(ASI) – "Basta muri"- parola Jean Claude Junker, presidente della commissione europea. Secondo Junker non solo i muri e le barriere che sono sorte, e stanno sorgendo in tutta Europa per tentare di arginare i flussi migratori, sarebbero inutili, ma rappresenterebbero anche " la prova di mancanza di unione all'interno dell'Europa".
Riguardo al proponendo meccanismo delle quote di suddivisione dei migranti, che al momento non sembra incontrare il favore concreto di nessuno degli stati dell'unione, Junker ha dichiarato - "Deve essere chiaro a tutti che è finito il tempo del 'business as usual" o dei discorsi vuoti. Siamo al momento della sincerità: la nostra Unione non versa in buone condizioni. E' in gioco la giustizia storica dell'Europa. La nostra storia di europei è una storia di rifugiati. Dobbiamo accettare chi scappa dall'Isis. Certo i numeri sono impressionanti, ma non bisogna farsi impaurire e andare avanti con azioni audaci e concertate".
Sebbene questo discorso sia stato elogiato sia dal presidente francese Hollande, che dalla cancelliera tedesca Merkel, la posizione dei due paesi rimane immutata. Di fatto si tratta ancora di un netto rifiuto da parte di Francia e Germania ad accettare qualsiasi meccanismo di ripartizione delle quote che preveda il superamento completo degli accordi di Dublino sulle norme per i rifugiati. In queste condizioni le parole del presidente della commissione europea sono suonate quanto mai vuote e prive di reale peso per tutti gli altri paesi dell'Unione.
Particolarmente dura è stata la reazione del premier slovacco Fico, il quale ha fatto sapere che "finché Francia e Germania non assumeranno una posizione chiaramente a favore delle quote, sottoscrivendole e rinunciando a qualsiasi privilegio discrezionale, la Slovacchia non si sottometterà mai". Fico ha inoltre aggiunto che comunque in nessun caso il suo governo accetterà di "correre il rischio di riempire il paese dalla sera alla mattina di 50.000 persone di cui non si sa niente". Sulla stessa lunghezza d'onda del premier slovacco anche l'Austria, che sta subendo le conseguenze di una piccola ondata migratoria che ha lasciato l'Ungheria in seguito all'apertura da parte della polizia ungherese dei blocchi che ne impedivano il passaggio mentre a Roszke, la polizia non solo avrebbe rimosso tutti gli sbarramenti che delimitavano il campo profughi locale, ma sarebbero in corso di organizzazione diverse operazioni di trasferimento dei profughi a mezzo pullman verso il confine con l'Austria nei pressi della cittadina di Gyor.
Proprio in Ungheria, nelle zone interessate dalle rotte dei migranti, in queste ore, le autorità locali avrebbero fatto girare e affisso nei luoghi pubblici volantini informativi che mettono in guardia la popolazione dai rischi che comporta la vicinanza con i "profughi". In particolare in uno di essi sarebbe chiaramente spiegato "il rischio di contagio delle malattie dei migranti".
Sebbene forse meno spettacolare della singolare iniziativa informativa ungherese presso i propri concittadini, nella giornata odierna è arrivata la notizia dell'interruzione dei collegamenti ferroviari tra la Danimarca e la Germania. Il governo danese ha infatti deciso la sospensione dei collegamenti ferroviari con la Germania all'altezza della cittadina di Padborg. L'iniziativa danese è stata motivata dal governo di Copenhagen con la necessità di consentire il passaggio solo ai profughi registrati presso le autorità tedesche. Per lo stesso motivo il governo danese ha disposto l'interruzione dell'autostrada del Nord che collega il paese alla Svezia. In quest'ultimo caso il problema non riguarderebbe solo i profughi non registrati in Germania, ma anche quelli provenienti dalle altre nazioni europee che cercano di raggiungere la Svezia.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia