(ASI) Roma - "Non possiamo restare in silenzio di fronte a queste persone coraggiose che hanno sacrificato la loro vita per la loro fede in Cristo e per gli altri".
Così Paul Bhatti fratello di Shahbaz, ministro pachistano ucciso nel 2011, plaude all’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre che il prossimo 24 febbraio alle ore 18 illuminerà di rosso il Colosseo in ricordo del sangue versato ancora oggi da tanti cristiani.
Un evento mediatico unico che vedrà la partecipazione di personalità quali il segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
Nel corso dell’evento sarà dato ampio spazio a odierne figure simbolo della persecuzione cristiana i cui volti saranno proiettati sulla facciata del Colosseo. Tra questi un doveroso ricordo a Shahbaz Bhatti di cui pochi giorni dopo, il 2 marzo, ricorrerà il settimo anniversario dell’uccisione: "Mio fratello ha dato la vita non soltanto per i diritti dei cristiani, ma per quelli di tutte le minoranze e perfino dei musulmani", ha commentato Paul Bhatti ricordando l’opera del ministro assassinato per il suo impegno in difesa di Asia Bibi e a favore di una modifica della legge antiblasfemia. "È doveroso – ha aggiunto Bhatti – rendere omaggio ai nostri martiri attraverso eventi come questo e onorare la loro memoria".
È per squarciare il velo dell’indifferenza che ACS organizza simili eventi, nel tentativo di costringere il mondo ad accorgersi dei tanti cristiani perseguitati ancora oggi. L’iniziativa del 24 febbraio è sostenuta anche da Don Luca Monti, fratello di Simona, una delle vittime della strage avvenuta a Dacca in Bangladesh il 1° luglio 2016. "Il nostro ricordo di chi ha versato il sangue per la propria fede, non deve essere passeggero ed emotivo, così come il mondo della comunicazione purtroppo vuole imporci, ma deve scuotere sempre la nostra coscienza e ricordarci costantemente che se la Chiesa è presente è grazie soprattutto al sangue dei martiri", ha affermato. Un sangue che, nota il giovane sacerdote, è "sinonimo di speranza e dal quale può nascere una primavera della Chiesa. Se noi oggi possiamo professare la nostra fede è anche per mezzo del sacrificio di questi martiri, che con il loro sangue hanno irrorato la coscienza della comunità internazionale".
Guardare all’eroicità dei martiri rafforza inoltre la nostra pallida fede occidentale, come ricorda ad ACS Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, sacerdote fidei donum ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006. "Se mio fratello era preoccupato per i pochi cristiani rimasti in Turchia che subiscono per giunta gravi limitazioni della loro fede, ancor di più lo era per la mancanza di fede in Occidente. 'Non sapete cosa vi state perdendo' ci diceva ogni volta che tornava a casa".
L’appuntamento è sabato 24 febbraio alle ore 18 in Largo Gaetana Agnesi.