(ASI) - Dopo l’intensificazione della presenza militare statunitense nella regione caraibica, il governo venezuelano ha denunciato la presenza come una sorta di minaccia diretta alla sovranità, definendola “aggressione”.
Testate americane e internazionali a conferma, documentano un aumento di pattugliamenti, l’invio di una portaerei e altre unità navali, oltre a raid aerei e attacchi contro imbarcazioni ritenute coinvolte nel traffico di stupefacenti. Tali operazioni hanno alimentato l’allarme di Caracas. Maduro considera l’aumento delle attività militari USA nei Caraibi non solo come operazione anti-droga, ma come un potenziale preludio a un’azione diretta contro il suo governo.
Parallelamente le forze armate venezuelane dimostrano gravi problemi di usura, manutenzione e operatività degli equipaggiamenti militari. Report indicano che molti aerei, motori e sistemi radar sono in condizioni critiche, per questo il presidente Nicolás Maduro ha inviato lettere e istruzioni mirate affinché funzionari venezuelani sollecitassero Mosca, in merito alla riparazione di apparati radar più obsoleti, a interventi tecnici su caccia Su-30 (di fabbricazione russa acquistati in passato), alla revisione di diversi motori e alla possibile acquisizione di armamenti identificati come missili, oltre a un supporto logistico non meglio specificato. Misure di tipo difensivo, in risposta alla crescente presenza navale e a operazioni aeree statunitensi nel Mar dei Caraibi.
Mosca ha risposto pubblicamente con cautela. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che la Russia «sta seguendo da vicino» gli sviluppi in Venezuela e ha confermato di avere ricevuto notizie riguardo a richieste venezuelane, senza però annunciare consegne immediate o accordi formali intercorsi. E in ogni caso, attualmente non ci sono prove ad evidenza pubblica di consegne da parte di Mosca a Maduro. Alla sessione del United Nations Security Council, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha affermato che il dispiegamento militare statunitense, a poche decine di chilometri dalla costa venezuelana, è una diretta minaccia alla pace e alla sicurezza regionale. Mentre la Cina ha espresso preoccupazione per l’aumento della presenza militare statunitense nel Sud-caraibico.
La richiesta venezuelana a Mosca rappresenta dunque un nuovo passo verso una tensione che si sviluppa ormai su più livelli: militare, diplomatico e simbolico. Le parti coinvolte osservano con prudenza, consapevoli che ogni azione o reazione può alterare equilibri già fragili. In attesa di decisioni concrete da parte della Russia, il Venezuela resta stretto tra la necessità di garantire la propria difesa e il rischio di accrescere l’isolamento politico.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia


