(ASI) “Una conferma di come le manovre approvate abbiano avuto un impatto depressivo, così come emerge lo stato di un paese sempre più stretto in una morsa pericolosa determinata dalla riduzione del reddito, dell'occupazione e dall'aumento dei prezzi”.
E' il commento del segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, sui dati dell'inflazione diffusi dall'Istat, giudicati anche alla luce dei dati tendenziali delle entrate dello Stato.
Per il sindacalista, i dati dell'inflazione tendenziale per il 2011, “confermano il giudizio negativo dell'impatto depressivo delle diverse manovre varate, quelle del precedente governo insieme all'ultima del governo Monti, che avevamo come Cgil denunciato. E' chiaro infatti che all'aumento dell'inflazione non corrisponde un aumento della produzione di domanda e di consumi, ma esattamente il contrario”.
Secondo Barbi, inoltre, “un'ulteriore conferma arriva dai dati tendenziali delle entrate dello Stato, sempre relative allo scorso anno, che registrano un aumento complessivo composto da una riduzione delle imposte dirette (reddito delle imprese e delle famiglie) e da un significativo aumento delle imposte indirette (dovuto all'aumento dell'Iva e delle accise). Si può calcolare che la riduzione dei salari reali lo scorso anno oscillerà tra un meno 1 e 1,5%”. Ecco perché secondo il dirigente sindacale della Cgil “il paese è sempre di più stretto in una morsa determinata dalla riduzione del reddito e dell'occupazione e dall'aumento dei prezzi. E' sempre più urgente un cambiamento delle politiche economiche, a partire da quelle europee, per sostenere l'occupazione e i redditi da lavoro e da pensione”, conclude Barbi.