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Luca Signorelli "de ingegno et spirto pelegrino"

(ASI) Grande mostra a Perugia, Orvieto e Città di Castello dal 21 aprile al 26 agosto 2012

 Il 21 aprile 2012 apre al pubblico la grande mostra dedicata a Luca Signorelli (Cortona 1450 ca - 1523), uno dei più importanti maestri del Rinascimento, un artista “de ingegno et spirto pelegrino”, come lo definì Giovanni Santi, il padre di Raffaello, lungamente attivo in Italia centrale dal 1470 al 1523. La rassegna monografica che si apre a Perugia è la prima dal lontano 1953.


 La mostra presenta oltre 100 opere, di cui 66 del pittore cortonese, si articola in tre sedi espositive: a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria, a Orvieto nel Duomo, nel Museo dell’Opera e nella chiesa dei Santi Apostoli, a Città di Castello nella Pinacoteca Comunale. Curata da Fabio De Chirico, Vittoria Garibaldi, Tom Henry e Francesco Federico Mancini, la mostra è promossa dalla Regione Umbria e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali insieme alle Province di Perugia e di Terni, ai Comuni di Perugia, Città di Castello e Orvieto, alle Diocesi di Perugia, Città di Castello e Orvieto, all’Opera del Duomo di Orvieto, alle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Perugia, Città di Castello e Orvieto, alle Camere di Commercio di Perugia e di Terni e all’Università degli Studi di Perugia. L’organizzazione dell’evento è affidata a Civita.
 
Nella sede della Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia sarà illustrata l'intera carriera artistica di Luca Signorelli, a partire dalla sua formazione. Nell’introduzione al catalogo della mostra del 1953 si lamentava l’assenza delle Madonne di Boston, Oxford e Venezia, che, messe a confronto con l’affresco staccato di Città di Castello, sarebbero state fondamentali per verificare la tesi di Bernard Berenson, che aveva raggruppato “tali cose piefrancescane” sotto il nome di Signorelli giovane. La mostra di Perugia ripara a quella lacuna, mettendo in sequenza i quattro dipinti, con l’aggiunta, davvero importante, dell’intrigante Presentazione al Tempio, ex Cook e già Morandotti, venduta di recente da Sotheby’s a New York e gentilmente concessa in prestito dal nuovo proprietario. E’ possibile delineare, così, quella che i curatori della mostra, in linea con l’intuizione di Berenson, ritengono sia l’effettiva fisionomia artistica dell’esordiente maestro cortonese. Il quale, anche a dire di Giorgio Vasari, mosse i primi passi all’ombra del grande maestro prospettico. Per sottolineare l’influenza avuta da Piero della Francesca sul giovane Signorelli la mostra si apre con la Madonna di Senigallia, capolavoro maturo del pittore di San Sepolcro concesso in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche, che dialoga inoltre con il polittico di Sant’Antonio da Padova, stabilmente conservato nella Galleria Nazionale. Dopo l’esordio pierfrancescano, la mostra mette in luce la svolta che, nel percorso di Signorelli, è rappresentata, nella seconda metà degli anni settanta, dall’incontro con il Verrocchio a Firenze. Una bellissima testa di San Girolamo, ascrivibile a quest’ultimo dà modo di comprendere il senso di quella svolta, comune ad altri artisti come Perugino e Bartolomeo della Gatta, attivi in quegli stessi anni accanto al Verrocchio e, naturalmente, presenti in mostra con opere di quel periodo. Capolavoro giovanile del Signorelli e punto di snodo del percorso espositivo è la cosiddetta Pala di Sant’Onofrio del Duomo di Perugia, realizzata nel 1484 quando la diocesi di Perugia è retta dal vescovo cortonese Dionisio Vannucci, nipote e successore come vescovo del più famoso Jacopo. Qui Signorelli, che ha appena concluso la sua breve ma esaltante esperienza sui ponteggi della Cappella Sistina, raggiunge l’apice della sua potenza espressiva. Il percorso si dipana, poi, attraverso una serie di dipinti, molti dei quali indiscutibili vertici della pittura rinascimentale italiana, come il Tondo di Monaco o la Madonna Medici. Nel tentativo, in parte riuscito, di riassemblare opere del Signorelli smembrate in antico e oggi disperse in varie sedi museali italiane e straniere, vengono poi presentati alcuni frammenti della pala Bichi, parti della pala di Matelica e della pala Filippini di Arcevia, mentre l’Annunciazione di Volterra viene ricostruita in ogni suo elemento. Chiude la rassegna una selezione di disegni provenienti dal Louvre, dagli Uffizi, dal British Museum e da altre collezioni. Questa parte della mostra è di fondamentale importanza per capire quale ruolo abbia avuto la progettazione grafica nella costruzione della grandiosa ed eroica umanità del Signorelli. Nel Duomo di Orvieto Luca Signorelli ha affrescato il grandioso ciclo del Giudizio Universale nella Cappella Nova o di San Brizio (1499-1504), culmine della pittura rinascimentale, con le famosissime immagini del Finimondo, dell’Inferno e del Paradiso. La decorazione, avviata nel 1447 da Beato Angelico, fu portata avanti e compiuta da Signorelli che ne fece vertice sommo del nuovo stile, impareggiabile se non dai grandi maestri, come Michelangelo che ne trasse ispirazione e insegnamento per il Giudizio della Cappella Sistina. Nel Museo dell’Opera del Duomo (MODO) si conserva la tavola raffigurante Santa Maria Maddalena. Per l’occasione le opere sono state riunite in uno spazio interamente dedicato all’artista cortonese dove è allestito anche il cantiere di restauro della Pala di Paciano, aperto al pubblico. Dal Museo è possibile accedere per la prima volta dopo il restauro alla Libreria Albèri: un suggestivo ambiente rinascimentale decorato negli anni del cantiere signorelliano con soggetti profani ispirati al linguaggio artistico del maestro. Fu edificata nel 1499 tra la cattedrale e il nucleo più antico dei Palazzi Papali, per accogliere la biblioteca del vescovo Antonio Albèri (1423 ca - 1505), già arcidiacono del duomo nonché precettore del futuro papa Pio III Piccolomini, che la donò per testamento all’Opera del Duomo. Il ciclo di affreschi che ne orna le pareti è dedicato ai più famosi autori delle discipline presenti nelle sezioni della biblioteca. Questo spazio d’eccezione accoglie alcuni volumi incunaboli appartenenti alla collezione di Albèri e oggi conservati presso la Biblioteca Comunale di Orvieto, oltre a registri originali dell’Archivio di Stato e dell’Archivio dell’Opera del Duomo che documentano gli incarichi e l’attività orvietana di Signorelli. Viene qui esposto anche il raro dipinto su terracotta che ritrae Luca Signorelli e Niccolò Franchi, camerlengo della Fabbrica, probabile opera autografa dello stesso Signorelli. Nella chiesa dei Santi Apostoli, concessa nel 1625 alla Compagnia di Gesù e quindi ristrutturata secondo gli schemi di epoca barocca, è allestita una significativa rassegna di dipinti del Novecento: sono le opere di Fabrizio Clerici (1913-1993) e di Livio Orazio Valentini (1920-2008) che illustrano la ricerca portata avanti in contesti diversi nel segno profondo di Signorelli. Il monumentale palazzo Vitelli alla Cannoniera, a Città di Castello, è il terzo sito della rassegna, per una precisa scelta dei curatori di non spostare dalla Pinacoteca Comunale alcun dipinto del maestro cortonese; anzi di incrementare il già importante nucleo esistente con altre opere provenienti da collezioni italiane e straniere. Al tempo della signoria dei Vitelli, Città di Castello offrì al pittore molte, importanti occasioni di lavoro. Oltre ai ritratti di alcuni esponenti della famiglia Vitelli, l’artista eseguì infatti svariati dipinti per le principali chiese cittadine, a cui guardò con attenzione il giovane Raffaello. Restano a Città di Castello il bellissimo Martirio di San Sebastiano, l’appena restaurato gonfalone di San Giovanni Battista e la gigantesca pala di Santa Cecilia, opera tarda (1517 circa), ma di estremo interesse per comprendere il funzionamento della bottega signorelliana. Dopo il 1510, Signorelli concesse ampio spazio ai suoi collaboratori, pur non mancando di fornire disegni, spunti e idee compositive. Accanto alle opere della Pinacoteca, vengono presentati una decina di dipinti. Fra questi il bel tondo della Galleria Comunale di Prato, alla cui esecuzione potrebbe aver concorso Francesco Signorelli, nipote dell’artista e suo principale collaboratore, i Santi Rocco e Sebastiano dell’Accademia Carrara di Bergamo, una Presentazione al Tempio di collezione privata e una serie, interessantissima, di predelle tuttora sottoposte al vaglio della critica per la loro storia antica scarsamente documentata (la predella di Bucarest, della pala di Castel Sant’Angelo, della pala di Foiano della Chiana, dell’Assunzione di Cortona). In linea con la politica regionale, che da anni si impegna a promuovere la green economy, per la prima volta nella storia della realizzazione di eventi espositivi è stato progettato un allestimento eco sostenibile, per il quale saranno utilizzati materiali riciclabili, lampade a led e teli fotovoltaici in grado di produrre una consistente parte dell'energia necessaria alla mostra, riducendone così notevolmente i costi fissi di gestione. La mostra, articolata e complessa, grazie alla Regione Umbria potrà essere resa maggiormente fruibile anche attraverso due nuove Applicazioni, compatibili sia con i sistemi Apple e Android, che con smartphone e tablet. Dalla prima app non soltanto si potranno attingere le informazioni di carattere scientifico, turistico e organizzativo, ma sarà anche possibile effettuare una visita virtuale della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto; mentre la seconda applicazione, in versione “light”, sarà installata su venti IPad e permetterà ai visitatori della Galleria Nazionale dell’Umbria di approfondire le nozioni relative alle opere in mostra. La mostra dedicata a Luca Signorelli segna un’ulteriore tappa del percorso per valorizzare gli artisti più rappresentativi della stagione rinascimentale in Umbria, inaugurato nel 2004 con la mostra Perugino il divin pittore, proseguito nel 2008 con la mostra dedicata a Pintoricchio e nel 2009/2010 con la mostra dedicata a Piermatteo d'Amelia. Accanto al favore del pubblico e al successo mediatico, queste mostre hanno stimolato numerose ricerche e studi, confluiti nei rispettivi cataloghi e in numerose pubblicazioni scientifiche, confermando l’importanza dell’Umbria nel panorama artistico italiano tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Come per le altre grandi mostre dell’Umbria, anche per Signorelli sono promossi itinerari di visita nei siti che conservano opere dell’artista, in particolare nella Valtiberina: i poco noti ma fascinosi affreschi con Storie della Passione, che il pittore cortonese realizzò, verso il 1510, nell'Oratorio di San Crescentino a Morra, la chiesa-museo di Santa Croce di Umbertide con la tavola raffigurante la Deposizione dalla Croce del 1516 e, oltrepassando gli attuali confini amministrativi, lo stendardo di Sant’Antonio, conservato nella chiesa omonima di Sansepolcro. Senza dimenticare che Cortona, la sua città natale, conserva alcuni grandi capolavori come la Comunione degli Apostoli e il Compianto su Cristo morto nel Museo Diocesano.


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