(ASI) Roma - "Non accettiamo la provocazione di Matto Renzi. I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della "stabilità" elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia. I lavoratori pubblici vogliono un rinnovo dignitoso.

La nostra mobilitazione sarà durissima", così Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco - segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa – dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di stabilità.
"Una scelta politica precisa sta nascosta dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori", attaccano le quattro sigle confederali di categoria, "Aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la
motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità.
Siamo alla disgregazione non solo dello stato sociale, ma del Paese. E noi diciamo no". "Modernizzazione, produttività, merito? Ma dove? Con questa legge si blocca solo l'innovazione organizzativa, la qualità, la formazione, la sicurezza nel lavoro e nei
servizi pubblici" rincarano Dettori, Faverin, Torluccio e Turco. "E si aumenta l'odio tra i cittadini che chiedono garanzie sui diritti e lavoratori abbandonati alla più bieca politica da consenso liquido. Il resto sono chiacchiere da talent show. Vogliamo un Paese finalmente avanzato? Salute, sicurezza, prevenzione, sostegno ai più deboli, crescita delle aziende... Questo non si fa né con il solito diluvio di norme, né tanto meno con provocazioni come quella di Renzi. Si fa con gli investimenti nell'innovazione e nella professionalità. Come in tutte le migliori imprese del mondo". "La nostra mobilitazione sarà durissima", concludono i quattro sindacalisti, "Vogliamo un contratto dignitoso per i lavoratori pubblici e per il Paese".

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