(ASI) "È giunto il tempo che agli italiani (visto che siano ancora in un Paese democratico) venga concesso il diritto di decidere con un referendum se rimanere o meno all’interno dell’Eurogruppo.
Si tratta quindi di attribuire al Popolo Sovrano il diritto di scegliere il futuro del proprio Paese, affinché tale determinazione venga portata a compimento dal Governo.
In questi giorni stiamo lavorando sul completamento di una task force legale di coordinamento (che rimarrà top secret) per una raccolta firme congiunta tra le forze sovraniste. Lo scopo è anche quello di avere chiarezza, su chi ha veramente in seno l’uscita dall’Eurogruppo, e chi di tale principio ne fa solo uso a livello propagandistico. A tal proposito la nostra task foce legale contatterà uno a uno tutto i partiti e movimenti sovranisti. La presenza della nostra organizzazione politica sulle piazze nel corso del 2020 ha suscitato una grande attenzione ed una grande adesione.
È sempre più crescente il numero di coloro che di questa Europa ne ha chiara la funzione, volta a demolire la Sovranità di ogni singolo stato e renderlo schiavo alla propria egemonia. L’art. 1 della nostra Costituzione dice chiaramente: “L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Un popolo che debba subire la disapplicazione dei principi costituzionali non può dirsi un popolo sovrano. Basti ricordare le gravissime dichiarazioni di Draghi in Senato il 17 febbraio scorso, che disse: "Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di unione europea sempre più integrata che approderà ad un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Senza l’Italia non c’è l’Europa, ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine, c’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”. La sovranità non può essere né ceduta né condivisa: diversamente siamo una colonia.
Il discorso di Draghi, che riteniamo di una gravità inaudita, ci porta in questa direzione. Una direzione in cui l’Europa (non intesa come area geografica ma come entità tecnocratica e finanziaria) dopo aver acquisito il controllo delle economie dei Paesi aderenti (espropriandoli della propria moneta) punta al loro pieno controllo. Crediamo che tutto questo riconduca ad un concetto di “colonia moderna”, ovvero uno Stato depotenziato intraeuropeo, dove un organo centrale impone una propria forma di governo e la sfrutta nel suo interesse. Così fosse, l'elemento fondante non sarà altro che la sudditanza della "Italia colonia" allo Stato centrale che è l’Europa, dove l'attività di quest’ultima sarà quella di provvedere all'ordinamento del suo governo e dei suoi i rapporti giuridico-politici. Ci chiediamo quindi se la volontà è quella di trasformare l’Italia in una colonia retta da organi istituiti dallo Stato colonizzatore, che in questo caso è l’Europa. Si decreterebbe così di fatto la fine della Repubblica e della sovranità nazionale che è in capo al popolo, come recita l’art. 1 della nostra carta costituzionale.
Questa politica è sempre più attraversata da "pulsioni antidemocratiche” perché di fatto europeista e sorretta dai potentati bancari, della finanza speculativa e dal nuovo ordine mondiale. I danni prodotti dall'Europa sono sotto gli occhi di tutti. Le battaglie politiche ci hanno insegnato che questi Governi, privi di ogni scrupolo e forti del loro potere (in virtù delle grandi disponibilità di denaro pubblico) utilizzano tutti i mezzi necessari per reprimere legittimi diritti alla libera espressione (le elezioni Americane ne sono state un esempio). Come è noto, il primo comma dell’art. 50 TUE consente ad ogni Stato di «decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione». Giuridicamente non vi sono strumenti a ciò predisposti (Salvo quelli genericamente previsti dalla Convenzione di Vienna del 1969). Significa soltanto che gli Stati membri non hanno un diritto ad uscire dall’Euro (per i vincoli che derivano dai Trattati) mentre hanno un diritto ad uscire dall’Unione europea (e quindi dall’Euro) sulla base dell’art. 50 TUE.
Per esercitare questo diritto, è necessaria una trattativa e un accordo con le istituzioni europee, benché, se le trattative dovessero fallire, è legalmente ammessa (art. 50.3 TUE) anche l’ipotesi di una hard exit, cioè un’uscita senza accordi (il “no deal scenario”). Aspetto che è stato regolamentato dalla UE nel febbraio 2016 (di cui alleghiamo il link* della riunione). L’uscita dall’Europa è un vincolo che è parte integrante dell’atto costitutivo della nostra organizzazione politica e pertanto indissolubile, aspetto questo che identifica Italia nel Cuore come vero partito sovranista. Lo scopo è quello di attuare un piano di raccolta firme congiunta tra le forze sovranità, che verrà coordinata da una task force legale (che rimarrà top secret). Vedremo così chi ne fa solo un uso propagandistico e lo renderemo noto alla stampa. Invitiamo i partiti e movimenti sovranisti a contattare la nostra Segreteria politica al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. "-
Lo dichiara in una nota ed in esclusiva ad Agenzia Stampa Italia ii Coordinatore Nazionale dell’Organizzazione Politica Italia nel Cuore (MIC).
Collegamenti - Link Riunione UE Febbraio 2016 (introdotto il diritto di uno Stato membro di recedere dall'Unione europea):
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2016/577971/EPRS_BRI(2016)577971_EN.pdf