“Pochi fronzoli e tanta sostanza”. Vera Spadini si racconta per Agenzia Stampa Italia e ha pure una canzone per Pecco
Vera Spadini, volto di Sky Sport MotoGP

(ASI) Misano - Piloti che sfrecciano, tecnici che collaudano, giornalisti e fotografi. Ma chi lo ha detto che il mondo delle moto è un mondo prettamente maschile?  A sfatare questa credenza ci pensa, nella intervista esclusiva per Agenzia Stampa Italia, la giornalista e volto di Sky Sport MotoGP, Vera Spadini che oggi, nel venerdì di Misano, ci ha ospitato nel track di Sky. 

Sì, proprio in questo track, che tutti conosciamo e vediamo in tv, abbiamo rivolto alcune domande a Vera, un esempio di come la femminilità si coniughi armoniosamente con la cultura e i motori. Ci ha accolto sorridente e, a fine intervista, ha anche riservato una sorpresa sia ai lettori di Agenzia Stampa Italia che a Francesco Bagnaia.

L’INTERVISTA

Vera, quando è iniziata la tua carriera nella MotoGP?

Ho iniziato a lavorare in MotoGP nel 2017. Io all'epoca stavo conducendo il TG di Sky Sport 24, dopo aver fatto l'inviata sul calcio, prima sul Milan e poi sulla Nazionale e in quel momento Guido Meda cercava la conduttrice per la MotoGP e mi ha detto: «Ti andrebbe di provare questa avventura?». Io, con grande entusiasmo, ho accettato. Guido è stato molto carino a trasmettermi tutta la sua passione, anche il suo sapere, perché chiaramente lui è un'istituzione di questo campo, per cui mi sono buttata in questa avventura. È stata un'ottima scelta perché è un mondo che mi piace tantissimo, è molto divertente ed è un'esperienza di vita incredibile.

Ti ricordi la tua prima volta da giornalista della MotoGP? In quale circuito ti trovavi?

La primissima esperienza l'ho fatta nel 2017 con i test in Qatar, sono andata con Sandro Donato Grosso e Alessandro Vermini, che è il nostro operatore. Loro mi hanno un po' introdotto alle persone, ai team, all'ambiente, al Paddock, alle Hospitality.

Le prime persone che ho incontrato lì sono state Carlo Pernat e Roberto Brivio; quindi, ho avuto un impatto bello forte (sorride) e ho detto: «Mi piace questo mondo». Lo trovo molto “rock'n'roll”, spontaneo, genuino e questo mi ha fatto subito apprezzare l'ambiente. Chiaramente ero abbastanza terrorizzata, perché sentivo una grande responsabilità di fare bene il mio lavoro, e per la gara in Qatar avevo abbastanza paura.

Vera, hai incontrato alcune difficoltà nell'inserirti nel mondo della MotoGP?

Nello sport, non in particolare nella MotoGP, o meglio, nel mondo del lavoro più in generale, se sei donna fai più fatica: è una sorta di retaggio culturale, per cui se l'uomo è in una posizione é perché se lo merita, mentre la donna deve sempre dimostrare qualcosa di più.

E negli ambienti dove c'è la prevalenza maschile, questo è ancora di più accentuato. Però devo dire che una volta che dimostri di avere la professionalità per ricoprire quel ruolo e svolgere quella mansione, poi tutto fila liscio e si può anche abbattere lo stereotipo sulla donna. Qui almeno è stato così, nel momento in cui vedono che vali, poi il trattamento è super, c'è grande rispetto, collaborazione, scambio reciproco. Questo mi piace molto.

Quindi una donna nel mondo del lavoro che valore aggiunto deve avere per dimostrare che vale?

La preparazione. Secondo me è fondamentale per superare quello scalino e per prendersi uno spazio che viene rispettato da tutti gli altri. Nel momento in cui dimostri di avere quel valore, poi te lo danno.

Quindi qual è il tuo messaggio finale?

Pochi fronzoli e tanta sostanza.

Ci potresti raccontare il dietro le quinte o una tua giornata tipo durante la race week?

Del dietro le quinte a me piace tutta questa connessione strana che secondo me non c'è negli altri sport. Ad esempio, se fai calcio vai, fai l'allenamento e torni indietro, fai la partita e torni indietro. Qui invece conviviamo, quindi è un paesone enorme itinerante che si sposta nelle varie nazioni. E quindi si creano dei meccanismi di vita quotidiana, per cui a fine lavoro ci beviamo qualcosa insieme oppure ci incontriamo e facciamo una chiacchierata. Si creano delle relazioni che sono molto più familiari rispetto a quello che succede in tutti gli altri sport.

La nostra intervista sta quasi per terminare, ma ci concediamo ancora un ultimo scambio di battute, perché l’atmosfera nel track di Sky è davvero piacevole e Vera molto disponibile.

Vera, tu vai in moto?

Sì, vado in moto! Però purtroppo, sono molto scarsa.

E sei mai stata zavorrina?

Prima un po' di più, perché io ho iniziato con le moto in un gruppo di Harleysti dato che avevo il fidanzato che aveva la Harley e da lì ho poi ho iniziato ad amare quel mondo lì, però è più bello guidare!

So che ami la musica Rock. Come nasce questa tua passione?

Da sempre ed è stranissimo, perché io arrivo da un paesello, Moncucco di Vernate, in provincia di Milano, precisamente tra Milano e Pavia. Lì nessuno ascoltava il rock. Una volta ho ascoltato «Patience» dei Guns N’Roses su MTV e da lì mi sono innamorata di quel genere, ho iniziato a scoprirlo, ho iniziato ad andare ai concerti prestissimo e mi sono appassionata sempre di più.

Quindi grande competenza anche in questo settore.

Grazie, ci provo sì!

Essendo anche appassionata di musica, ci lasceresti un brano da dedicare ai lettori di Agenzia Stampa Italia? 

Con piacere. Voglio lasciare con un tributo che è per Ozzy Osbourne, venuto a mancare dopo il suo ultimo concerto «Back to the Beginning» a Birmingham, il posto dove sono nati i Black Sabbath. È una pietra miliare della musica: «Mama, I’m coming home» perché è uno dei suoi pezzi più belli e più sentiti. E poi alla fine la canzone dice che tutte le persone (motociclisti, team…), dopo un weekend di gara, tornano a casa.

 A quale pilota di MotoGP assoceresti un brano musicale?

Potrei associare a Bagnaia, «Back in Black» degli AC/DC, perché oltre al fatto che lui apprezza gli AC/DC e la musica rock, quella canzone arriva da un periodo molto brutto per gli AC/DC. Il concetto è quello di riuscire a risollevarsi da un periodo molto difficile.

Quindi è questo l’augurio che fai a Pecco?

Esatto.

Benedetta Orsini Federici - Agenzia Stampa Italia

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