lslam e velo: Co-mai e #Cristianinmoschea lanciano il "Manifesto per la conoscenza e l'integrazione in Europa "

(ASI)  Foad Aodi presenta i risultati della ricerca su immigrazione, Islam e velo portata avanti in collaborazione con l'Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), la Confederazione internazionale UMEM-Unione Medica Euro Mediterranea e il Movimento Uniti per Unire.

"No all'interpretazione "fai da te" dell'Islam, che equivale a fare il gioco dell'estremismo e del populismo e no all'imposizione di obblighi (che nell'islam vanificano il senso e il valore dell'azione compiuta, azione che non è frutto d'una libera scelta). Sì, alla libertà di scelta, anche per quanto riguarda il velo". Non usa mezzi termini, il Prof.Foad Aodi, Fondatore e Presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e Fondatore di #Cristianinmoschea, la Confederazione Internazionale laica interreligiosa lanciata già con l'evento #Musulmaninchiesa, dopo i sanguinosi attentati di luglio e agosto, con la partecipazione di migliaia di musulmani in tutta Italia, alle funzioni religiose cattoliche, e la simmetrica presenza, l'11-12 settembre, di migliaia di cristiani nelle moschee italiane. I recenti episodi di cronaca (Bologna, Pavia, vicinanze di Napoli, ecc...), generati da reazioni eccessive all'interno di famiglie d'immigrati musulmani, da parte di genitori e mariti, nei confronti di comportamenti di figli e mogli a loro giudizio non conformi ai valori tradizionali islamici - episodi di cui lasciamo a chi di dovere di chiarire i motivi e le esatte modalità - risultano paradigmatici dei comportamenti delle ultime generazioni di immigrati musulmani in Italia ed in Europa.
Proprio su questi temi ( composizione sociale degli immigrati in Italia e uso del velo), Co-mai, il Movimento Uniti per Unire e la Confederazione internazionale #Cristianinmoschea presentano le loro statistiche e avanzano le loro proposte: "Dagli anni '60 sino alla caduta del Muro di Berlino dell'89-'90", spiega Foad Aodi, "la prima fase dell'immigrazione extracomunitaria in Italia vedeva una forte presenza di studenti da Paesi arabi, nord e centroafricani, ai quali si aggiungevano gli studenti provenienti da altri Paesi (Somalia, Iran, Grecia e Israele). Il 40% circa di questi è rimasto in Italia dopo la laurea, ha messo su famiglia unendosi spesso con italiani, e ha dato origine a una seconda e, in alcuni casi, anche terza generazione, senza particolari problemi d'integrazione. La seconda fase dell'immigrazione, iniziata dopo l'89, e il conflitto jugoslavo del '91-'95 e la caduta del muro di Berlino , ha visto arrivare soprattutto immigrati dall'Est europeo post comunista (tra i quali, comunque, anche molti musulmani, da Albania, Kosovo, Bosnia-Erzegovina): si trattava di gente più anziana (età media 35-40 anni), soprattutto lavoratori, con problemi diversi da quelli della prima fase, e con maggiori difficoltà d' integrazione. Infine, con le "Primavere arabe"con i suoi sogni e delusioni, dal 2011 in poi, è iniziata la terza fase dell'immigrazione: c'è un forte afflusso di immigrati in fuga da quei Paesi (dalla Tunisia e dall'area inclusa tra la penisola arabica e il Golfo Persico), per la maggior parte richiedenti asilo. In questa ultima fase sono nati i maggiori problemi d'integrazione: diverse di queste famiglie (almeno dal 5% al 7% circa) tendono a ripiegarsi su se stesse, a cercare nei valori tradizionali e nelle usanze dei Paesi d'origine un conforto ai problemi quotidiani. Ecco allora che in alcune di queste famiglie, con genitori il più delle volte over 50, non laureati e d'estrazione più umile, prevalentemente contadina, possono verificarsi maggiormente i fenomeni del "Padre-padrone", della madre succube del marito e dei figli. Sono soprattutto le donne a subire imposizioni (come appunto quella del velo) e nel 50% circa di queste famiglie, i figli hanno spesso difficoltà nel processo di alfabetizzazione e, tra l'altro, si registra un alto tasso d'abbandono scolastico che supera il 50%".
"Venendo alle proposte costruttive, come Co-mai, Uniti per Unire e #Cristianinmoschea , prosegue Aodi, "basandoci anzitutto sull'esperienza degli ultimi 16 anni di apertura degli sportelli d'ascolto in diverse Regioni d'Italia, come AMSI, Associazione Medici d'Origine Straniera in Italia, Co-mai, e Movimento - per il dialogo interculturale e interreligioso- "Uniti per Unire", e del quotidiano dialogo con le persone, proponiamo una serie di obiettivi riassunti nel "Manifesto per la conoscenza e l' integrazione in Europa " della Co-mai e di #Cristianinmoschea:

- No alle interpretazioni personali del' Islam, che tendono a sfociare poi nei divieti assoluti(per il Corano, l'uso del velo non è obbligatorio, è una libera scelta);
- Sì alla possibilità, per ogni persona, d'essere sempre identificata , nel rispetto delle leggi italiane ( vedi anzitutto il Testo unico di Pubblica Sicurezza, in gran parte ancora in vigore, del 1931, N.d.R.), specialmente quando si accede in strutture sanitarie;
- No alle strumentalizzazioni della questione-velo con cattiva informazione ;
- Verificare sempre le notizie, prima di metterle sui media per non alimentare ulteriormente l'islamofobia;
-Si alla Buona Informazione per l'interesse di tutti;
- Sì ad una legge europea sull'immigrazione, che tuteli precisamente diritti e doveri degli immigrati, nel rispetto delle leggi dei Paesi ospitanti e nel rispetto reciproco tra immigrati e cittadini dei singoli Paesi, sul piano anzitutto culturale e religioso;
- No al multiculturalismo "fai da te", demagogico e approssimativo, fallito in tanti Paesi Europei (Germania, Francia , Belgio, Olanda, Inghilterra);
- Sì invece a multiculturalismo e politiche d'integrazione programmate, nelle scuole e nei posti di lavoro, in Italia e in Europa;
- No alle moschee e agli imam "fai da te", sì a soluzioni precise concordate con Stato ed enti locali, e alle preghiere del venerdì anche' in lingua italiana; No a ghetti e "bainlieue" fatti di soli immigrati;
- Sì all'inserimento degli immigrati nella società del Paese ospitante, con la necessità d'apprendere lingua, storia, diritto e cultura di quest'ultimo;
- Sì alla cittadinanza italiana temperata ai figli degli immigrati e della seconda generazione;
-No,infine, a quanti (istituti, associazioni, personaggi vari sia musulmani che convertiti all'islam ecc..) si autoproclamano improvvisamente voce o rappresentanti dell'Islam italiano, la rappresentatività va conquistata dal popolo e non nominata o delegata da terzi ,ce' solo un islam quello vero.

Vogliamo ricordare, in ultimo, che l'80% dei 2 milioni circa di musulmani italiani è decisamente laico: a Co-mai e #Cristianinmoschea aderiscono associazioni, federazioni, Comunità, centri culturali e membri del Consiglio supremo dell'Islam italiano che rappresentano il 95% degli arabi in Italia , l'80 per cento dei musulmani italiani ed l'80% delle comunità di origine straniera in Italia. Nessuno ha mai parlato di obbligo del velo, né d'imporre le leggi islamiche, la sharia, in Italia o negli altri Paesi dell'Occidente".
Nicola Lofoco, giornalista, collaboratore di Co-mai, e autore d'un saggio proprio sulla "questione velo", "Quel velo sul tuo volto" (Les flaneurs ed., 2016) , precisa invece che "alcuni recenti"casi" esplosi a proposito dell'utilizzo del velo non sono da ricondursi alla religione islamica, ma esclusivamente alle tradizioni culturali e familiari del Paese originario dei genitori delle ragazze in questione: sono problemi, insomma, da ricondurre solo alle usanze delle donne dell'area, diciamo, chiamata in causa". "La libertà delle donne - aggiunge Elena Rossi, coordinatrice dipartimento donne di Uniti per Unire e portavoce di #Cristianinmoschea - si misura nella consapevolezza, nel rispetto e nella tutela dei loro diritti fondamentali; nella facoltà di scegliere, di aprirsi alla conoscenza ed istruirsi. L'appello che vogliamo rivolgere a tutte le donne, a prescindere dal loro Paese d'origine, dalla loro cultura o religione, è di essere le fiere portatrici di questo messaggio di pace e di libertà. Un messaggio che vale per tutte le madri e le figlie, per tutte le sorelle del mondo".
"Nessuno può obbligare una ragazza a portare il velo", ricorda Rami Badia, coordinatrice della commissione Donne della Co-mai: "nell'Islam, esiste la libertà di scelta". "Da giovane ragazza italiana d'origine araba", aggiunge Habiba Manaa, Coordinatrice del dipartimento Gioventù e Seconda generazione della Co-mai, "ricordo che il velo non dev'essere assolutamente un obbligo. Portarlo deve essere sempre una scelta: cosa che permette, da un lato, di rispettarlo, dall'altro di non alimentare facili islamofobie. Il primo passo per l'integrazione è rispettare e comprendere le scelte altrui: questo, anche proprio per essere un vero musulmano".
Vista la drammatica situazione internazionale degli ultimi giorni, col nuovo stillicidio d'attentati ( Svezia ed Egitto), e i nuovi, preoccupanti "venti di guerra" (dalla Siria al Pacifico), due sono gli appelli che lancia il presidente Aodi. "Il primo, ai nostri amici cristiani in Medio oriente e in Africa: rimanete in Palestina, Egitto, Siria, Iraq, Libano, Giordania e in tutti i Paesi mediterranei ed africani, insieme sconfiggeremo il terrorismo: lasciare i nostri Paesi sarebbe una vittoria per il terrorismo cieco e disumano".
Il secondo al mondo islamico, sia religioso che laico, in Italia e in occidente:#Musulmanielaicieuropei-Unitevi. "Unitevi e a noi per combattere quella che sta rappresentando sempre di più una guerra alle religioni lasciando alle spalle le divisioni interne ed esterne e i problemi di rappresentatività, le ideologie politiche, l'islam politico, le influenze politiche di alcuni Paesi e delle loro Ambasciate. Chiediamo di tralasciare certe scorciatoie per essere accreditati come rappresentanti dei musulmani da parte di Ministeri, Enti, Consulte, Diplomatici, giornali, politici nominati di turno o partiti politici. Tutti questi sono elementi che sino adesso hanno diviso il mondo islamico in Italia: sino a che esisteranno il mondo musulmano in Italia e in Europa non sarà mai unito, no avrà mai un' unica voce".
Infine, Aodi si rivolge a Papa Francesco, pregandolo di confermare la sua visita in Egitto in programma a fine aprile: "Per come lo conosciamo, sappiamo che questo Papa non ha paura; il suo coraggio è un faro per tutti noi. Papa Francesco è diventato un idolo per il mondo arabo e islamico e da lui ci attendiamo che chieda fortemente ad Onu e UE di difendere noi musulmani e di difendere anche i nostri amici cristiani in Medio Oriente e in Africa".

Continua a leggere