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Terzo polo? Tertium non datur

(ASI)Lettere in Redazione Pistoia - Con la primavera, insieme alle rituali pulizie, si avvicina anche il momento di rinnovare le amministrazioni di alcuni comuni italiani.  Uno di questi è Pistoia, provincia dell'entroterra toscano, a due passi da Firenze e dal confine con l'Emilia.


Le ultime amministrative, nel 2007, furono propizie alla sinistra malgrado la vittoria del PD non fosse stata poi così scontata. Malgrado 'città rossa', Pistoia aveva assisitito cinque anni fa ad una pericolosa scalata di Alessandro Capecchi, candidato di An-PdL che, come Gino Bartali con Fausto Coppi, giunse pericolosamente in coda all'avversario.
Cinque anni dopo lo scenario politico è notevolmente cambiato. Oggi, oltre al Partito Democratico, c'è il Terzo Polo, realtà quest'ultima non di grande impatto nella realtà nazionale ma 'insidiosa' in quella locale, dove una manciata di voti può essere determinante per l'uno o l'altro schieramento.
Di seguito proponiamo alcune righe di Umberto Semplici, pistoiese per anni impegnato nella politica della sua città. TERZO POLO? TERTIUM NON DATUR non è una banale critica di parte, quanto una riflessione sul compattamento di tre anime fino a pochi anni fa in contrapposizione: rutelliani, Udc e finiani. Esperimento politico destinato a durare o ennesimo partito di un bipolarismo all'italiana che pare sempre più non voler decollare?

La parola ad Umberto.


TERZO POLO? TERTIUM NON DATUR

di Umberto Semplici
http://umbertosemplici.blogspot.com/

Il cosiddetto sistema bipolare (tendenzialmente, prevalentemente bipolare, dato che perfettamente bipolare non è) ha risolto – ma non perfettamente quindi – il problema del “centro” fra gli “opposti” schieramenti assorbendo, quasi completamente, vuoi di qua vuoi di là, l’elettorato della vecchia DC. Anzi, si può dire che gran parte della vecchia DC – elettoralmente parlando, ma in buona parte anche come quadri – è confluita in F.I. prima, nel PdL poi, come dall’altra parte nel Partito Democratico. Così il “vecchio” Centro è venuto meno risolvendosi negli “opposti” schieramenti di Centrodestra e Centrosinistra. Ciò è tanto vero che codesti schieramenti sono sempre meno opposti (il sostegno al cosiddetto governo tecnico di Monti ne è una prova evidente) anche perché per governare devono rosicchiarsi l’un l’altro, reciprocamente, una più o meno ampia fascia di consenso continuamente oscillante in quella terra di nessuno che costituisce il cuscinetto elettorale fra i due poli. E codesto rispettivo e affannoso ricercare uno spazio/consenso elettorale nell’area acromatica di confine fa sostanzialmente apparire le due formazioni “polari” come sorta di correnti di un medesimo grande partito centrista. Possiamo assumere a prova di ciò il fatto che ogni spazio lasciato libero sulle fasce viene immediatamente colonizzato da forze politiche di carattere e posizioni più radicali, le quali spingono, premono per spostare i relativi baricentri di alleanza o “cartello” che sia e non soffrire perdite di consenso nei rispettivi elettorati di riferimento. Vi è poi l’UdC – che, col neo partitino di Fini ed altri, rivendica per sé lo spazio del centro: quell’area acromatica che prima dicevo. Un luogo, che se gestito autonomamente – questo è quanto si propongono –, può loro consentire di essere ago della bilancia e restarsene sempre al governo, senza dover oscillare come truppe mercenarie, fornendo aiuto in cambio di poltrone, come accaduto finora. È la vecchia e mai superata logica del “furbacchione” o del popolino, che non ha mai fatto speciose questioni di principio: insomma, “o Franza o Spagna purché se magna”. Poi qui a Pistoia, dove nel simbolo è il Micco (rammento che lo Zingarelli attribuisce al termine anche il significato di “sciocco” e “minchione”), avranno ancor più un bel raccontarci un sacco di cose. Vedremo quanti saranno disponibili a farsi abbindolare.u.s.

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