(ASI) Taranto- Venti giorni fa gli impianti dell’Ilva di Taranto avevano rischiato di fermarsi. Il destino dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa, che ha prodotto nel solo 2016 5,8 milioni di tonnellate d’acciaio, pende sulle decisioni del presidente della regione Puglia. Michele Emiliano rinuncerà al ricorso al Tar, scelta che comporterebbe la chiusura dell’acciaieria?
Al momento ha accettato l’invito del ministro Carlo Calenda per un incontro dedicato all’Ilva nella sede del Mise (ministero dello sviluppo economico). A Roma Emiliano sarà accompagnato dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e si deciderà cosa fare degli impianti. «Il sindaco Melucci ed io abbiamo investito 70 milioni di euro negli ospedali pugliesi per combattere il cancro», ha detto il presidente della regione Puglia. «Tuttavia la nostra battaglia per la tutela della salute dei Tarantini non rimarrà insensibile all’azienda. Parteciperemo al negoziato per la cessione dell’Ilva».
La vicenda- La storia delle trattative sul polo siderurgico inizia ad essere lunga, protagonisti due diritti costituzionali: lavoro e salute. Il conflitto fra la necessità di dare impiego a migliaia di famiglie e la tutela ambientale dura dal 21 gennaio 2015. In quel giorno, il gruppo che apparteneva alla famiglia Riva è stato messo in amministrazione straordinaria per mancato rispetto delle norme che limitano l’impatto ambientale dell’industria. Alla condanna di Emilio Riva e di altri dirigenti, si è aperta la procedura di trasferimento degli asset aziendali.
La cordata- Le sorti dell’Ilva sono influenzate anche da ragioni economiche. La cordata di acquisto Am InvestCo, costituita per l’88,8% da Arcelor Mittal, era fino a ieri affiancata dal gruppo Marcegaglia, per un investimento totale di 1,5 miliardi. Per l’Antitrust europeo di Bruxelles troppo potere in un unico gruppo, accentrato sul polo siderurgico pugliese. A Marcegaglia è subentrata però la Cassa Depositi e Prestiti con un investimento da 100 milioni che vale il 5,6%. Altro 5,6% sarebbe invece rappresentato dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo. Le novità sono state accolte positivamente dall’ente di vigilanza economica dell’Unione europea, grazie ad alcuni accordi ambientali già firmati. Notizie che fanno sperare in vista del negoziato del Mise previsto per il prossimo 20 dicembre, data confermata da Calenda e da Aditya Mittal, amministratore delegato di Arcelor Mittal. Il ritiro del ricorso al Tar da parte di Emiliano sarà il primo argomento del dossier Ilva, ma non è detto che questi faccia il passo indietro tanto sperato dal ministero.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia