La manovra economica? Un testacoda a due passi dal baratro

(ASI) Un altro pericoloso testacoda: è quello che hanno fatto, con la legge di (in)stabilità, i due piloti che guidano - malissimo -  il nostro Paese.

I due piloti sono,ovviamente, Matteo Renzi, (autonominatosi) presidente del Consiglio e Gian Carlo Padoan, ministro dell’Economia.

E questa volta, a criticare Renzi, che già da molto tempo ho definito il prestigiatore di Pontremoli, non sono più (pressoché) solo, perché le critiche e le bocciature sono state tante, cominciando dalla Borsa che sembra impazzita in questi ultimi giorni, bruciando miliardi di euro su una manovra economica finanziaria, fumosa, fragile,contraddittoria, ancorché pomposa nei numeri (e nelle dichiarazioni) 36 miliardi di euro. Che non aiuta affatto, non dico a superare la crisi, ma nemmeno a dare una svolta alla recessione, a dare un contributo alla lotta alla disoccupazione, all’evasione fiscale, abbassando la pressione fiscale, che è  - lo dico per l’ennesima volta -  insostenibile. Forse saremo riusciti a contenere il deficit entro quel famoso 3% imposto dai Trattati europei, ma per la soluzione dei problemi dovremo sperare ancora una volta… nel Padreterno.

Tre soli provvedimenti appaiono giusti e sono condivisibili, il resto è una disastro. E, allora, nel buio pesto, vediamole subito queste  lucine.

La prima è il taglio dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, nel cui imponibile, d’ora in poi, non ci sarà la componente costo del lavoro. Un costo che, nel calcolo dell’imposta,  era considerato un ricavo. Ad avere un vantaggio sarà solo il  30% delle aziende, ma si è posto fine ad un’assurdità contraddittoria e demenziale. Le aziende, inoltre, per i nuovi assunti a tempo indeterminato, per tre anni non pagheranno i contributi. Agevolazioni? Certamente, ma inutile illudere la gente sostenendo che per questo le aziende ricominceranno ad assumere, e che scenderà la disoccupazione; le nuove assunzioni ci saranno solo e soltanto se aumenterà la domanda dei beni. La Fiat, anzi la Fca, come si chiama adesso, assumerà nuovi operaio se la domanda di automobili aumenta, altrimenti i nuovi operai in fabbrica cosa vanno a fare? A giocare a carte? Per capirlo non ci vuole il Nobel per l’economia, basta aver frequentato, con qualche modesto profitto, anche le serali. Si capisce anche che l’inversione di tendenza di questa crisi infinita si avrà quando scenderà la pressione fiscale, perché se la stragrande maggioranza dei redditi viene prosciugata dalle imposte e dalle tasse, che aumentano (anche con questa manovra) invece di diminuire, la domanda di beni e servizi non potrà mai aumentare, né con il miracoloso jobs act né togliendo l’art.18.

Il secondo provvedimento accettabile è la conferma dei famosissimi 80 euro in busta paga seppure limitati ai soli lavoratori dipendenti. Infine - e chiudiamo - il sostegno alle famiglie  per i nuovi nati fino al terzo anno di età e l’esenzione dal ticket sanitario per le famiglie con figli.

Adesso mettetevi seduti perché c’è  il rischio di vertigini tanto le cose siano assurde. La prima cosa,  la più clamorosa tanto da sembrare incredibile, è l’agevolazione fiscale per le cosiddette partite Iva che dichiarano un reddito inferiore ai 15 mila euro lordi l’anno. In questo folto gruppo, generalmente, ci sono idraulici, elettricisti, meccanici, muratori, falegnami, fabbri, barbieri, calzolai, ecc. Non tutti, naturalmente, ma sono tra le categorie gravemente indiziate per il lavoro in nero. E così se prima osavano dichiarare 16/17 mila euro l’anno, d’ora in poi cercheranno di tenersi sotto alla soglia dei 15.000 per ottenere altri vantaggi fiscali. E’ un ulteriore incentivo ad evadere e si rimane interdetti. Esattamente l’opposto di quella che dovrebbe essere la lotta all’evasione. Ma queste cose, Renzi le pensa da solo o gliele suggerisce qualcuno? Bisogna saperlo, perché, si tratta di geni.

Poi ci sono, per 4 miliardi, i tagli alle Regioni, che con il loro rappresentate, Sergio Chiamparino, hanno fatto finta di protestare. Tutta scena, naturalmente, perché aumenteranno le addizionali ed i ticket ed il gioco è fatto, come sempre. C’è poi la questione del trattamento di fine rapporto da dare, su richiesta, anticipatamente, da marzo prossimo, subito in busta paga senza aspettare il pensionamento. Sono soldi dei lavoratori che, così, dovranno pagare più imposte, forse sono più gli svantaggi che i vantaggi. E di Carlo Cottarelli e della tanto sbandierata spending review si hanno notizie? “Una covata di sfuggenti topolini” sintetizza sarcasticamente il Corriere della Sera. Mentre Cottarelli  è ripartito, tornato al Fondo monetario a Washington, come un reduce di Caporetto. Che tristezza.

Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia

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