Mario Adinolfi presenta a Ostia il suo libro “Il grido dei penultimi”  “Roma è una città in sofferenza, necessario tornare all’ascolto”

Lunedì 3 agosto (ore 19) incontro aperto al pubblico presso il ristorante Peppino a Mare

grifopenultimi1(ASI) Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia e direttore del quotidiano La Croce, presenterà il suo nuovo libro “Il Grido dei Penultimi” lunedì prossimo 3 agosto a Ostia (Roma) presso il ristorante Peppino a Mare (Lungomare A. Vespucci 102, ore 19). “C'è una moltitudine di addolorati e oppressi il cui grido è muto o forse giunge a orecchie sorde, che non si può più ignorare”, spiega Adinolfi. “Anche Roma è una città in sofferenza e questo dolore a Ostia sembra dilatarsi. C’è una grande necessità di ricostruire i terminali di ascolto e il libro che ho scritto lancia una denuncia, ma propone anche soluzioni”. L’ incontro con l’autore rientra nel tour nazionale #IlGridoTour, che ha già visto presentazioni in altre città italiane, non senza polemiche e contestazioni. Il volume, uscito nel giugno scorso, è entrato nella Top 20 di categoria dei libri più venduti su Amazon.

In questa nuova opera, che completa la trilogia iniziata con “Voglio la Mamma” e proseguita con “O capiamo o moriamo”, Adinolfi mette in evidenza la tragedia dei “penultimi”. Parla delle vite di persone che prima del Covid 19 non venivano molto considerate dalla società: piccole e medie imprese familiari, piccoli negozianti, artigiani, artisti e chiunque viva del proprio fatturato che, negli ultimi mesi, ha visto tragicamente ridursi. Persone che non si sono sentite tutelate, sostenute, anzi che hanno percepito di essere state del tutto dimenticate e che si sono trovate improvvisamente in una condizione di precariato economico, valoriale ed esistenziale. Nel suo racconto, Adinolfi evidenzia proprio le contraddizioni che il coronavirus ha fatto emergere: da una parte, ci sono categorie per cui sono state create reti protettive e, dall’altra, categorie praticamente dimenticate. Il volume intende perciò aiutare a guardare la nostra società nella stagione post Covid 19 in un modo diverso, con un occhio più attento e non annebbiato dalla cappa di conformismo imperante.

“Esistono degli ‘ultimi’ privilegiati: l'immigrato di colore, il bracciante clandestino per il quale il ministro versa lacrime e scrive norme, le comunità di religioni diverse dalla cattolica, la donna ‘che ha subito violenza’, il gay ‘vittima della discriminazione degli omofobi’. Sono diventati costoro delle vere e proprie ‘figurine del disagio’ statuette del presepio del bisogno”, scrive Adinolfi nel suo libro. “Rispetto al vasto esercito degli affaticati che sono i ‘penultimi’ di questo Paese, gli ultimi rappresentano quasi la proposizione di un cliché in cui la sofferenza è più che lenita dalle reti di protezione a cui i penultimi non hanno alcun accesso, fattore che scatena la loro rabbia che può trasformarsi in pericoloso odio. Io sto con i penultimi, sono uno di loro, mi rendo conto in alcuni momenti di rischiare l'impeto che riconosco nella loro rabbia. Mi pongo allora, più semplicemente, in ascolto”, conclude Adinolfi. “Ha bisogno di essere in fondo solamente ascoltato, il grido dei penultimi”.

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