(ASI) Roma - Su iniziativa dell'Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti S.E. Omar Al Shamsi, si è tenuta ieri sera presso l’ambasciata degli Emirati a Roma, una cena di Iftar (rottura del digiuno) di Ramadan, all’insegna del dialogo interreligioso e della tolleranza.
L’evento a visto la partecipazione di autorità italiane e diplomatiche, ma soprattutto di diversi rappresentanti delle varie confessioni religiose sia monoteiste che non, tra cui Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, mons. Khaled Akasheh, Capo ufficio per l’Islam presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, oltre al Presidente della comunità Hindu, il Vicario episcopale della Chiesa Copta a Roma, e il Metropolita primate della Chiesa Ortodossa d’Italia. Gli Emirati hanno denominato il 2019 “Anno della Tolleranza”, dopo aver istituto lo scorso anno un ministero dedicato, in cui si moltiplicano le iniziative presso tutte le rappresentanze diplomatiche emiratine - oltre agli Emirati stessi - per promuovere i concetti di fratellanza, convivenza, umanità, dialogo interreligioso; soprattutto alla luce della visita di Papa Francesco negli Emirati, la prima di un pontefice cattolico nella penisola arabica, nel febbraio di quest’anno, conclusasi con la sigla insieme al Grande Imam dell'Università di Al-Azhar in Egitto, del Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune.
Intervento dell'ambasciatore degli Emirati, S.E. Omar Al Shamsi - 2019 Iftar
Buona sera a tutti, e buon Ramadan.
È meraviglioso vedere tanti amici riuniti qui stasera.
Vorrei innanzitutto estendere un caloroso saluto e benvenuto a tutti i rappresentanti delle comunità religiose in Italia, alle autorità italiane e agli stimati membri del corpo diplomatico, grazie per esservi uniti qui con noi.
==================================
Il Ramadan è un momento di riflessione. E in questa occasione riuniti qui stasera, vorrei riflettere sui valori che ci uniscono tutti, non importa la provenienza, chi si prega o quale lingua si parli.
Tutti qui stasera condividono l’impegno verso l'inclusione e l'accettazione dell’altro, e la convinzione che le persone debbano avere la libertà di vivere le loro vite e praticare le proprie religioni come desiderano.
In questo spirito, gli Emirati Arabi Uniti celebrano il 2019 come "Anno della tolleranza". Incoraggiare l'inclusione e apprezzare la diversità sono le priorità speciale di quest’anno.
L’incipit dell'Anno della tolleranza risale al 1960, quando due medici missionari americani si recarono nella penisola arabica per costruire un ospedale in un edificio di argilla.
Per i beduini che vivevano lì e praticavano l'Islam, fu la prima esperienza con la medicina moderna - e il primo contatto con il cristianesimo.
Con l'incoraggiamento e il sostegno dei capi tribali locali, la squadra medica formata da marito e moglie fecero crescere l'ospedale, salvando molte vite e cementando un'eredità duratura di reciproco rispetto e ammirazione tra cristiani e musulmani, in quella che in seguito sarebbe diventata poi una prospera nazione.
L'eredità di mutuo rispetto emersa dall'esperienza della famiglia missionaria rappresenta una tendenza molto più ampia, e cosa importante, ha contribuito a formare le fondamenta del mio paese.
Inclusione e tolleranza non sono qualcosa di nuovo per gli Emirati Arabi Uniti. Il nostro fondatore Sheikh Zayed ha fatto di questi valori parte della sua vita quotidiana, della politica e della società degli Emirati.
Il governo di Abu Dhabi ha donato terreni per la costruzione di chiese cattoliche e anglicane negli anni '60. Ancora prima, fu aperto un tempio indù a Dubai nel 1958.
Questa visione inclusiva e di apertura mentale forma ancora oggi la nostra società.
Diverse confessioni cristiane hanno costruito circa 40 chiese, inoltre ci sono due templi indù, un tempio sikh e un tempio buddista, che accolgono congregazioni multinazionali.
C'è una comunità ebraica attiva e praticante a Dubai che continua a crescere.
Siamo stati entusiasti di iniziare l'Anno della Tolleranza con la visita ad Abu Dhabi di Sua Santità Papa Francesco. E 'stata la prima visita di un papa nella penisola arabica - il luogo di nascita dell'Islam.
L'udienza alla messa del Papa ha mostrato la diversificazione della comunità cattolica negli Emirati Arabi, che comprende persone provenienti dalle Filippine, sub-continente indiano e da numerosi paesi africani ed europei. È stata una visione davvero stimolante vedere questo gruppo insieme al Papa ad Abu Dhabi.
Per garantire che lo spirito inclusivo della visita del Papa sopravviva, gli Emirati Arabi creeranno un Centro abramitico per lo studio e il culto ad Abu Dhabi.
Il nostro impegno per la creazione di una società inclusiva va oltre la religione.
A marzo, Abu Dhabi ha ospitato i Giochi Paralimpici Mondiali Estivi . E’ stata la prima volta in assoluto che questo evento globale per promuovere l'inclusione di persone diversamente abili - o, come li chiamiamo negli Emirati Arabi Uniti, "persone di determinazione" - si è svolto in Medio Oriente. Atleti provenienti da oltre 190 paesi hanno partecipato all'evento, 19 paesi partecipando per la prima volta.
Permettetemi qui di fare le migliori congratulazioni a tutti i 115 partecipanti italiani e 39 tecnici, che hanno ottenuto ben 107 medaglie nelle varie competizioni.
Questi giochi lasceranno un impatto duraturo. Gli Emirati Arabi Uniti hanno posto in essere diverse politiche per accelerare l'inclusione nell'istruzione e sanità, e sensibilizzare alle disabilità.
I Giochi Mondiali e la visita del Papa sono potenti esempi delle nostre convinzioni, che si fondano sul trarre forza dalle nostre diversità.
Questo è esattamente ciò per cui ci battiamo negli Emirati Arabi Uniti, operando per rendere la regione del Medio Oriente e il mondo un posto più inclusivo e pieno di speranza per il futuro.
Con i nostri amici italiani stiamo lavorando per rafforzare le nostre relazioni al servizio di questi concetti umanitari, che si riflettono ad esempio l'aumento del numero della comunità italiana con oltre 14 mila cittadini italiani residenti nel nostro territorio che vivono insieme a più di 200 nazionalità da tutto il mondo. Queste relazioni hanno non solo sviluppato gli scambi commerciali in maniera significativa tra i nostri due paesi con la presenza di un gran numero di società italiane negli Emirati, ma anche la cooperazione scientifica e culturale tra i nostri due paesi, per questo siamo felici dell’apertura il prossimo anno della Scuola Italiana.
In conclusione vorrei darvi di nuovo il benvenuto a questa felice occasione, con la speranza che questo spirito possa servire per il bene del futuro di tutti.
Grazie molte ancora.