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Bersani, Vendola, Renzi ed il pasticcio delle primarie

(ASI) Sono sorpreso e sconcertato, non tanto dalle dichiarazioni di alcuni esponenti politici: Bersani, Vendola, Franceschini, Bindi e compagnia cantando, quanto, piuttosto, dai commenti letti sui maggiori giornali: Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, perché tutti hanno detto e scritto del successo di Pierluigi Bersani e della sconfitta di Matteo Renzi, e nessuno ha capito quello che è veramente accaduto, e cioè che, con il segretario, ha vinto la vecchia politica, hanno vinto i politicanti, gli zombi che siedono in Parlamento, coloro che hanno ridotto l’Italia in queste penose condizioni. Si è persa una straordinaria occasione di cambiare, di voltare pagina, di dare una svolta veramente nuova al governo del nostro sventurato Paese. Altro che successo: le primarie sono state il suicidio del Pd e del centrosinistra. Spenti gli (inutili ed eccessivi) entusiasmi, si profila, in tutta la sua gravità, la disfatta del Partito democratico e l’opportunità persa di costruire un’alleanza forte e coesa, in grado non solo di vincere le prossime elezioni politiche, ma di governare per tutta la legislatura, senza incertezze e tentennamenti. La cosiddetta vittoria di Pierluigi Bersani su Matteo Renzi (61 a 39 per cento) e l’alleanza con Nichi Vendola e Sel,  ha sancito, di fatto, un sostanziale spostamento a sinistra del Pd. Esattamente l’opposto di quello che era stata, a suo tempo, la ragione principale della nascita del nuovo partito: abbandonare l’estrema sinistra, per assumere una posizione più moderna, più centrista e più disponibile al dialogo con i moderati che sono - non è affatto un dettaglio -  la stragrande maggioranza degli italiani. Non solo, è stata persa un’occasione più unica che rara: stravincere - cosa oltre che possibile, assai probabile - le elezioni politiche con Matteo Renzi, candidato leader alla presidenza del consiglio e Pierluigi Bersani, segretario nazionale. E, invece, le primarie e la scelta di gettarsi nelle braccia di Vendola (addirittura nefasta e sciagurata quella manifestazione, alla vigilia del ballottaggio, fatta a Napoli, insieme Bersani e Vendola) rappresentano i fragili e contradditori presupposti  per costruire un’alleanza più sinistra che centro, eterogenea e frammentata, e con il marchio bolscevico. E’ un’alleanza, anche in caso di vittoria alle elezioni, destinata prima o poi (più prima che poi) a fallire miseramente, come già successe con l’Unione a Romano Prodi. Certamente la volontà di Matteo Renzi di “rottamare” ha terrorizzato tutti i politici del Pd che ruotano, a vario titolo, intorno al segretario Bersani, così che è nato un solido fronte comune per respingere l’attacco dell’eretico fiorentino, un volgare e indegno catenaccio per salvare le poltrone a tutti i costi, sfacciatamente, senza un minimo di dignità e di pudore. Ora  Bersani – forse, chissà, glielo avrà detto qualcuno – sta cercando, in vista delle elezioni, quelle vere, di primavera, di coinvolgere Matteo Renzi  nel progetto tutto spostato a sinistra con Pd, Sel, i socialisti e le frange ancora più estreme, ma il sindaco di Firenze, con ferma determinazione, ha detto chiaramente che lui non c’entra niente con il duo Bersani - Vendola. D’altronde non hanno niente in comune, i due progetti, sono antitetici, completamente opposti,  come si può collaborare con chi parla un’altra lingua e segue un’altra strada ? “Siamo una grande squadra” si vanta  Bersani e cerca, con mezzucci, di inventarsi mini liste con candidati di centro, ma senza il consenso massiccio dei moderati, di quei voti che, alle primarie, sono andati a Renzi, la coalizione, anche vincente, sarà destinata, fatalmente, a fallire. E l’Italia tornerà sull’orlo del baratro, ammesso che in questi ultimi tempi, si sia, in qualche momento, allontanata..

 

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

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