(ASI) “Le atrocità commesse da Hamas contro civili inermi il 7 ottobre hanno convinto tutti gli israeliani che non possa esserci alcun accordo valido con i terroristi. In due anni, decine di migliaia di missili lanciati da Hamas e dagli alleati dell’Iran avrebbero potuto distruggere Israele più volte, se non fosse stato per la sua preparazione tecnologica e militare.
A questo si aggiungono l’uso di infrastrutture civili come basi terroristiche a Gaza, la costruzione di oltre 600 km di tunnel, lo sfruttamento dei palestinesi come scudi umani e la trasformazione degli aiuti umanitari in strumenti di ricatto verso gli stessi. I due popoli non possono restare ostaggio dei terroristi.
L’offensiva di terra comporta certamente rischi anche per gli ostaggi, che Israele cercherà di contenere al massimo, ma dopo questa operazione la fine della guerra appare molto vicina e in una regione più sicura per tutti. La prospettiva della soluzione a due Stati è oggi sempre più lontana, anche per la netta indisponibilità di Egitto e Giordania ad assumersi la responsabilità di Gaza, della Cisgiordania o dei rifugiati palestinesi.
Emerge così come scenario post-bellico di cui si parla sempre di più qui l’ipotesi della creazione di uno o più emirati locali palestinesi – o di un unico emirato guidato dagli sceicchi più autorevoli – in grado di amministrare i territori, riconoscersi reciprocamente con Israele e garantire rispetto e sicurezza. Una prospettiva che potrebbe incontrare il favore anche di diversi Paesi arabi.” É quanto riferisce in una nota Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Friedman, che si trova a Gerusalemme, ha visitato i confini con Gaza e avuto incontri di alto profilo istituzionale in Israele.


