(ASI) "L'inerzia del governo sul CNR è sempre più grave e preoccupante: la ministra Bernini il 28 maggio in Parlamento - durante il question time del PD - aveva annunciato che la scelta del nuovo presidente e dei nuovi membri del CdA sarebbe avvenuta a breve, ma ad oggi non è accaduto nulla". Lo dichiarano in una nota congiunta Alfredo D'Attorre, responsabile Università e Ricerca nella segreteria nazionale Pd, Irene Manzi e Cecilia D'Elia, capigruppo Pd in commissione Cultura di Camera e Senato.
"Peraltro in quella sede- aggiungono i dem - la ministra non ha spiegato perché, pur essendosi insediato dallo scorso dicembre il Comitato di Selezione incaricato di valutare le candidature alla presidenza, non abbia avviato la procedura nei tempi previsti. Ancor meno si comprende perché le proposte di terne per la sostituzione dei tre componenti scaduti nel CdA (provenienti da Crui, Conferenza Stato-Regioni e Confindustria), pur essendo state da mesi inviate al Mur, siano rimaste nei cassetti ministeriali e non si sia proceduto all'integrazione del Consiglio di Amministrazione. Queste nomine - proseguono - avrebbero almeno evitato la decadenza del CdA e consentito di procedere all'individuazione di un vicepresidente operativo, nelle more della nomina del nuovo presidente. Così facendo il Governo mette a rischio anche l'utilizzo di parte significativa dei fondi PNRR per la ricerca. Si susseguono voci che ipotizzano il commissariamento, quantunque i dati evidenziati dai revisori dei conti del Cnr rendano del tutto ingiustificata questa strada. La ministra Bernini non può continuare a indugiare e tacere. Dopo la sconcertante vicenda dell'ENEA - concludono - non è ammissibile che anche il CNR, il principale ente di ricerca italiano, diventi oggetto di lottizzazione e resti prigioniero dei difficili equilibri di potere tra i partiti della destra".



