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Santi, bizantini e turchi. La Puglia levantina di Pasquale Stipo

(ASI) Il chiostro di Santa Croce a Bisceglie ha appena ospitato la presentazione de Il vescovado sipontino ai tempi di San Gregorio Magno di Pasquale Stipo. Dirigente della pubblica amministrazione in pensione, Stipo è un appassionato di storia, in particolare del passato della sua terra, la Puglia regione dalla quale parte la storia che oggi ha proposto a pubblico e lettori.

Dottor Stipo cosa ne pensa di Libri nel Borgo Antico?

Una bellissima iniziativa, che ormai è il caso di dirlo cammina con le sue gambe, destinata a conquistarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama culturale nazionale.

Come nasce il suo libro libro?

Nasce dalla passione per la ricerca storica e da un interesse per la figura di San Gregorio Magno del quale tempo fa individuai la grotta nella quale il santo trascorse gli ultimi momenti della sua vita.


Ritrovamento emozionante. Dove precisamente?

Nei pressi di Manfredonia. Se la localizzazione del sito non è stata facile, ancor meno lo è stata la raccolta, l’analisi e il confronto del materiale documentario, sovente depositato in archivi ecclesiastici (parte anche in Vaticano) e di difficile consultazione.

 
Durante la presentazione ha parlato a lungo dell’impero bizantino. Quanto Bisanzio ha influenzato la cultura e l’identità pugliesi?

La Puglia ha fatto parte dell’Impero d’Oriente per due secoli: duecento anni di dominazione non possono non lasciare un’impronta nella memoria e nei costumi di un popolo. Noi pugliesi, rispetto ad altri italici sottoposti a dominazione bizantina, abbiamo forse più attinto da una civiltà che depositaria di quella di Roma Antica.

 
Se non erro i bizantini erano anche chiamati romei, proprio a sottolineare il loro legame con Roma.

Esatto, ma va detta anche un’altra cosa: Costantinopoli tramandò l’eredità della Roma dei Cesari e nel contempo la perfezionò, raffinando la già avanzata civiltà sorta sui sette colli.


Dall'inviato Marco Petrelli per Agenzia Stampa Italia

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