Migranti morti assiderati nel canale di Sicilia

(ASI) BARI - Deboli, insufficienti e tardivi segnali di risveglio dell'Unione Europea. L'ennesima incredibile quanto evitabile tragedia che ha determinato la morte per assideramento di 29 migranti libici a pochi chilometri da Lampedusa ha provocato sdegno e indignazione in tutto il mondo.

I soccorsi partiti incredibilmente in ritardo non hanno impedito che la tragedia si compisse sino in fondo ed ancora oggi non si hanno dati precisi sui dispersi e sulla salute dei sopravvissuti. Ha ancora il terrore negli occhi uno degli uomini a bordo della motovedetta della Guardia costiera che, dopo oltre 26 ore di navigazione, ha raggiunto l'altra sera Lampedusa, con 29 cadaveri a bordo. Con le lacrime agli occhi e completamente sconvolto ha dichiarato: "È stata l'Apocalisse. Onde alte otto-nove metri, mare forza sette, con 36 nodi di vento. Gente che tentava in ogni modo di entrare nel vano macchine per ripararsi dal vento e dal gelo. E poi tutti quei migranti che morivano per il freddo, uno dopo l'altro". Gli uomini della Capitaneria di porto sono esausti, stanchi e tristi, perché avrebbero voluto portare i profughi a Lampedusa sani e salvi. Un infermiere dell'Ordine di Malta, Salvatore Caputo, che era a bordo, ha iniziato a mandare sms ai suoi familiari perché temeva di non riuscire a tornare sulla terraferma. Un altro testimone racconta di una lite tra un gruppo di profughi che tentavano di rompere il lucchetto del vano macchine. Momenti di panico. "Mai visto nulla del genere - dicono all'unisono - con un mare così forte è stato quasi un miracolo essere riusciti a tornare sani e salvi a Lampedusa".

Dai racconti emerge un dato veramente raccapricciante: 22 dei 29 morti erano ancora in vita quando i soccorritori li hanno raggiunti, ma il mare grosso e la lentezza delle motovedette previste da Triton sono stati mortali per i giovani bagnati fradici anche dopo il recupero. Solo uno sarebbe morto per un trauma cranico. La Procura di Agrigento ha, intanto, aperto un'inchiesta. "Il viaggio è durato tre giorni e quasi subito dopo la partenza l'acqua è entrata nel gommone perchè il mare era agitato". È questo il racconto, ancora molto parziale, che alcuni dei sopravvissuti dell'ultima strage della immigrazione nel Canale Sicilia hanno fatto al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, andata a visitarli assieme al prefetto di Agrigento Nicola Diomede nel centro di accoglienza di contrada Imbriacola. "I superstiti sono molto stanchi e ancora choccati -ha detto Giusi Nicolini- e in queste ore sono impegnati a fare ognuno di loro una lista delle persone che si trovavano sul gommone con loro per far sì che tutte le vittime abbiano un nome".

Uno solo dei 29 morti è stato finora identificato perché in tasca aveva un documento. Si tratta di un ivoriano di 31 anni. Tra i superstiti - tutti uomini - ci sono anche tre minori, uno dei quali ha probabilmente dodici anni. Le 29 salme verranno imbarcate sul traghetto di linea domattina e arriveranno a Porto Empedocle in serata. Saranno distribuite nei cimiteri dei 20 Comuni della provincia di Agrigento che si sono detti disponibili ad accogliere i corpi. I sopravvissuti partiranno quasi certamente, alla volta di Porto Empedocle, giovedì mattina. Dall'Unione Europea un piccolo segnale viene da Federica Mogherini, Alto Rappresentante UE , che ha annunciato che nei prossimi giorni convocherà una riunione straordinaria per rivedere le politiche europee sull'immigrazione ed ha affermato che . "Non possiamo permettere altre tragedie in mare. Dobbiamo essere capaci di dare una forte risposta politica ed operativa". Speriamo che alle parole facciano seguito i fatti con l'approvazione di progetti concreti finalizzati a prevenire ed evitare altre stragi che pesano sull'inefficienza dell'Unione Europea ed oggi purtroppo anche su quella del Governo Italiano del quale sino ad oggi non registriamo alcuna reazione significativa. Intanto nel suo tweet il Sindaco di Lampedusa Nicolini scrive con sarcasmo, parafrasando la frase francese "Je suis Charlie Hebdo" – "Je suis morto di freddo e non sono riuscito ad approdare a Lampedusa". A lei ed a tutta la Comunità di Lampedusa esprimiamo la nostra solidarietà.

Giacomo Marcario

Presidente Federazione Italiana Lavoratori Emigranti - FILE

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