Non si può cancellare l'identità storica delle Nazioni e il contributo dell'Occidente al progresso dell'umanità

statue1(ASI) Roma - La giusta e sacrosanta lotta per i diritti e l'uguaglianza sociale, contro le discriminazioni razziali, sessuali e religiose, rischia di essere strumentalizzata politicamente da chi vorrebbe cancellare le tradizioni e la memoria storica dei Popoli, per creare un governo mondiale, con una cultura universale omologata,  guidato da un gruppo di eletti tecnocrati e scienziati che rappresentano alcuni gruppi di pressione finanziarie che attualmente, influenzano in maniera determinante le politiche della maggior parte degli Stati e dei governi del pianeta.

 

L'informazione a senso unico e la scarsa educazione, rispetto e conoscenza della storia e delle culture non solo dell'altro, del diverso, ma dello stesso Paese in cui si vive, sta alimentando il fuoco di un nuovo movimento iconoclasta in questa epoca di numerosi sommovimenti che rischia di trasformarsi non nell'epoca della società multirazziale, del progresso inarrestabile della digitalizzazione e della cibernetica, ma, bensì, in un nuovo medioevo tecnologico. 
Se fino al pre Covid19 in Occidente si respirava già un'aria da "basso Impero" di crisi dei valori classici con la nuova cultura globale affermatasi soprattutto fra i "Millennium" (nati nel nuovo secolo o a cavallo fra il XX e il XXI) e i nuovi cittadini provenienti da paesi del Terzo e del Quarto Mondo, in queste ultime settimane, dopo aver soffiato sulla paura del Coronavirus che ha provocato uno shock che ha mandato a terra la già provata economia reale, determinati massmedia globali stanno soffiando sul fuoco di un nuovo scontro di civiltà non solo fra Oriente e Occidente o fra Nord e Sud del mondo, ma anche in seno agli stessi cittadini di Stati formalmente democratici, dove esisterebbero cittadini di Serie A e Serie B, che avrebbe portato, dopo la barbara uccisione di George Perry Floyd, a violente proteste e ad atti di distruzione e vandalismo di statue  di alcuni personaggi simbolo, non solo del colonialismo come Churchill o Re Leopoldo II di Belgio, ma del contributo che le popolazioni di origine europea hanno dato allo sviluppo della società e del mondo nel corso dei secoli, come Giulio Cesare (icona della civilizzazione romana nell'area euro - mediterranea) e di Cristoforo Colombo (dimostrando che la terra non era piatta ha navigato verso occidente scoprendo le Americhe) e dell'identità storico - culturale di una nazione come Indro Montanelli che, ad esempio, con la sua collana di libri sulla storia d'Italia, scritta in collaborazione con il suo più giovane amico Roberto Gervaso, ha dato una lettura organica in chiave nazionalista di tutta la storia del nostro Paese, facilmente fruibile e comprensibile a tutta la popolazione, in virtù del suo stile giornalistico chiaro e semplice.
Si deturpano e si abbattono le loro statue, appellandosi al fatto che questi personaggi, figli delle loro epoche, non sono oggi di certo dei modelli da seguire, secondo i canoni culturali della cultura radical chic di moda in questa prima parte del XXI secolo. 
Ma, con questa foga distruttrice, così cinica, cieca e ignorante si rischia di cancellare la memoria storica di popoli come quelli europei che più di tutti hanno contribuito fino ad oggi allo sviluppo della società tecnologica  e democratica, stile di vita ammirato e desiderato dalle stesse persone che oggi da liberi cittadini possono legittimamente lottare per i propri diritti, anche per l'uguaglianza religiosa, sessuale e razziale.
Tutto ciò, indebolendo le nazioni stesse, è funzionale alla creazione di un nuovo ordine mondiale, dove probabilmente si vuol sostituire la tecnologia definitivamente all'uomo nel lavoro produttivo,  il controllo sociale digitale al consenso popolare per i governi (sempre meno espressione della volontà popolare) e la moneta virtuale alla valuta popolare coniata dalla banca nazionale.
Solo la Russia di Putin e guarda caso gli Stati Uniti di Trump, sono i maggiori ostacoli a questo progetto e forse non è un caso lo scoppio dei tumulti proprio negli Usa. 
 
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia

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