La Champions smaschera Pirlo e Paratici.

(ASI) Stessa competizione, stessa storia. Un anno fa con Sarri, oggi con Pirlo. La Juventus non è all’altezza della Champions. Contro il Porto è stata una prestazione pessima con tanti errori, alcuni clamorosi come quello confezionato al 1’ da Bentancur e Szczesny e l’avvio di secondo tempo con tre uomini del Porto che hanno imbabolato cinque juventini. Imbarazzante iniziare così, ciò dimostra che le scorie di Napoli ci sono e la squadra è debole di carattere come il suo allenatore.

Pirlo ha messo una squadra male, senza idee e provando a fare un catenaccio come con la Sampdoria, la Roma e l’Inter, ma questa volta super Chiellini non era in giornata ed è uscito anzi tempo. Cr7 è visibilmente in difficoltà e senza Arthur l’unico in mezzo al campo con qualità e Cuadrado propulsore a tutto campo, la Juve è ben poca cosa. Non a caso l’ultima prestazione pessima fu a Milano in campionato e Cuadrado non c’era e Atrhur non giocava. Inoltre l’esperimento Kulusevski davanti non funziona, non dà profondità e Cr7 gira a vuota. La partita è cambiata con Morata che ha dato profondità. Pirlo ha sicuramente i suoi demeriti, non ha motivato bene i suoi, ha sbagliato l’approccio e ha ammesso addirittura la paura contro il Porto. Anche qualora passasse il turno, la Juve non è in grado di fronteggiare Bayern, PSG o Manchester City il divario per carattere e qualità è troppo grande e ormai è tardi per sperimentare. Sotto processo Paratici reo di un mercato frammentario aggravato da un gennaio inesistente. Troppe lacune, celate con degli esperimenti, ma la Champions smaschera tutti gli errori. La Juve è lontana dalla vetta in campionato e la Champions sembra l’Everest. La dirigenza negli ultimi anni prova a rivoluzionare, ma fa solo peggio e con Pirlo si stanno toccando i minimi storici degli ultimi due anni. Presunzione e pressapochismo sono le cause di questo flop annunciato. Pirlo il maestro, prova, sembra trovare un equilibrio, ma poi capisce che qualcosa non va, anche perché era maestro in campo, ma un esordiente in panchina con tutto quello che ne consegue. Si dice che “alla Juve vincere è l’unica cosa che conta”, forse se lo dovrebbero ricordare, ma proteggere scelte folli con ostinazione può portare solo a risultati mediocri. Insomma lo scenario è più nero che bianco.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia

Continua a leggere