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La vita di Adele sfida La Grande Bellezza.
(ASI) Sarà probabilmente un testa a testa tra Italia e Francia per l’Oscar al migior film straniero dopo la sfida ai Golden Glode vinta da Sorrentino. I francesi vengono da un successo recente con The artist, mentre noi italiani siamo fermi al 1999 con La vita è bella e conduciamo ancora per 13 a 12 statuette. Il film francese di Kechiche racconta la vicenda sentimentale di Adele in periodo compreso tra i 17 e i 21 anni. La ragazza è desiderosa di scoprire la sua sessualità e così un po’ frettolosamente fa l’amore con il suo ragazzo. Ma dentro di lei c’è un qualcosa che non la soddisfa, come se gli uomini non riuscissero a toccarla in profondità. Dopo un primo bacio ricevuto da una compagna di scuola, Adele capisce di avere altre preferenze e questo la porterà ad incontrare Emma. Artista anticonvenzionale dai capelli blu e più grande, trascinerà Adele in un vortice di emozioni nuove e inesplorate. Sembrerà un idillio, ma si sa come tra uomo e donna, anche tra donna e donna si creano della spaccature e quell’unione forte, andrà pian piano disperdendosi. Il film è lento, con tratti forse un po’ scabrosi, d’accordo sottolineare la sessualità delle due ragazze ma dedicare diverse scene di 10 o 15 minuti di solo sesso, oltre che poco elegante, è anche noioso e ripetitivo e forse svia da quello che voleva essere il messaggio principale: il legame sentimentale. Adele ed Emma si amano, ma più che l’amore si viene a porre in risalto l’ambiguità del sentimento, che si estrinseca anche nell’incertezza di Adele che prova anche attrazione per uomini. Oltre a ciò il finale stesso è molto aperto e non si capisce bene, quello che voleva effettivamente la protagonista. Si rivede un po’ il senso di irrequietezza sentimentale di Giovane e bella intervallata da belle scene di scuola sul filo de La classe che tocca sia il liceo, che la scuola primaria. La vita di Adele permette di prendere qua e là degli spunti, ma se dovessimo fare un confronto con La Grande Bellezza non c’è proprio storia, dato che il film di Sorrentino è arte, rispettosa della tradizione felliniana con un qualcosa di nuovo, mentre il film francese è un tentativo per alcuni versi non riuscito. D’accordo che il nostro cinema ha bisogno di essere valorizzato, la Francia è cresciuta cinematograficamente moltissimo, ma questa volta per la complessità, la varietà dei linguaggi cinematografici Sorrentino trasmette qualcosa in più. Insomma c’era il tempo di The artist e La vita di Adele non è una grande bellezza.

Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia

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