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(ASI) Tra l’11 e il 13 ottobre il Festival della Diplomazia, giunto alla sua quarta edizione, si è svolto nel tipico paesaggio umbro di Spoleto. Tra le vie di pietra e i suggestivi vicoli medievali si svolgevano conferenze ed eventi legati al mondo diplomatico e agli affascinanti temi della politica internazionale. Le tre giornate, continuazione delle iniziative svoltesi a Roma nei giorni precedenti, si sono aperte con il seminario “La diplomazia del gusto”. L’argomento principale ruotava intorno al cibo come strumento utilizzabile dai diplomatici italiani, ovvero la promozione della cucina tipica nazionale come simbolo della cultura italiana davanti agli occhi della platea internazionale. Il secondo giorno ha avuto inizio con una tavola rotonda ospitata dalla Scuola Superiore di Polizia nella quale si è discusso il controverso tema “Sicurezza e Diritti di Libertà”. Quanta libertà si è disposti a cedere in cambio della sicurezza? Cosa sta succedendo in Siria e come stanno agendo informazione ufficiale e controinformazione ribelle? Come risolvere il conflitto, provocato dal Datagate, fra PRISM, il sistema informatico che spia milioni di persone, e la segretezza legittima delle comunicazioni di ogni cittadino? Questi sono solo alcuni dei temi più dibattuti durante l’incontro. Il Festival prosegue nel pomeriggio all’interno del Chiostro di San Nicolò, dopo una breve pausa per il pranzo. In una sobria sala si è tenuta una tavola rotonda sui temi “Povertà Spirituale, Povertà Materiale”, dove i progetti della FAO per la riduzione della fame nel mondo si sono legati ad aulici discorsi di teologia ed etica. Una prospettiva nuova che fa della religione un modo per avvicinare popoli e culture differenti, trovando un punto di incontro che non sia solo la sede di una ambasciata o di un consolato. Dopo un rinfresco fra ambasciatori, politici e grandi nomi del giornalismo, la seconda giornata ha trovato la sua perfetta conclusione nella rappresentazione teatrale “Non ero carina, ero peggio”, trasposizione a teatro del racconto della straordinaria vita della principessa Paolina de Metternich, diplomatica dell’Impero Austro-ungarico. La recitazione si alternava a brani di musica classica, emblema di una età moderna dedita ai grandi compositori e ad una complessa diplomazia. Con i brani che hanno accompagnato quell’epoca ha termine il secondo giorno. Il terzo ha visto svolgersi un solo evento, ma non per questo meno importante. Si è trattato di una simulazione di processo ad un personaggio storico, come da tradizione ormai, nel quale il pubblico ha la possibilità di scegliere fra l’assoluzione e la condanna. In questa occasione sono state giudicate le azioni del Generale Charles De Gaulle, eroe della resistenza francese e personaggio chiave del Novecento. L’accusa e la difesa si sono espressi sulla visione tradizionalista del Presidente francese, non sempre lungimirante ma allo stesso tempo caratteristica di una personalità complessa, di cui sono state analizzate anche alcune vicende personali. Ma per l’accusa non c’è stato verso. Il verdetto? Assoluzione, in quanto le sue azioni sono state interpretate come un dettato del profondo amore che De Gaulle provava per il suo paese e che per due volte lo ha portato alla salvezza, durante la Seconda Guerra Mondiale e durante la crisi algerina. Il sole tramonta alle spalle dei monti che circondano Spoleto, la città della diplomazia per questi tre giorni dove la politica internazionale è scesa e si è fatta locale, si è fatta formazione, si è fatta paese.

 

Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia

 

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