(ASI) Un disastroso terremoto, avvenuto il 25 aprile, ha sconvolto la vita tranquilla del Nepal. Kathmandu si è sollevata di circa un metro a causa di un terremoto di magnitudo 7,8. Questa è la misurazione, in base ai dati del satellite europeo Sentinel 1A, elaborata dall'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr).
Dopo il caos iniziale, è tempo di fare un bilancio durante i giorni di lutto inaugurati dal primo ministro Sushil Koirala. Secondo le prime stime provvisorie, i morti sarebbero 7040, tra cui 54 stranieri, ma il generale nepalese Gaurav Sumsher Rana non esclude che possano superare le 10 mila unità. Tre sono gli italiani ancora dispersi, mentre altri connazionali stanno rientrando in Italia. I danni alle strutture sono stati ingenti e in alcuni casi, come la torre Dharaharam, patrimonio dell'Unesco, non possono essere quantificati. Intanto continua la diaspora del popolo nepalese. Più di 100 mila persone hanno già lasciato la capitale e altre 200 mila sarebbero pronte a seguirle. Per rimediare ai crolli, il governo ha fornito delle tende e sta cercando di potenziare le vie di comunicazione attraverso mezzi di trasporto gratuiti. Ma ciò non basta a risolvere il problema della sicurezza. La polizia antisommossa è stata mobilitata per disperdere la folla disperata che ha protestato davanti al parlamento, in cerca dei buoni che il governo aveva promesso per usufruire dei mezzi di trasporto. Ma non ci sono solo brutte notizie: un neonato di quattro mesi è stato trovato vivo, martedì 28 aprile, sotto le macerie della sua abitazione, dopo 82 ore dal disastro.
La comunità internazionale si è attivata in una corsa contro il tempo per salvare quante più vite possibile. I soccorsi internazionali provengono da India, Sri Lanka, Turchia, Cina, Olanda, Polonia, Germania, Israele, Francia, Giappone e Malaysia. Intanto più passa il tempo e più la situazione sfugge di mano. Gli sfollati del distretto nepalese di Dolakha, infatti, hanno appiccato il fuoco agli uffici distrettuali a causa della mancata ricezione dei generi di prima necessità, mentre il distretto è in attesa di 40 mila tende per far fronte al crollo delle case.
Resta da vedere che ruolo ha intenzione di avere l'ONU per contrastare la tragedia prima che diventi uno dei disastri umanitari più gravi degli ultimi anni.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia