(ASI) Roma – “Niente quorum, che delusione… nessuna cittadinanza, remigrazione”. È questo il testo che campeggia sugli striscioni affissi da CasaPound in decine di città italiane, con cui il movimento ha voluto commentare in modo netto e ironico il fallimento del quinto quesito referendario, quello relativo alla riduzione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza.
“Hanno tentato di mascherare le loro reali intenzioni - si legge in una nota del movimento - parlando di lavoro, dopo anni passati a demolirlo. Ma nemmeno con il consueto vittimismo mediatico, le lacrime strategiche in TV e gli influencer schierati sono riusciti a smuovere l’indifferenza degli italiani. Il quesito sulla cittadinanza è affondato nel silenzio generale, trascinando con sé vent’anni di narrazioni buoniste e colpevolizzanti. Inoltre il vero dato è che quattromilionicinquecentomila italiani, che rappresentano il 35% di chi ha votato il referendum sulla cittadinanza, ha detto no. Un elemento che certifica, insieme al non raggiungimento del quorum, la volontà dei nostri connazionali”.CasaPound coglie dunque l’occasione per rilanciare la propria linea. “Altro che automatismi e sanatorie: serve una politica di remigrazione seria e strutturata. Rimpatrio degli irregolari, ritorno assistito per chi non si è mai integrato, riconquista delle periferie abbandonate e trasformate in enclave straniere. Il risultato di questo referendum dimostra che gli italiani chiedono un cambio di rotta netto. Non è tempo di concessioni, ma di una riconquista concreta del territorio, della sovranità e dell’identità”. Così in una nota CasaPound Italia.
Foto inviataci da Ufficio Stampa CasaPound Italia