(ASI) Nonostante i danni fatti in mezzo mondo l’ultraliberismo continua a produrre politici in serie. L’ultimo rappresentante di questa idea politica è l’argentino Javier Milei che ha come punti forti della sua azione la chiusura della Banca centrale, l’eliminazione dell’educazione e dalla sanità pubblica, la liberalizzazione del commercio delle armi e degli organi.
Seguendo, a sua dire, una dottrina che si basa sulle idee di Friedrich Hayek
Milei, da molti considerato una sorta di Bolsonaro in salsa argentina ha fatto irruzione sulla scena politica locale a circa sei mesi dalle presidenziali ed è ben presto balzato agli onori della cronaca per le sue proposte e stabilmente tra i primi nei sondaggi pre-elettorali, e molti analisti lo vedono come possibile sorpresa.
Attualmente l’Argentina sta vivendo una grave crisi economica con un’inflazione superiore al 100% su base annua, una situazione che potrebbe favorire candidati “antisistema” o presunti tali, che si scagliano contro la casta politica.
Recentemente intervenuto ad un convegno pubblico di imprenditori Milei ha sostenuto la proposta della dollarizzazione dell'economia come strumento per annientare l'inflazione” oltre ad un programma di tagli alle spese delle Stato che capace di 13 punti del Pil, sentenziando “se non fosse per lo Stato non sareste i più ricchi dell'Argentina, ma i più ricchi del mondo”.
In precedenza, Milei aveva sedotto l'establishment agricolo parlando in un forum della Sociedad Rural Argentina, l'associazione più tradizionale che riunisce i produttori agricoli e che controlla il flusso di dollari delle esportazioni di grani, promettendo l'azzeramento di tutti i diritti di esportazione e la possibilità, grazie alla dollarizzazione, di poter guadagnare in biglietti verdi e triplicare il fatturato.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia