostacolo, e secondo quanto riportato dalla CNN Rahimi teme per la propria sicurezza. Il padre della giovane pugile avrebbe raccontato di come la figlia riceva costante minacce, e secondo molti un riemergere di questo pensiero conservativo sarà una naturale conseguenza del ritiro delle truppe americane dal paese.
Secondo Rahimi:
“per due mesi non sono potuta venire in palestra ad allenarmi per via delle minacce che ricevevo”, mentre i suoi genitori la supportano con tutte le loro possibilità altri membri della famiglia criticano il suo stile di vita. La zia ad esempio le ripete sempre: “ le ragazze devono stare a casa e fare i lavori domestici, non dovrebbero stare in giro a fare sport, queste azioni vanno contro le linee guida dell’Islam.
Rahimi non si fa certo fermare dalle minacce e sostiene che continuerà imperterrita a praticare lo sport che ama, aggiungendo che non ha mai colpito nessuno per rabbia, almeno non ancora.
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