Argentina, anche i ricercatori contro il governo

macri1(ASI) In Argentina anche i ricercatori hanno deciso di scendere in strada contro il presidente Mauricio Macri a causa degli tagli effettuati sul bilancio del settore.

Oggi infatti è la volta dello sciopero dei lavoratori del Consiglio nazionale di ricerca scientifica e tecnica (Conicet), contro la ratifica del bilancio dopo i tagli effettuati dalla Casa Rosada. Si apre così una settimana molto difficile per il paese sudamericano che il prossimo 6 e 7 marzo vedrà scendere in piazza gli insegnati.

Fin dalla sua elezione alla presidenza Macri ha effettuato tagli ai danni della ricerca, prima riducendo il budget già approvato, poi licenziando più di 500 lavoratori, che hanno così visto chiudersi la possibilità di un accesso alla carriera nel settore della ricerca scientifica. L’opposizione del ministero della Scienza ha comunque permesso di limitare il taglio delle borse di studio per un anno anche se da parte del governo non sono mai arrivati segni di apertura.

La Confederazione generale del lavoro argentina (Cgt) ha annunciato la convocazione di una mobilitazione generale contro il presidente Macri per il prossimo 7 marzo e ha indetto uno sciopero generale che si terrà nella seconda metà del mese di marzo a causa delle politiche economiche del primo mandatario di Buenos aires.

Secondo l’Indec in questo momento gli argentini più poveri vivono con circa 1370 pesos, circa 80 euro, mentre quelli più ricchi con poco meno di 35 mila, circa 2100 euro. La metà degli argentini guadagna in media meno di 8 mila pesos, meno di 500 euro, al mese, una cifra non sufficiente a far fronte contemporaneamente alle spese per il paese, 320 euro al mese, e a quelle per i servizi di base, stimati in poco meno di 750 euro al mese.

Il paese indio-latino ha chiuso il 2016 facendo registrare una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) del 3,8 per cento solo nell’ultimo trimestre. Nello stesso periodo l’attività industriale è diminuita del 4,1 per cento mentre l’inflazione si è assestata al 40 per cento. Contemporaneamente sono stati varati aumenti nei servizi di gas, elettricità e acqua.

Durante la campagna elettorale per la sua elezione Macri aveva promesso che l’Argentina sarebbe diventato un paese a “povertà zero” ma subito dopo aver assunto la presidenza è tornato sui propri passi dicendo che quello è un obiettivo impossibile da raggiungere.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

 

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