Russia respinge accusa Usa: “Non usiamo armi chimiche in Siria”

RussiaPutin (ASI) La Russia ha respinto oggi l’accusa rivolta ieri dal segretario di stato americano, Rex Tillerson al termine di un vertice internazionale nella capitale francese, relativa alla responsabilità di Mosca negli attacchi con armi chimiche in Siria.

L’ambasciatore del Cremlino al palazzo di vetro ha detto, durante la riunione odierna del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di voler un’inchiesta “veramente imparziale” su tali episodi, di cui l’ultimo si sarebbe verificato un paio di giorni fa. Vassily Nebenzia ha evidenziato quindi il modo troppo frettoloso con cui è stato accusato il regime di Damasco e il tentativo di “trascinare anche la Russia “ in tutto ciò, negando così ogni coinvolgimento del suo paese nell’utilizzo di dispositivi bellici vietati dal diritto internazionale. “Non sembra strano a nessuno – si è domandato poi il rappresentante di Vladimir Putin – che questo episodio, che deve essere ancora confermato, abbia in qualche modo coinciso con l’incontro di Parigi e la prossima conferenza di Sochi? Questa è una strana coincidenza”, ha constatato il diplomatico. L’ iniziativa prevista per fine mese nella città russa mira a rilanciare i negoziati per favorire il dialogo tra gli oppositori e il governo di Bashar al - Assad, affinchè cessino le ostilità che coinvolgono la popolazione siriana dal 2011. L’argomento, su cui rimangono le maggiori divergenze, riguarda proprio il ruolo del rais che, a parere dell’Occidente ma non di Mosca, dovrebbe abbandonare la vita politica. Sono molte, tuttavia, le problematiche dettate dalle mutate condizioni geopolitiche di quell’area, dal momento che non esiste esclusivamente la necessità di favorire un processo di riconciliazione nazionale, ma di distruggere l’Isis (finanziato da Washington e dai suoi alleati). Bisogna ricreare soprattutto un equilibrio tra le etnie (si pensi, ad esempio, all’ intervento militare turco contro i curdi che vivono ad Afrin) e le potenze regionali e mondiali che si trovano a lottare pericolosamente, per procura, proprio sul suolo siriano.

Marco Paganelli - Agenzia Stampa Italia

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