Cina. Indici di maggio: quasi stabile manifatturiero, ancora in espansione i servizi

canton 5176043 1920(ASI) Come ogni ultimo giorno del mese, anche oggi il Dipartimento Nazionale di Statistica ha comunicato gli indici PMI e i sottoindici relativi di maggio. Il PMI manifatturiero cinese scende a quota 51 in questo mese, perdendo un decimo di punto rispetto ad aprile (51,1) ma mantenendosi al di sopra della soglia critica dei 50 punti e segnando una crescita su base annua rispetto sia al 2019 che al 2020.

Secondo il responsabile del Dipartimento, Zhao Qinghe, questo quadro generale consente di affermare che la Cina mantiene «una stabile crescita economica», dopo i segnali di consolidamento della ripresa osservati negli ultimi mesi, sintetizzati dal +18,3% registrato nel primo trimestre di quest'anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Va poi considerato che anche quest'anno, come già accaduto l'anno scorso e l'anno prima, la Festa dei Lavoratori in Cina è stata estesa a cinque giorni complessivi, con il fermo di molte attività produttive.

Scorrendo i sottoindici, quello relativo alla produzione risulta in crescita di 0,5 punti su aprile, raggiungendo quota 52,7. A scendere su base mensile sono invece quello relativi ai nuovi ordini, diminuito di 0,7 punti, e quello ai nuovi ordini dall'estero, passato da 50,4 a 48,3 punti (-2,1): calo sostanzioso, quest'ultimo, sintomo di una fase di assestamento post-Covid ancora in pieno corso in tutto il mondo, recentemente caratterizzata dal forte rialzo dei prezzi delle materie prime, come evidenziano gli stessi dati cinesi a riguardo diffusi oggi.

In questo caso, le autorità stanno cercando di intervenire con misure ad hoc per stabilizzare il mercato interno in un ambito ovviamente cruciale come quello delle commodity: tolleranza-zero per le irregolarità e le distorsioni, incentivi fiscali provvisori e stretta regolatoria sulla compravendita di future sulle materie prime. Considerando l'enorme peso della Cina sull'intero spettro delle materie prime a livello globale, dall'efficacia dei provvedimenti cinesi degli ultimi giorni dipenderà buona parte del futuro prossimo dell'intero mercato mondiale.

D'altronde era stata proprio l'instabilità globale a convincere, lo scorso autunno, la leadership cinese della necessità di accelerare l'introduzione, comunque già prevista da tempo, del concetto di "doppia circolazione". Attraverso questa vera e propria rimodulazione tra "ciclo economico interno" e "ciclo economico esterno", con il primo che acquisisce la priorità rispetto al secondo, Pechino intende adeguare in modo più calzante le proprie politiche di indirizzo socio-economico alla trasformazione del modello di sviluppo cinese, che da oltre un lustro vede ormai i consumi traino principale della crescita, ma anche mettersi al sicuro da congiunture particolarmente impattanti, sempre in agguato, come mostrato brutalmente dalla pandemia scoppiata lo scorso anno.

Passando al settore dei servizi, invece, i dati sono molto più rassicuranti grazie alla spinta dei consumi interni. A maggio, il PMI non-manifatturiero ha infatti toccato quota 55,2 segnando una crescita di 0,3 punti rispetto al mese scorso. Le festività di inizio mese hanno garantito profitti all'intera filiera del viaggio, dai trasporti alla ricettività e all'intrattenimento, confermando per la terza volta consecutiva la tenuta del sistema di controllo epidemiologico, dopo il sostanziale successo già riscontrato nelle due precedenti Settimane d'Oro, ovvero le vacanze, di sette giorni ciascuna, previste tradizionalmente in occasione della ricorrenza della fondazione della Repubblica Popolare (primo ottobre) e della Festa di Primavera (in una data variabile in base al calendario lunisolare).

Secondo il Ministero della Cultura e del Turismo cinese, nei cinque giorni delle ultime festività sono stati registrati circa 230 milioni di viaggi all'interno del Paese, per un aumento del 18% rispetto al 2019. Stando al portale dedicato Trip.com, le prenotazioni sono state pari al triplo del dato relativo allo stesso periodo dello scorso anno, quando logicamente erano ancora fresche nella mente dei cinesi le immagini della crisi sanitaria di Wuhan, riaperta al resto del Paese l'8 aprile 2020 dopo 76 durissimi giorni di lockdown, e dell'intera provincia dello Hubei.

Durante le festività dello scorso primo maggio, la spesa totale, pari a circa 113,23 miliardi di yuan (circa 14,7 miliardi di euro), è rimasta al di sotto del valore registrato nel 2019 per una differenza di 4 miliardi di yuan (circa 520 milioni di euro). In termini pro-capite, Zhiwi Zhang, economista capo di Pinpoint Asset Management, fondo di investimento con sede a Hong Kong, osserva che la spesa di quest'anno si è fermata a circa il 75% rispetto al dato di due anni fa.

I servizi, dunque, non sono ancora tornati pienamente ai livelli pre-Covid in Cina, eppure su questo settore si concentra la fiducia del mercato, come evidenziato dal sottoindice relativo alle aspettative delle imprese, salito questo mese a 62,4 punti, sopra quota 62 per il quarto mese consecutivo.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

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