Sua la notizia che permise lo scoop del rinvenimento del corpo di Aldo Moro in via Caetani all'interno di una Renault 4 il 9 maggio del 1978 dopo 55 giorni di prigionia.
Fu proprio Giorgio a chiamare quella mattina dalla Questura il giornalista della televisione privata romana GBR Franco Alfano, indicandogli la via e l'auto dove la polizia aveva trovato il cadavere dello statista democristiano riuscendo, così, ad essere il primo giornalista ad arrivare sul posto prima che la strada venisse chiusa dalle forze dell'ordine e assicurandosi le uniche immagini del tragico evento.
Lascaraky aveva iniziato ad esercitare la professione prestissimo, all'età di 18 anni il 4 luglio del 1945, sulle pagine del quotidiano Italia Libera.
Era poi passato a Momento Sera, Paese Sera e, dal 1954, al quotidiano Il Tempo di Renato Angiolillo.
Dalla sala cronisti della Questura di Roma per anni ha continuato a lavorare per diverse testate, come per il Gr della Rai per il quale assicurava la copertura della 'nera' per il 'Gazzettino' del mattino.
Era sempre il primo a chiamare la sala operativa della Questura all'alba, tutti i giorni senza mai saltare una domenica o un festivo e con una professionalità che è stata sempre riconosciuta anche dagli stessi operatori di polizia.
Giorgio Lascaraky ha formato generazioni di giornalisti ed ha attraversato tutti i fatti di cronaca della capitale: dagli anni del dopoguerra, agli atroci anni di piombo fino ad arrivare agli anni 2000.
Ha continuato a lavorare fino all'età di 90 anni.
In occasione del Premio cronista - Piero Passetti del 2004 aveva incontrato il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.
Nel 2009 l'allora Questore di Roma, Giuseppe Caruso, gli aveva consegnato una targa con su scritto: "A un giornalista di razza, a una figura storica della cronaca Romana, Giorgio Lascaraky, un piccolo riconoscimento per la tua grande professionalità".
Il Sindacato cronisti romani si stringe intorno ai figli Flaminia e Marco e ai nipoti, Arianna, Paloma e Olivia.