AMSI-UMEM-AISC-UNITI PER UNIRE. Giornata Internazionale della Donna 8 Marzo. Le nostre preoccupanti statistiche: Il 72% delle aggressioni al personale sanitario in Italia riguarda le donne

(ASI). Giornata Internazionale della Donna 8 Marzo. Le nostre preoccupanti statistiche: Il 72% delle aggressioni al personale sanitario in Italia riguarda le donne e in particolare, su tutte, le vittime principali sono le nostre infermiere. Nel mondo le aggressioni contro le donne, fisiche e verbali, possono toccare, in paesi come l'Africa e il Medioriente, anche il 90%.

Aodi: "In questa giornata occorre una doverosa riflessione sul ruolo e la condizione delle professioniste sanitarie in Italia e nel mondo: donne che ogni giorno sacrificano la loro vita per curare e prendersi cura degli altri, in particolare dei soggetti più fragili ma che troppo spesso si trovano ad affrontare discriminazioni, aggressioni e difficoltà, sia nei paesi dove i sistemi sanitari sono più avanzati, sia in particolare nei luoghi di guerra e nei paesi in via di sviluppo. La politica può e deve fare di più per riconoscere il loro ruolo imprescindibile. Non dimentichiamo che oltre a essere dottoresse e infermiere sono madri e mogli".

I numeri delle Professioniste Sanitarie oggi in Italia: nel nostro Paese la sanità è donna con presenza femminile per il 69% sul totale dei professionisti, con le infermiere che rappresentano oltre il 40%. 

 

ROMA 8 MARZO 2025 - In occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra oggi 8 marzo, le associazioni AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea), Co-mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), e il Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, con l'AISC (Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini) desiderano mettere in evidenza, con accurate indagini e statistiche frutto del lavoro dei propri componenti, giornalisti e medici e soggetti della società civile in oltre 120 paesi del mondo, l'importanza cruciale del ruolo delle professioniste sanitarie donne in Italia e nel mondo. Non solo medici e infermiere, ma prima di tutto donne e anche madri e mogli che, con la loro competenza, spirito di sacrificio e empatia, sono fondamentali per la cura e la salute delle persone. La loro presenza è vitale per il sistema sanitario, ma il riconoscimento del loro ruolo resta insufficiente e le difficoltà che affrontano sono enormi.

 

Le parole del Prof. Foad Aodi, Direttore dell'AISC e membro del Registro Esperti FNOMCEO

Il Presidente Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale, esperto in salute globale, direttore dell'Agenzia Britannica Internazionale di Informazione Senza Confini (AISC) e docente all'Università di Tor Vergata, ha dichiarato:


"Le professioniste sanitarie donne sono pilastri fondamentali per il nostro sistema sanitario. La loro competenza è indiscussa, il loro spirito di sacrificio è incomparabile, e la loro empatia con i pazienti è ciò che li rende capaci di affrontare le sfide quotidiane di un lavoro così delicato e impegnativo. In questo 8 marzo, dobbiamo non solo celebrarle, ma sostenerle attivamente. Riconoscere il loro ruolo significa garantire loro pari opportunità e difendere la loro dignità in ogni ambito professionale."

 

Le professioniste sanitarie in Italia: dati e realtà

In Italia, le professioniste sanitarie rappresentano la maggioranza nel settore con il 69%, la maggioranza sono infermiere con oltre il 40% del totale. Nonostante il loro contributo significativo, queste donne sono spesso sottovalutate e escluse dai ruoli di leadership, nonostante i passi in avanti compiuti in carriera. Ad esempio, la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali è ancora bassa, con solo il 28% delle donne che occupano ruoli apicali all'interno delle strutture sanitarie pubbliche.

A livello globale, le donne nel settore sanitario sono anche la forza principale, ma continuano a fare i conti con numerose barriere. In molti paesi, le disparità salariali tra uomini e donne nel settore sanitario sono ancora significative, con le professioniste sanitarie che guadagnano in media il 20% in meno rispetto ai colleghi maschi.

 

Aggressioni e violenze: il dramma delle professioniste sanitarie

Un altro aspetto drammatico riguarda le aggressioni fisiche e verbali subite dalle professioniste sanitarie. In Italia, il 72% delle aggressioni al personale sanitario riguarda le nostre donne e su tutte le infermiere, che sono spesso le prime a fronteggiare situazioni critiche con pazienti e familiari. Le infermiere sono le vittime principali, rappresentando la categoria più colpita da violenze in ambito sanitario.

 

Il Prof. Aodi commenta:
"Ogni giorno, le infermiere e le professioniste sanitarie mettono a rischio la loro salute fisica e mentale, ma sono costrette a lavorare in un ambiente che non sempre le tutela adeguatamente. Le aggressioni sono un fenomeno inaccettabile e devono essere fermate con misure concrete. È fondamentale che le istituzioni introducano norme di protezione più severe."

 

La discriminazione contro le professioniste sanitarie di origine straniera

Un ulteriore problema riguarda le professioniste sanitarie di origine straniera, che rappresentano una risorsa fondamentale per il sistema sanitario italiano. Tuttavia, queste donne affrontano difficoltà enormi nel veder riconosciuti i loro titoli e nel poter lavorare in pieno rispetto delle loro competenze. Il 50% delle professioniste sanitarie straniere in Italia ha incontrato nella propria vita ostacoli burocratici nel riconoscimento dei loro titoli, e il 5% ha dovuto lasciare il nostro Paese per via di queste difficoltà e 25 dottoresse hanno lasciato l'Italia nel 2024 per problematiche e discriminazione per il velo e 50 dottoresse molestie sessuali.

Il Prof. Aodi ribadisce:
"Le professioniste sanitarie straniere sono essenziali per il nostro sistema sanitario, ma troppo spesso si trovano ad affrontare barriere burocratiche e discriminazioni che ne limitano le opportunità. L'Italia non è un Paese razzista, ma le istituzioni devono agire affinché queste donne possano esprimere al massimo il loro potenziale, contribuendo al benessere della nostra società."

 

Proposte e azioni concrete

Le associazioni AMSI, UMEM, Co-mai e UNITI PER UNIRE chiedono a gran voce:

1 Maggiori misure di protezione per le professioniste sanitarie, in particolare contro le aggressioni fisiche e verbali.

2 Politiche inclusive e il riconoscimento dei titoli professionali delle donne straniere, che possano garantire loro l'accesso alle opportunità professionali senza ostacoli.

3 Parità di opportunità nei ruoli di leadership, promuovendo l'accesso delle donne ai ruoli dirigenziali e apicali all'interno delle strutture sanitarie.

4 Un cambiamento culturale, che riconosca l'importanza del lavoro delle professioniste sanitarie, soprattutto in un contesto in cui la loro empatia e il loro spirito di sacrificio sono essenziali per il benessere dei pazienti.

 

Il Prof. Aodi ha concluso:
"Non possiamo più ignorare il valore delle professioniste sanitarie, che sono ogni giorno al nostro fianco, curando, assistendo e salvando vite. È il momento di dar loro il giusto riconoscimento, di valorizzarle e di garantire loro un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso e paritario."

 

INDAGINE AMSI RIEPILOGO 

Le Professioniste Sanitarie Donne in Italia e nel Mondo

1. Rappresentanza delle Donne nel Settore Sanitario:

  • Italia:

◦ Sul totale del personale SSN, il 69% sono donne, di cui oltre il 40% infermiere.

◦ Tra gli infermieri, il 76% sono donne, tra i medici il 60% sono donne. 

◦ La presenza femminile nelle posizioni dirigenziali è inferiore, con solo il 28% delle donne in ruoli apicali all'interno delle strutture sanitarie pubbliche.

  • Mondo:

◦ Le donne sono la maggioranza nel settore sanitario a livello globale, ma in molte nazioni continuano a lottare per parità salariale e opportunità nei ruoli apicali.

◦ A livello mondiale, le donne costituiscono come presenza oltre il 70% della forza lavoro nel settore sanitario, con al primo posto sempre le infermiere.

 

 

2. Aggressioni e Abusi nel Settore Sanitario:

  • Italia:

◦ Il 72% delle aggressioni al personale sanitario in Italia riguarda le donne e in particolare, su tutte, le nostre infermiere, che sono le vittime principali delle violenze.

◦ Le specializzande e tirocinanti tra dottoresse e infermiere subiscono spesso anche nel nostro Paese molestie sessuali e abusi sia verbali che fisici da parte di colleghi in Italia e nel mondo, ma anche da parte di pazienti e loro parenti.

 

- In Italia il 77,8% ha subito molestie verbali a carattere sessuale ed il 31,4% violenza fisica (esempio palpazione).

Da indagini autorevoli emerge che in Italia nel 2023 il 16% delle professioniste sanitarie ha subito molestie sessuali. Un dato importante, se teniamo conto della reticenza a parlarne e della difficoltà a riconoscere il fenomeno.

- Nel 40% delle volte a mettere in atto la violenza sono gli stessi pazienti o i familiari dei pazienti. Nel 27% delle volte a mettere in atto la molestia sessuale è il collega e nel 18,5% delle volte un dirigente.

- Nel 66.8% si tratta di parole a carattere sessuale e nel 45,6% si tratta di vera e propria violenza fisica ed invasione dello spazio personale. Nella maggior parte delle volte a mettere in atto la violenza era una posizione apicale e più anziano della vittima.

- Nel 39,4% il fenomeno non è stato segnalato, e questo nel 34% per paura di essere liquidati con superficialità o non creduti.

- Il dato che colpisce è che il 93,2 degli intervistati dichiara che non c'è stata alcuna formazione sulla prevenzione delle molestie sessuali, da parte delle aziende è che qualora il fenomeno della violenza è stato segnalato, l'intervento di risoluzione, non c'è stato o non è stato appropriato.

- Insomma quella delle molestie sessuali è un tema davvero trasversale, spesso taciuto o minimizzato e su cui è assolutamente necessario porre una doverosa risonanza, affinché questo odioso fenomeno divenga oggetto di prevenzione, formazione e intervento.

 

  • Europa-Mondo:

◦ In alcune indagini internazionali, è emerso che una percentuale elevata di donne sanitarie, in particolare specializzande, sono vittime di violenza sessuale da parte di colleghi, ma i numeri variano in base ai contesti e alle regioni. La percentuale in Europa e nel mondo supera il 40%.

 

3. Discriminazione e Sfide per le Professioniste Sanitarie di Origine Straniera:

  • Italia:

◦ Circa il 50% delle professioniste sanitarie di origine straniera ha affrontato barriere burocratiche nel riconoscimento dei titoli.

◦ Circa il 5% delle professioniste straniere ha dovuto lasciare l'Italia a causa di queste difficoltà nel vedere riconosciuti i propri titoli professionali. 25 i casi emblematici. 

  • Mondo:

◦ Le professioniste sanitarie di origine straniera in molti paesi sono spesso oggetto di discriminazioni, che ostacolano il loro accesso a ruoli di responsabilità e li costringono ad abbandonare i loro paesi d'origine per motivi burocratici e sociali. La percentuale delle discriminazioni sul luogo di lavoro contro le professioniste sanitarie di origine straniera nel mondo si attesta sul 45%.

 

Le Professioniste Sanitarie di Origine straniera in Italia: i numeri

Secondo l'AMSI, su oltre 105.630 mila professionisti sanitari stranieri che lavorano in Italia, il 51% è donna. La maggior parte sono infermiere. Tra il totale dei medici di origine straniera che esercitano in Italia, il 49% sono donne.

 

DISCRIMINAZIONI CONTRO I PROFESSIONISTI SANITARI STRANIERI (INDAGINE AMSI-UMEM-CO-MAI-AISC-UNITI PER UNIRE FEBB 2025)

Un recente studio condotto da AMSI e Co-mai, che raccoglie dati sugli stranieri che lavorano nel settore sanitario, ha evidenziato che, ad esempio, solo nel 2024 sono stati segnalati 323 casi di discriminazione o aggressione ai danni di medici e infermieri e cittadini di origine straniera, con una percentuale di aumento che si aggira attorno al 36% negli ultimi 5 anni, registrando e condannando, in questo arco di tempo, più di 1760 episodi di discriminazioni e violenza contro professionisti di origine straniera principalmente per il colore della pelle, velo, abbigliamenti tradizionali.  La maggior parte delle discriminazioni avviene contro le donne straniere. Ben 25 dottoresse straniere che lavoravano in Italia e indossavano il velo, sono state costrette ad abbandonare il nostro Paese per problemi sul posto di lavoro.

Tra le ragioni della fuga dal nostro Paese delle professioniste sanitarie di origine straniera, che inizialmente erano emigrate in Italia, il 50% delle cause è attribuibile alle molestie sessuali. Le donne, in particolare le dottoresse, rappresentano circa il 49% del totale dei medici di origine straniera, mentre i professionisti della sanità di origine straniera donne costituiscono il 51% visto la maggioranza degli infermieri sono donne .

Negli ultimi cinque anni, è aumentato del 35% il fenomeno delle molestie sessuali contro le professioniste sanitarie che lavorano nel nostro Paese, con un picco tra le dottoresse provenienti dai Paesi dell'Est. Nel 2024, il 5% di queste professioniste ha lasciato l'Italia. Un caso emblematico riguarda una dottoressa di origine africana, specializzata in urologia, che ha cambiato cinque regioni italiane a causa di molestie sessuali. Alla fine, ha comunicato al Presidente della sua decisione che non ce la faceva più: dopo aver lavorato in Italia , è tornata nella sua Africa.

 

 

 

Il numero delle vittime e le forme della violenza generica contro le donne in Italia

Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall'ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.

Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.

Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l'ustione, il soffocamento e la minaccia o l'uso di armi. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l'essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).

Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali (76,8% fra tutte le violenze commesse da sconosciuti).

Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze.

Le donne straniere, contrariamente alle italiane, subiscono soprattutto violenze (fisiche o sessuali) da partner o ex partner (20,4% contro 12,9%) e meno da altri uomini (18,2% contro 25,3%). Le donne straniere che hanno subìto violenze da un ex partner sono il 27,9%, ma per il 46,6% di queste, la relazione è finita prima dell'arrivo in Italia.

Così dichiarano i Consigli Direttivi, insieme al Prof. Foad Aodi, medico palestinese, giornalista internazionale iscritto all'albo di Roma e del Lazio, ed esperto di salute globale, con il Dr. Jamal Abo A. - Vice presidente Amsi, il Dr. Mihai Baleanu - Portavoce Amsi, il Dr. Kamran Paknegad - Segretario Generale Amsi, Dr.ssa Eugenia Voukadinova - Vice Segretario Generale Amsi, e ancora i vicepresidenti di Uniti per Unire, Prof.ssa Laura Mazza e Federica Federici, con Kamel Belaitouche Coordinatore Organizzativo, Dott. Fabio Abenavoli Responsabile Cooperazione Internazionale dei Nostri Movimenti, con il Dr. Nadir Aodi Podologo, Coordinatore Commissioni "Podologi" e "Nuove Generazioni" di AMSI, Uniti per Unire e UMEM.

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